Genere e sfida alle norme: la teoria di Judith Butler

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Judith Butler e la teoria della performatività del genere

In questo periodo storico si sente sempre più parlare di teoria del gender e di correnti di pensiero che stanno cambiando il modo tradizionale di vedere il mondo. Si mettono a repentaglio così le certezze che hanno sempre contrassegnato i pilastri delle società, generando un grande subbuglio in particolare nel mondo cattolico e tradizionalista. 

Gli studi di genere comprendono tutto il lavoro di studio e di ricerca che gli accademici di tutto il mondo, in tutti i campi della conoscenza, stanno facendo dagli anni ’70 del XX secolo.   

Il termine “gender”, tipico del linguaggio sociologico americano degli anni ’70, entra nella filosofia femminista, aprendo un grande varco a tutte quelle persone che non si sentivano totalmente a loro agio con il senso etimologico con cui veniva ripetuta la parola “donna”.     

Infatti, vicini al movimento femminista, oltreoceano nascono i movimenti gay e lesbici. La sessualità, il modo di viverla e la sua liberazione diventano temi sempre più dibattuti. Inoltre, in questi anni la tesi della distinzione fra sesso e genere crea una nuova spaccatura all’interno del movimento femminista. Partendo dal concetto che biologia non è destino, proprio dal mondo femminista nasce un movimento politico per la liberazione omosessuale. Si comincia così a decostruire l’identità fra sesso e genere, soprattutto per opera di un gruppo di filosofe femministe, di cui Judith Butler rappresenta una delle menti più critiche.

Judith Butler

Judith Butler è una filosofa post-strutturalista americana che si occupa di filosofia politica, etica, femminismo, teoria letteraria e teoria queer. Si tratta di una dei personaggi più contestati del panorama filosofico odierno.

Nata a Cleveland, nell’Ohio, il 24 febbraio 1956, Butler oggi è docente presso il Dipartimento di Retorica e Letterature comparate all’Università della California a Berkeley e professoressa presso la European Graduate School. La sua famiglia è di religione ebraica, una radice precisa che la porterà a rendere “politico” il suo personale. Durante l’adolescenza infatti comprende di non rientrare nei “canoni sessuali” usuali, si rende conto di essere lesbica e descrive in più punti della sua opera questo momento di “grande smarrimento”. In un contesto socio-religioso in cui l’obiettivo è conformarsi agli standard della società americana Butler si percepisce “diversa” da quello che le viene richiesto.

Dopo il dottorato a Yale, perfeziona i propri studi di teoria critica in Germania grazie a una borsa di ricerca.

Il percorso intellettuale di Butler è il frutto di una grandissima curiosità intellettuale che spazia dalla teoria politica di Hannah Arendt a quella di Michel Foucault. Il suo pensiero parte da Simone de Beauvoir e dal suo concetto “donne non si nasce, lo si diventa” che successivamente criticherà per aver operato una distinzione tra il sesso biologico e il genere costruito socialmente. Così la filosofa inaugura la sua riflessione sul verbo “diventare”, domandandosi se anche uomini non si diventi e non si nasca, o se nascendo uomo o donna non sia possibile non essere né l’uno né l’altra cosa ma qualcosa che vada oltre a questi due generi.

La riflessione di Judith Butler pone al suo centro le tematiche nodali del genere, dell’identità, della sessualità e del linguaggio. È il 1990 quando tale riflessione confluisce in Gender Trouble, il testo in cui Butler discute per la prima volta in termini accademici le categorie di uomo e di donna aprendo le riflessioni verso la teoria queer.

La teoria della performatività del genere

Con l’espressione “Performatività di genere”, la filosofa americana ci introduce alla sua teoria del genere come forma di performance e non come semplice assegnazione biologica che viene indicata alla nascita.

Per comprendere meglio cosa si intende serve però fare un passo indietro e comprendere la distinzione tra sesso e genere. Il sesso è una categorizzazione puramente biologica, mentre il genere è la sua elaborazione sociale. I due termini camminano di pari passo, ma non possono essere intercambiati.  Si nasce dunque con una determinata sessualità ma non è detto che questa identità biologica permanga nell’elaborazione di un autoriconoscimento sociale nel corso della vita.

Il genere è dunque il meccanismo attraverso cui vengono prodotte e neutralizzate le nozioni di maschile e femminile, ma potrebbe anche rappresentare lo strumento tramite il quale decostruire e denaturalizzare tali termini.

Il nostro corpo si adegua al genere attraverso l’atto ripetuto che diventa atto normativo. Il genere, dunque, si esprime e si costruisce secondo le sue stesse pratiche regolatrici, è espressione del suo stesso fare e le sue manifestazioni ne sono il risultato.

