Artemisia Gentileschi, la rappresentazione del coraggio

Artemisia Gentileschi

La pittrice che riuscì a farsi strada in un mondo maschilista, Artemisia Gentileschi in mostra a Napoli.

Gallerie d’Italia, in via Toledo a Napoli, apre al pubblico la mostra su Artemisia Gentileschi visitabile fino al 20 marzo 2023. L’esposizione è composta sia da opere relative al suo soggiorno napoletano che da dipinti di altri artisti attivi a Napoli nei suoi stessi anni.

Un percorso alla scoperta della grande figura di Artemisia Gentileschi

«Sappiamo moltissimo della prima parte della vita personale e artistica di Artemisia Gentileschi, molto meno della seconda, quando l’artista giunse a Napoli. La parentesi napoletana si estende per circa un quarto di secolo ed è un capitolo particolarmente complesso nella produzione artistica della pittrice. Fino ad oggi tale complessità ha impedito che si creasse un focus interamente legato a tale periodo». Afferma Giuseppe Porzio (curatore) sulla forza trainante dell’attività espositivo costruito presso Gallerie d’Italia.

La mostra (realizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo, la National Gallery di Londra, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università degli Studi “L’Orientale”) espone una selezione di opere databili tra il 1630 e il 1654. Il meticoloso studio scientifico ha permesso di portare alla luce nuovo materiale biografico su un periodo poco noto della vita di Artemisia Gentileschi, arricchendo il lavoro realizzato da Gabriele Finaldi nel ruolo di specialist advisor con la curatela di Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio.

Il racconto espositivo procede in progressione tematica coniugando la rappresentazione di iconografie femminili a un dettagliato studio archivistico.

Artemisia Gentileschi

Una vita incentrata sull’arte

«Questa femina si è talmente appraticata che posso adir de dire che hoggi non ci sia pare a lei havendo per sin adesso fatte opere che forse i principali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere.»

Orazio Gentileschi

Figlia del pittore toscano Orazio Gentileschi, Artemisia Gentileschi nasce a Roma nel 1593 e fu una delle prime prime pittrici ad emergere in una società estremamente chiusa e tradizionalista. 

Rimasta orfana di madre all’età di dodici anni, Artemisia, primogenita nonché unica figlia femmina, costruì con il padre un rapporto così profondo da far combaciare i loro tratti artistici. 

Orazio, pittore manierista e grande amico di Caravaggio, la incoraggiò fin da piccola a coltivare il suo talento e ad esprimerlo nel migliore dei modi. Così la giovane pittrice si dedicò al realismo caravaggesco realizzando originali lavori.

Artemisia Gentileschi

L’evento che sconvolse per sempre il mondo di Artemisia

La pittrice viene mandata dal padre a compiere il suo apprendistato nella bottega di famoso maestro Agostino Tassi. E’ questo il periodo in cui realizza “Susanna e i vecchioni” del 1610 (collezione Graf von Schönborn, Pommersfelden) in cui si nasconde una triste vicenda. Nel 1611 nella bottega del suo maestro, fu vittima di violenza da parte dello stesso Tassi.

Durante il processo che ne seguì il suo racconto suonò raccapricciante:

«Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio tra le cosce ch’io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l’altra mano me le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne.» 

Artemisia fu torturata per far apparire la sua denuncia veritiera, Tassi venne condannato e la ragazza assolta ma la sa reputazione rimase per sempre compromessa. Fu costretta a lasciare Roma e a sposare Pierantonio Stiattesi per riabilitare in suo onore. Trasferitasi a Firenze, il 19 luglio 1616 divenne la prima donna della storia ammessa all’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze fondata da Giorgio Vasari nel 1563. Viaggiò molto e le vennero commissionati abbastanza lavori da tenerla attiva fino alla morte, nel 1653 a Napoli.

Artemisia Gentileschi

Il tratto femminile

La figura della Gentileschi rimase nell’ombra per molto tempo, la storia dell’arte la ridusse ad una storiella drammatica tralasciando la sua importanza artistica fino al 1900. Le fu riconosciuta la sua forza espressiva delineata da uno stile maturo e drammatico.

La voglia di riscatto e di vendetta saranno elementi fondamentali in tutti i suoi lavori, l’arte l’aiutò a superare la violenza e fu la sua unica via di fuga. Possiamo notare l’esaltazione delle donne nei suoi lavori come in “Giuditta che decapita Oloferne” del 1612; sceglie di concentrare l’attenzione su Giuditta e non su Oloferne, come aveva fatto in precedenza Caravaggio, trasmettendo nelle figure delle eroine tutta la sua passione.

Grazie a lei il tema della riappropriazione del corpo femminile si diffuse a Firenze e Roma. Artemisia riuscì a rialzarsi grazie alla sua determinazione e alla profonda emotività artistica; divenne un vero e proprio modello di coraggio e femminismo per tutte le generazioni a venire. 

Artemisia Gentileschi

Angelica Ferrara per Questione Civile

Bibliografia 

E. Gavazzi, Artiste italiane del Cinquecento e del Seicento, in S. Fappanni (a cura di), Nel sentiero di Artemisia, Immaginaria ed., Cremona 2014.

L. Viada, Il tratto femminile, Vita e Arte di Artemisia, Booksprint Edizioni.

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