Giuseppe Mazzini: storia di un padre dell’Italia unita

Giuseppe Mazzini

La vita di Giuseppe Mazzini: la lotta per arrivare all’unificazione

C’è un uomo vestito di nero.
Il colore del lutto, del dolore, della disperazione.
Ci si potrebbe chiedere chi o cosa quest’uomo abbia perso, il perché del suo abbigliamento così scuro. Cosa c’è dietro? Chi è morto, tra gli affetti più cari all’uomo vestito di nero?
C’è un uomo vestito di nero.
Si chiama Giuseppe Mazzini e quel nero è il lutto che porta per l’Italia non ancora unita.

“Dalle rivolte indipendentiste all’Unità d’Italia“
-N.4
Questo è il quarto numero della Rubrica di Area dal titolo “Dalle rivolte indipendentiste all’Unità d’Italia“, appartenente all’Area di Storia Moderna e Contemporanea

Giuseppe Mazzini: i primi anni e la Carboneria

A Mazzini dà i natali, nel 1805, Genova, la città da cui cinquantacinque anni più tardi sarebbe partita la spedizione dei mille. Giovane brillante, inizia gli studi universitari a quindici anni. Comincia medicina per poi lasciarla in favore di giurisprudenza. Qui si crea intorno a lui un gruppo di giovani con passiono letterarie e politiche comuni.

Il Risorgimento si sta preparando e la Carboneria (clicca qui per approfondire) è l’organizzazione più proficua per gli aspiranti rivoluzionari.
Mazzini si iscrive, e con lui diversi compagni di studi, ma è  una militanza destinata a durare pochi anni. Nell’autunno del 1830 l’adesione di Mazzini all’organizzazione, segreta e fuorilegge, viene scoperta e lui arrestato. Rimane per due mesi in carcere a Savona, optando poi per l’esilio.  L’allontanamento dall’Italia lo porta  poco lontano, a Marsiglia, dove nel 1831 fonda  la Giovine Italia, un’associazione, questa volta non segreta, che puntava all’unità.
Un vento rivoluzionario soffia in Europa.

Giuseppe Mazzini e la fondazione della Giovane Italia

Giuseppe Mazzini ha un’idea di Italia chiara in testa.
Lo ispirano il romanticismo, la letteratura, i grandi del passato che già avrebbero voluto la penisola unita. Sogna una Repubblica, uno stato unico e unito in grado di liberarsi da solo, senza bisogno di forze esterne.

L’idea di Mazzini è quella di una rivoluzione che pian piano investa tutta l’Italia, fino ad arrivare in Europa. Una rivoluzione che oggi definiremmo popolare, nel senso di proveniente dal popolo, dal basso. Mazzini si allontana dai precedenti illuministi per aderire al romanticismo, in una visione che comprende popolo e Dio. Mai in contraddizione, neanche quando l’oppressione dell’educazione cattolica lo porta ad allontanarsi dal cattolicesimo papale. Anzi, Dio è parte delle certezze che Mazzini ha sul perché l’Italia sarà unita. Nei suoi scritti si dice:

«Convinto che dove Dio ha voluto fosse Nazione, esistono le forze necessarie a crearla […] che il Popolo è depositario di quelle forze»


La Giovine Italia è diversa dalle associazioni simili alla Carboneria di cui l’Europa risorgimentale pullula.
La prima differenza sta, come detto, nella non segretezza dell’associazione. La Giovine Italia è conosciuta, si vuol far conoscere. Pubblica un periodico e tenta di mettersi in contatto con altre organizzazioni che hanno lo stesso scopo. Eppure, gli accordi durano poco: la Giovine Italia finisce sempre per cercare di raggiungere autonomamente il suo ideale.

La Giovine Europa e l’esilio in Inghilterra

Per farlo non si limita alle parole; diversi sono i tentativi di eversione armata, in particolare nel Regno di Sardegna, dove provano ad entrare anche nel regio esercito. Ne segue però la scoperta e la denuncia di alcuni componenti, con arresti e condanne, anche a morte.
I falliti tentativi della Giovine Italia portano Mazzini ad ampliare il suo progetto; nasce la Giovine Europa.
Ma non basta a farlo rimanere in Svizzera, che è costretto a lasciare nel 1837 in direzione Inghilterra.

