Tensegrità: un concetto ancora poco approfondito

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Cosa è la Tensegrità?

L’Archivio di Sport e salute intende oggi porre l’attenzione su un argomento assai interessante ma ancora poco approfondito nell’ambito dell’esercizio fisico: la Tensegrità.

La parola inglese “Tensigrity” fu inventata dall’architetto Fuller nel 1955 dall’unione delle parole, “tensile” ed “integrità”. Questa caratterizza la «facoltà di un sistema di auto-stabilizzarsi meccanicamente tramite un gioco di forze di tensione e di decompressione che si ripartiscono e si equilibrano tra loro». 

Negli esseri viventi, in natura, i sistemi architettonici che formano gli organismi, gli organi e le singole cellule, si auto stabilizzano grazie alla modalità di distribuzione delle forze tensive e compressive che sono presenti all’interno della struttura stessa e non grazie alla forza degli elementi individuali che li compongono. Quindi in tale situazione, le forze saranno distribuite in maniera omogenea attraverso l’intera struttura. Se una parte del sistema subisce un aumento di trazione, di tensione, di compressione o uno stress meccanico, questo verrà distribuito a tutto il corpo; e sarà tutto il corpo a doversene fare carico. 

Quali sono i vantaggi di una struttura tensegrile?

La resistenza dell’insieme supera di molto la resistenza delle singole parti che lo compongono. Spesso si è detto e si è letto che l’essere vivente è molto di più della somma delle parti che lo costituiscono. Ovviamente questa citazione è generica e si riferisce non solo alla componente fisica ma anche a quelle, intellettiva, energetica, spirituale, sentimentale, etc.

Gli studi fatti sulla tensegrità sono una ulteriore conferma che rende tutto ciò sempre più attuale e tangibile, ed è questo un concetto da tenere sempre vivo nelle menti di chi si occupa di salute e di chi ha la presunzione di voler interagire, lavorare, cambiare e addirittura guarire un sistema molto più evoluto di quanto realmente conosciuto fino ad oggi. Un sistema costruito con questi criteri permette di ridurre il peso della metà rispetto a sistemi di altro genere con resistenza equivalente. Quindi riduzione di peso, maggior praticità ed economia senza riduzione di resistenza.

La flessibilità, caratteristica assolutamente da non sottovalutare, permette alla struttura di cambiare forma e di far sì che le deformazioni locali, di una singola parte, siano distribuite all’intero sistema e quindi minimizzate. 

L’architettura biologica tensegrile

Il biologo cellulare Ingber ha studiato l’onnipresenza della tensegrità in natura, dal livello molecolare (organizzazione geodesica) a livelli più macroscopici; le 206 ossa che compongono il nostro scheletro sono contenute dalla forza di gravità e stabilizzate nella posizione verticale grazie alla trazione esercitata da muscoli,tendini, legamenti, membrane e fasce (tessuto connettivo). Nell’organismo, le ossa sono le strutture di compressione, mentre muscoli, tendini e legamenti lavorano in trazione.

Il concetto di tensegrità applicato al Pilates

Strutturare un piano di esercizi che tenga presenti i disequilibri posturali, debolezze di aree del corpo, patologie e\o lesioni che hanno prodotto nel tempo modificazioni non solo dell’economia muscolare del soggetto, ma alterazioni dell’equilibrio tensegrile, con un assetto osteoarticolare portato nel tempo a lavorare male, potrà rivelarsi straordinariamente efficace non soltanto nella regressione di sintomatologie dolorose radicate nel tempo e consolidate da una cattiva postura (ad esempio al rachide, o in un articolazione, o in un distretto muscolare). Anche e soprattutto nella prevenzione di patologie più importanti che possono svilupparsi nel corso del tempo.

Utile ribadire che l’istruttore non è un medico, né può suggerire terapie; tuttavia attuare una esauriente anamnesi posturale e funzionale del soggetto sarà di fondamentale importanza. Anche e soprattutto in quei casi nei quali si concerti con il medico o terapista curante un percorso di esercizi mirato ad affrontare una patologia. Per gli osteopati, i terapisti manuali, i riabilitatori è da tenere ben presente che un incremento di tensione in un punto si equilibra istantaneamente con un incremento di compressione e trazione in punti geometricamente distanti al punto d’applicazione. Questo comportamento, dovuto all’interazione tra elementi rigidi che reagiscono alla compressione ed elementi flessibili che reagiscono alla trazione, si definisce come autostabilizzante. 

Si è visto che la presenza di zone disfunzionali articolari e vertebrali nel paziente, può essere la causa di algie rachidee e periferiche. Il trattamento manipolativo favorisce il ritorno all’equilibrio tensione-compressione generale del rachide. Ricordiamo inoltre che variare la tensione dei tessuti molli significa variare la disposizione delle ossa. Tale variazione strutturale si trasmette meccanicamente e piezoelettricamente, tramite la rete di tensegrità, su tutte le restanti parti corporee.

Massimiliano Ratta per Questione Civile

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