I tedeschi comuni nella tesi di Daniel J. Goldhagen

I tedeschi

La rappresentazione dei tedeschi comuni nel libro “I volonterosi carnefici di Hitler” di D.J. Goldhagen

I tedeschi comuni vengono rappresentati come attivi partecipanti all’Olocausto nel libro “I volonterosi carnefici di Hitler”, pubblicato per la prima volta nel 1996, da Daniel Jonah Goldhagen. È stato un caso clamoroso nella storiografia, ha suscitato dibattito in Germania e in altre parti del mondo per lo studio riportato.

I tedeschi e l’antisemitismo

Il libro si propone di mostrare come i responsabili dell’Olocausto fossero non soltanto, come spesso si pensa, SS o membri del partito nazista. Agirono i tedeschi comuni, di ogni estrazione sociale, per libera scelta e con una forte convinzione antisemita.

L’autore parte dall’interrogativo su come la Germania, una delle grandi nazioni dell’Europa “civile,” abbia potuto compiere un tale genocidio.  Normalmente, occupandosi di periodo nazista, si tende a sottolineare due presupposti. Il primo, secondo cui la maggioranza dei tedeschi non potesse considerare gli ebrei come realmente una “razza” inferiore. Il secondo, per il quale il popolo tedesco non potesse avere sentimenti così violentemente antisemiti.

L’autore sostiene che l’antisemitismo nella società tedesca del periodo nazista era, in realtà, un “assioma.” Ciò perché la Germania era tutta “impregnata di antisemitismo;” anche per il popolo tedesco era un aspetto rilevante.

Questo sentimento era presente sin dal passato, e il periodo nazista non fu altro che un’accentuazione di un’idea già presente e radicata nella società. La politica ebraica nazista era fondata su un antisemitismo razziale ed eliminazionista, che fu perseguito con coerenza e dedizione.

Il genocidio fu realizzato grazie a coloro che contribuirono, con diverse modalità, all’uccisione di massa degli ebrei. Si stima un’operazione di dimensioni enormi, con un numero di persone impiegate nell’ordine dei milioni. La rilevanza della partecipazione del popolo tedesco nell’Olocausto, secondo l’autore, si comprende studiando le strutture nelle quali compaiono i tedeschi comuni.

I tedeschi comuni nei battaglioni di polizia

Oltre alle Einsatzgruppen e alle SS, anche la Polizia d’Ordine (Ordnungspolizei) prese parte al genocidio. I battaglioni di quest’ultima furono quelli maggiormente coinvolti. Per valutarne la rilevanza Goldhagen bada ad alcuni aspetti. Una buona parte dei tedeschi, che componevano tali gruppi, era senza particolari doti, senza addestramento, e non era sottoposta a selezione ideologica. Un indottrinamento non avveniva neppure al momento dell’arrivo in reparto. Non erano strutture naziste.

Nel 1943 la Ordnungspolizei contava 310.000 uomini. Al compito di sorvegliare i territori, abitati da “razze inferiori”, si aggiunsero, ben presto altri compiti, tra cui l’uccisione di civili, la maggioranza ebrei. Non era un corpo scelto, l’età media era avanzata per un corpo militare, molti erano padri di famiglia, e non spiccavano per particolare fede nazista. Una volta eseguito il proprio compito si dedicavano ad attività “normali:” si recavano al cinema, in chiesa, praticavano sport.

“I tedeschi della Ordnungspolizei, gente comune, dotata di un bagaglio culturale che era per lo più quello allora corrente in Germania, potevano trasformarsi, senza fatica, in assassini”.

La partecipazione dei battaglioni agli eccidi, su larga scala, cominciò con l’attacco all’URSS. I tedeschi del battaglione 309, ad esempio, rastrellarono gli ebrei all’interno della sinagoga di Bialystok e poi le diedero fuoco.  L’autore valuta l’atteggiamento di alcuni uomini del battaglione a seguito di questo tragico evento; i tedeschi eseguivano questi ordini senza esitazione e con “piacere,” di propria volontà.

“Erano tedeschi comuni che non appena ebbero carta bianca per agire contro gli ebrei non esitarono ad approfittarne fino in fondo…”

I tedeschi del battaglione di polizia 101

Il battaglione di polizia 101 “dedicò anima e corpo allo sterminio degli ebrei d’Europa”. Dal maggio del 1941 compì la maggioranza degli eccidi. Era composto prevalentemente da riservisti con un’età media di 36,5 anni, un’età alta per un reparto di polizia; erano uomini adulti con famiglia e figli. Quando i nazisti giunsero al potere, questi uomini avevano già vissuto in altri climi ideologici. La maggioranza dei casi accertati apparteneva alla classe inferiore o medio-bassa.

Su 550 uomini, 379 non aderivano alle istituzioni naziste, la maggior parte erano tedeschi comuni, iscritti al partito o meno.  Molti di loro aderivano alla religione protestante evangelica, alcuni avevano mogli e figli.

Il 20 giugno 1942, il battaglione venne chiamato per svolgere attività genocide. Durante queste operazioni di massacro e tortura della popolazione ebraica polacca, fu data anche la possibilità di essere esentati dal coinvolgimento diretto negli omicidi. L’autore dimostra come il compito fu portato a termine dalla maggioranza, senza difficoltà, e in modo volontario. Conducevano vite normali nel mentre delle esecuzioni, e scelsero, quindi, di svolgere quel compito.

Testimonianze riportano come nessuno dichiarò di aver volutamente evitato di scoprire un ebreo per risparmiargli sofferenza. I tedeschi comuni desideravano uccidere gli ebrei, erano disponibili a mostrarsi agli altri come assassini. Due ufficiali, avevano portato in “missione” le mogli, le quali assistettero alle varie atrocità; le donne conoscevano quello che avveniva.

Ciò che si vuole dimostrare, con una serie di considerazioni ed esempi, è che questi uomini non nascosero le loro azioni, neanche davanti alla famiglia. Questo è dimostrativo, quindi, per l’autore, di come i realizzatori approvassero le proprie azioni; ne è un esempio il voler conservare le fotografie delle loro gesta, mostrandosi come “fieri” del proprio lavoro. Ulteriore dimostrazione, perciò, dell’aspetto di libera scelta che contraddistinse tali azioni.

Conclusione

Si è voluto mostrare, con alcuni esempi tratti dal libro, alcuni aspetti di particolare rilievo e potenza, a sostegno della tesi di cui il libro di Goldhagen è portatore. Un percorso, che dall’ analisi dell’evoluzione dell’antisemitismo, illustra fatti concreti basati su fonti e testimonianze.  Ne emerge, sostenuta da consistente materiale, una “normalità” dei tedeschi nell’eseguire ordini che normali non appaiono. Non erano nazisti in senso stretto, ma gente comune che contribuì attivamente, per scelta, a uno dei genocidi più violenti ed imperdonabili della storia: i volonterosi carnefici di Hitler.

Si invita alla lettura del libro per entrare nello specifico delle tematiche delineate.

Silvia Brera per Questione Civile

Bibliografia

I volonterosi carnefici di Hitler di D. J. Goldhagen

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