La nascita di una nuova moneta e l’espansione dei BRICS
Il 30 novembre 2001, l’economista Jim O’Neill ha pubblicato una nota di ricerca dal titolo “Building Better Global Economic BRICs”. L’economista è stato il primo a etichettare i primi quattro membri sotto la stessa etichetta, ovvero quella di BRIC.
Inizialmente, in molti hanno pensato che è solamente frutto di una strategia di marketing per incrementare la Goldman Sachs, una delle principali banche d’affari e società di gestione degli investimenti a livello globale. In realtà, O’Neill è scosso dagli eventi dell’11 settembre 2001, e da quel momento capisce che globalizzazione non sarebbe stato sinonimo di americanizzazione.
Cosa sono i paesi BRICS?
BRICS è un acronimo, nato in ambito economico, che identifica i cinque paesi emergenti con maggiore potenziale, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
La graduale affermazione di questo aggregato geoeconomico, delinea inediti spazi d’intervento per queste nuove potenze, che da un lato vengono chiamate a competere sulla scena mondiale con gli incarichi solitamente svolti dagli Stati Uniti e da altre potenze economiche occidentali e dall’altro lato una leadership condivisa della Comunità internazionale.
La formazione di questo nuovo aggregato geoeconomico è stato agevolato anche dalle caratteristiche simili che possiedono i paesi che lo compongono, come le economie in via di sviluppo, una popolazione molto numerosa, un vasto territorio e abbondanti risorse naturali. Nell’ultimo decennio si sono distinti anche per una forte crescita del PIL e un’espansione nel commercio mondiale.
I paesi del BRICS, ad oggi, comprendono oltre il 42% della popolazione mondiale, il 25% della totale estensione della terra, il 20% del PIL mondiale, e circa il 16% del commercio internazionale.
Il primo incontro informale tra i quattro paesi è avvenuto nel settembre 2006 a New York, tra i ministri degli Esteri dei Paesi partecipanti, a margine dell’assemblea generale dell’ONU. Nel settembre 2010, è stato deciso di invitare il Sudafrica a partecipare alle riunione BRIC, modificando conseguentemente l’acronimo in BRICS.
La struttura portante dei BRICS è stata inizialmente costituita dal triangolo asiatico formato da India, Cina e, soprattutto Russia che nel 2002 fu promotrice di questa cooperazione.
L’evidente limite al raggio d’azione dell’alleanza ha spinto alla ricerca di nuove adesioni tra le potenze mondiali. Il Brasile, la principale forza dell’America Latina e una delle quattro potenze emergenti più significative, fu il primo a essere incluso. Successivamente, il Sudafrica si unì all’alleanza su specifica richiesta della Cina.
Le origini della moneta R5
“La moneta R5 è un concetto proposto nell’ambito del gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) per creare una nuova valuta alternativa al dollaro statunitense, che possa favorire le transazioni commerciali tra i paesi membri. L’acronimo “R5” deriva dalle iniziali delle valute dei cinque paesi membri: Real (Brasile), Rublo (Russia), Rupia (India), Renminbi (Cina), e Rand (Sud Africa)”
La moneta R5 è nata con lo scopo di ridurre la dipendenza che si era creata nei confronti del dollaro statunitense per i pagamenti internazionali, ma anche per rafforzare la cooperazione economica tra i paesi membri della nuova unione BRICS.
Quindi l’obiettivo principale che i paesi BRICS volevano raggiungere, con la nascita di questa nuova valuta, era sicuramente quello di creare maggiore interazione commerciale tra le nazioni aderenti.
Il contesto dei pagamenti digitali è in continuo sviluppo e non vengono comprese soltanto le criptovalute. La moneta R5 è un modo innovativo per favorire gli scambi commerciali, inducendo molti stati ad avere maggiore fiducia in questa tipologia di economia e favorire ulteriormente lo sviluppo delle crypto negli anni a seguire.
Il progetto R5 nasce nel 2020 ma la pandemia da Covid-19 e le tensioni tra i paesi membri del BRICS ritardano l’effettivo ingresso nel mercato.
Le caratteristiche fondamentali sono:
- È una moneta basata sulla tecnologia blockchain (è una tecnologia che permette la creazione di un registro digitale in modo da tracciare informazioni in maniera sicura);
- È regolata da una banca centrale virtuale gestita da un consorzio di istituzioni finanziarie dei BRICS;
- È accessibile tramite una piattaforma digitale che permette agli utenti di effettuare pagamenti online o tramite smartphone.
La formazione dei BRICS+
L’espressione BRICS+ si utilizza per definire il gruppo BRICS dopo l’ingresso di nuovi membri nel 2024.
I nuovi paesi che sono entrati a far parte di questo agglomerato geo-politico sono: Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Questa dinamica è interpretata come una possibile rimodulazione degli equilibri di potere a livello internazionale, con l’obiettivo di accrescere il peso di determinati attori nell’economia globale.
La nascita di questa nuova coalizione ambisce a rimodellare gli equilibri geo economici globali, un aspetto che non sfugge all’attenzione internazionale. Almeno altri quaranta stati hanno già chiesto di entrare a far parte del gruppo, dall’Algeria alla repubblica democratica del Congo, dall’Indonesia a Cuba, dal Kazakistan al Gabon.
Questo porta alla formazione di una coalizione che salda grandi potenze, come Cina, India e Russia, a nazioni africane, asiatiche e sudafricane ancora in via di sviluppo.
Lo scopo principale dei BRICS+ è quello di “costruire un ordine economico, commerciale finanziario alternativo a quello creato dagli Stati Uniti alla fine della Seconda guerra Mondiale” come viene precisato dal Corriere della Sera.
Il primo passo è quello di costituire una “Nuova Banca di Sviluppo” (Nbd) situata a Shanghai e guidata dall’ex presidente del Brasile, Dilma Rousseff, una figura molto vicina all’attuale presidente del Brasile Lula.
L’istituto è nato con il desiderio di diventare il Fondo monetario dei Paesi emergenti, quindi aiutare e prestare denaro ai governi in difficoltà.
Attualmente, i principali investitori della banca sono i cinque paesi BRICS, affiancati da Egitto, Bangladesh ed Emirati Arabi Uniti. In questi sette anni, questi stati hanno complessivamente investito l’equivalente di 30 miliardi di dollari per finanziare progetti infrastrutturali per un valore di circa 100 miliardi, con l’obiettivo di raggiungere un finanziamento annuo di 30 miliardi entro il 2030.
Michela Budroni per Questione Civile
Sitografia:
- leg16.camera.it
- Cryptonomist.ch
- www.corriere.it
- www.ispionline.it