Hannibal Lecter: buoni o cattivi, buoni e cattivi

Hannibal Lecter

Buoni o cattivi: Hannibal Lecter del Silenzio degli Innocenti

Un focus su Hannibal Lecter. Buoni o cattivi, vittime o carnefici, innocenti o colpevoli: sono coppie sinonimiche o ci sono ragioni intrinseche che impediscono di renderle intercambiabili?

“Buoni o cattivi”

-N. 2

Questo è il secondo numero della Rubrica di Area  dal titolo “Buoni o cattivi”, appartenente alla Macroarea di Lettere e Cinema

Questo è il secondo articolo della rubrica dell’archivio di Storia del Cinema in cui si cerca di indagare – un po’ narrativamente e un po’ filosoficamente – alcuni personaggi cinematografici, chiedendoci quanto possano essere definitivi buoni o cattivi.

Ancora una volta ci concentriamo su un cattivo, seppur ben diverso da Norman Bates di Psycho, protagonista dell’articolo precedente. Iconico tanto quanto i mostri dei cult horror, per quanto egli non abbia nulla di paranormale, il nostro cattivo è Hannibal Lecter.

Il cattivo come icona: la stratificazione del personaggio

Hannibal Lecter, interpretato da Anthony Hopkins, è uno dei personaggi principali del Silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme.

Questo è giusto. Ma Hannibal Lecter non è nato con questo film, ancora meglio, non è primariamente il personaggio di un film. La potestà creativa dell’affascinante e terrificante Hannibal appartiene al romanziere Thomas Harris, e il romanzo omonimo non è il primo in cui appare, ma il secondo, dato che la saga letteraria inizia con Il delitto della terza luna.

Anche cinematograficamente, Hannibal Lecter non è alla sua prima apparizione: il primo film – sia cronologicamente sia seguendo l’ordine della saga letteraria – è Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986) di Michael Mann, tratto proprio dal romanzo succitato.

Se non bastasse, il personaggio ha avuto un seguito oltre il film in cui lo analizziamo: sia in altre tre pellicole (Hannibal, 2001; Red Dragon, 2002; Hannibal – Le origini del male, 2007) sia in una serie televisiva (Hannibal, 2013-2015).

Queste opere citate non sono informazioni di circostanza. Il nostro cattivo è diventato nel tempo (ma in realtà neanche troppo lentamente) un’icona cinematografica tanto da essere in linea di massima sempre nella top ten di numerose e spesso autorevoli classifiche su personaggi (o cattivi) di fantasia.

Hannibal Lecter è un’icona, tra svariati motivi, anche perché è stato presentato come un personaggio completo.

Per quanto molti non abbiano visto altri film della saga, ma solo e soltanto il Silenzio degli innocenti, Lecter appare già come un cattivo compiuto. Non ci sono zone d’ombra nella sua vaga storia passata, sembra sempre coerente a sé in ogni scelta compiuta, dalle più accettabili alle più deplorevoli.

E tutto ciò perché il nostro Hannibal non è stato sparato come una cometa sullo schermo di milioni di persone senza prima aver avuto il suo necessario spazio in cui covare il male.

Chi è Hannibal Lecter

Il personaggio di Harris è uno psichiatra specializzato in criminologia. È quello che molto spesso viene definito col il termine profiler: figure quasi mistiche con il precipuo compito di costruire l’identità di un criminale a partire dalle sue azioni.

Oltre che un seducente psichiatra, Hannibal Lecter è un antropofago, elegante aggettivo il cui significato spicciolo è ‘cannibale’.

Sebbene la narrazione di Harris spieghi gli sviluppi della deviazione del personaggio verso questa barbara pratica, in questo caso la tralasciamo, in ragione del fatto che nel Silenzio degli Innocenti egli è già incarcerato per questi fatti, e nulla ci è dato sapere del perché li abbia compiuti.

Il cattivo, l’antagonista

Quello che diremo ora potrebbe destare la sorpresa di quanti non abbiano visto il Silenzio degli innocenti, che presumiamo comunque essere in pochi: Hannibal Lecter non è l’antagonista del film.