La Repubblica Romana: Mazzini torna in Italia

L’esilio forzato di Giuseppe Mazzini termina circa un decennio dopo, intorno al 1848.
Siamo nel pieno di un altro biennio di moti, azioni e rivolte. Non da ultima quella che porta alla nascita della Repubblica Romana nel 1848. Sarà proprio in questa esperienza che ritroviamo Mazzini, al capo del Triumvirato che guida Roma insieme a Carlo Armellini e Aurelio Saffi.

Mazzini ispira la Costituzione della Repubblica, destinata però a durare poco meno di sei mesi. Tuttavia non è nullo il valore di questo periodo, che pone le basi per un discorso d’Italia unita che comprenda anche Roma, adesso di nuovo nelle mani papali. Mazzini riorganizza i suoi nel tentativo di dar vita a un nuovo periodo di moti. Guarda di nuovo all’Italia in tutte le sue declinazioni e all’Europa; ciò che segue però non è quel che sperava. Di nuovo arresti, processi, esecuzioni. Tutto si ferma ancora una volta.

Il nuovo periodo italiano di Mazzini dura pochi anni. Nel 1857 tenta di impadronirsi di alcune armi nella sua Genova, dove era da poco tornato. Un tentativo fallimentare a cui segue una nuova condanna a morte e la necessità di fuggire di nuovo. Neanche un decennio e Giuseppe Mazzini è di nuovo un esule, un ricercato, un uomo senza patria anche per il suo Stato. Lo accoglie Londra, che insieme a Lugano diverrà il luogo in cui passerà più tempo negli anni a venire.

Non si muove mai dai suoi ideali, dai sogni e dai valori di un’Italia unita.
Intanto arriva il 1861, da Genova parte la spedizione dei Mille e Garibaldi, con cui Mazzini ha un rapporto complesso, porta a compimento l’unità.
L’Italia è fatta, ma è sotto i Savoia, monarchici e piemontesi. E poi manca Roma, che adesso diventa per Mazzini lo scopo ultimo, il tassello finale.

La presa di Roma

La storia della questione romana inizia con il Risorgimento per culminare durante il Ventennio Fascista. Si tratta di una parte importante dello sviluppo dell’Italia come Nazione, sia dal punto di vista geopolitico e sociale, soprattutto del rapporto tra Italia e Religione Cattolica.
Mazzini forse su quello che seguirà i suoi tempi avrebbe avuto qualcosa da ridire, lui che era uomo di Fede ma diversa da quella che permeerà l’Italia.


Prendere Roma, simbolo del cattolicesimo, è per Giuseppe Mazzini vitale. Rianima in lui lo spirito rivoluzionario dei primi anni, tanto da spingerlo, nel 1870, a una nuova spedizione armata. Un altro fallimento, un altro arresto per l’uomo vestito a lutto. Amnistiato l’anno successivo torna in esilio, l’ultimo della sua vita. Roma intanto è stata presa: il 20 Settembre 1870 con la breccia di Porta Pia l’Italia è fatta davvero.
Giuseppe Mazzini è tornato a Lugano, destinato a vivere lontano ancora una volta.

La morte del Dottor Brown

Il Dottor George Brown alloggia a Pisa per poco più di un mese. Un uomo anziano, il volto tradisce un fisico malato, vicino alla fine dei suoi giorni. Ha poco meno di settant’anni ma sembra il suo corpo ne abbia vissuti molti di più. E che dire del suo animo, sicuramente ancora più antico, anziano.
Arriva a Pisa il 6 Febbraio del 1872, ospite della famiglia Nathan Rossetti. Uno straniero anziano che con le poche forze ancora fa qualche giro nel centro cittadino.
O forse no? George Brown non esiste.

Giuseppe Mazzini ha dovuto cedere a un nome straniero per tornare a morire in patria, in quell’Italia che ha contribuito a costruire. Un compromesso, un dolore, un tentativo ultimo di sentirsi parte di qualcosa.
Poco più di un mese, fino al 10 Marzo 1872.
L’ultimo giorno di Giuseppe Mazzini sulla terra.
Genova ne accoglie le spoglie.
Mazzini è a casa

Francesca Romana Moretti per Questione Civile

Sitografia

www.treccani.it
www.150anni.it
www.associazionemazziniana.it
www.thefederalist.eu
www.maremosso.lafeltrinelli.it

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