Questione di genere

Nel suo fondamentale saggio del 1990,Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity”, la filosofa statunitense critica l’essenzialismo di genere che ha attribuito caratteristiche universali e innate a donne e a uomini. In particolare critica il concetto che ha legato l’idea della femminilità alla biologia e a caratteristiche psicologiche come l’empatia e i comportamenti di sostegno e di cura. L’autrice afferma invece che il genere si costruisce eseguendolo. È la ripetizione a rendere naturale la costruzione del soggetto sessuato.

Ma verso cosa è indirizzata la sessualità? A cosa deve essere conformata? Questo presuppone che esista una norma a cui conformarsi. 

Naturalmente stiamo parlando del sistema binario sesso/genere, dove esistono due sessi e due generi corrispondenti e dove tutto ciò che si pone fuori diventa illegittimo, ripudiabile, inesistente, impossibile. Ed è a questo campo che sta fuori della norma che Butler rivolge il suo pensiero filosofico, scuotendo le radici dei nostri convincimenti. Comprendere che l’occhio del patriarcato, ossia lo sguardo del maschio occidentale bianco, eterosessuale e giovane, non è l’unico con cui la realtà può essere guardata, oggi più che mai è importante.

Corpi che contano 

In uno dei suoi ultimi saggi pubblicato nel 2023, “Corpi che contano”, lo stesso discorso viene applicato al sesso. Leggendo il Timeo platonico alla luce del pensiero di Irigaray, Lacan e Foucault, Butler sostiene che il corpo non è un dato puramente materiale ma la sua esistenza è data dal discorso costruito intorno ad esso.  

Anche qui l’eterosessualità diviene il modello normativo per eccellenza. Nel Timeo il maschile, inteso come logos, penetra e rende vivente la materia inerte: la chora, definendo così l’originario dualismo del mondo (logos= maschile, razionale e chora= femminile, sentimento informe), ma il contrario non accade e non può accadere. 

Nel testo partendo dai suoi studi sulle donne e dagli studi di genere Judith Butler espande il discorso a tutte le vite.  Oltre al movimento femminista e LGBT, che operano un capovolgimento nella percezione della realtà, l’autrice lancia l’attenzione al fenomeno della migrazione che ci costringe a vedere con altri occhi il mondo. Nascono nuove richieste di legalità nei rapporti fra le persone. In ”Corpi che contano” Butler ci vuole dire che i corpi non sono mai solo nostri ma hanno una dimensione pubblica e politica.

Critiche e contributi di Butler

Il pensiero di Butler ha suscitato critiche e discussioni, così come varie sue posizioni politiche più o meno recenti. Il tema più frequentemente contestato è quello del sesso. Molti hanno infatti accusato Butler di negare la realtà del sesso individuale, critica che lei ha con forza negato. La performatività del genere attraverso la ripetizione degli atti serve infatti proprio a costruire un’identità non solo di genere ma anche sessuale. 

Butler è ben consapevole delle gender wars che hanno attraversato l’Europa e gli Stati Uniti. Sicuramente il suo pensiero è all’origine della cosiddetta “terza ondata” del movimento femminista, incentrata sui diritti riproduttivi e sulla libertà delle persone LGBTQ+. In questo la visione filosofica sposa l’attivismo politico sociale. Solo attraverso gli strumenti dell’attivismo è infatti possibile contestare le norme e i paradigmi esistenti per riformularne di nuovi e in questo modo dare visibilità a coloro che non l’hanno mai avuta. Le sue opere hanno influenzato e orientato i dibattiti sull’educazione di genere, sulla genitorialità gay e sulla depatologizzazione delle persone trans.

L’attivismo è parte integrante della vita di Butler, che ha sostenuto i diritti di gay e lesbiche, ha fatto parte di Occupy Wall Street nel 2011 ed è membro dell’advisory board di Jewish Voice for Peace. Per questa ragione è particolarmente invisa ai conservatori americani e alla destra religiosa conservatrice.

Ginevra Tinarelli per Questione Civile

Bibliografia

J. Butler, Questione di Genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità,traduzione di S. Adamo, Editori Laterza, 2013.

J. Butler, Corpi che contano. I limiti discorsivi del “sesso”, a cura di S. Capelli e C. Fioravanti e A. Cavarero, Castelvecchi editore, 2022.

Sitografia

www.pensierofilosofico.it

www.eroicafenice.com

www.thewom.it

www.treccani.it

www.enciclopediadelledonne.it

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