La trama, alla spicciolata, vede la giovane recluta Clarice Starling (Jodie Foster) essere incaricata di indagare su un efferato serial killer, Buffalo Bill / Jame Gumb (Ted Levine). Per aiutarsi nel caso, di estrema complessità dati i pochissimi indizi, richiede un aiuto superiore. Qui entra in gioco proprio il dr. Hannibal Lecter che, in cambio del racconto di dettagli personali e traumi dell’infanzia della protagonista, segue con lei il caso dalla sua cella di sicurezza, aiutandola a sciogliere l’identità del mostro. L’epilogo del film vedrà poi la fuga dello stesso Lecter.

Il male ordinato

Il fatto che il dr. Lecter stia dalla parte dei buoni può creare alcuni cortocircuiti interessanti. Qual è perciò la sua posizione nell’economia dell’opera: Hannibal Lecter, il cannibale, è un buono o un cattivo?

Possiamo definire Lecter attraverso la rimozione di due categorie essenziali per il male: il caos e la banalità.

È dai tempi di Agostino, per trovare un auctor come punto fermo, che il male, contrariamente al bene, è definito come estremamente disordinato.

Dio, o lo Spirito superiore all’uomo, qualunque esso sia, ha creato il bene come ordine di cose: la stessa potenza di Dio è ordinata, e questo permette la nascita di ogni struttura naturale. Senza ordine vige il caos, e il caos è il male. Noi possiamo farci buoni, tra gli altri modi, cercando l’ordine, mettendo ordine, e riportando, come direbbe Torquato Tasso, un «novello ordine di cose».

Il dr. Lecter è un assassino e un cannibale ma non è caotico, la sua sicura premeditazione e la sua freddezza d’azione mettono ordine nel male che lui provoca. Se non bastasse, Lecter porta l’ordine nel male causato dagli altri, aiutando la detective a risolvere il caso del caotico Buffalo Bill. Con un termine molto poco consono ma forse efficace potremmo definire Hannibal Lecter come un Demiurgo.

Non basta. Hanna Arendt è stata la voce del secondo Novecento che ha proferito una tra le più icastiche e tristi realtà che ogni uomo in cuor suo ha forse sempre saputo: il male, nell’uomo, non è mai un fatto originale. L’uomo nella sua banalità crea, produce e perpetra il male come qualcosa di intrinsecamente atteso nella sua natura. Il male è una banalità, è più semplice compiere cattiverie che risolversi al bene.

Hannibal Lecter è buono o cattivo? 

Il dr. Lecter è forse banale? Purtroppo, la soggettività in questo caso crea confini fin troppo vaghi per scegliere. Le azioni di Lecter non sono banali nella misura in cui il cannibalismo non è all’ordine del giorno, neanche per il mondo della violenza; e, in secondo luogo, il suo personaggio non è un uomo banale se lo paragoniamo alla media di chi lo circonda.

Eppure, Lecter si ritrova al capo opposto: se la banalità va mediata in una quieta normalità, Lecter è il polo dell’esasperazione barocca. Egli è tutto fuorché entro canoni umani ascrivibili alla società.

Dunque, Hannibal Lecter è buono o cattivo?

La nostra risposta in questo caso è: meno d’altri.

Sempre per Agostino, il bene è una produzione: non basta non far male per essere buoni.

Hannibal Lecter produce il bene: mette ordine nel caos e aiuta a salvare vite innocenti. Ma per essere buoni la predica non è mai eludibile. Hannibal Lecter per essere veramente buono ha bisogno di una redenzione, il riconoscimento del suo male. Al contrario, egli è e sarà intenzionato a perpetrarlo come ha sempre fatto.

Salvo Lo Magno per Questione Civile

Bibliografia

Per le valutazioni sul male degli ultimi due paragrafi si veda

  • Agostino, Le Confessioni, in qualsiasi edizioni
  • Hanna Arendt, La banalità del male, 1963, Feltrinelli

Per informazioni sul film:

  • Scheda del BFI (British Film Institute): https://www2.bfi.org.uk/films-tv-people/4ce2b7a49505a
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