La multiculturalità alle origini dell’Italia antica
Prima ancora che Roma venisse fondata, la nostra penisola non era una landa desolata e disabitata. Era anzi un’area in cui convivevano vari popoli, anche diversi tra loro. Ma chi erano e dove vivevano i nostri antenati?
Per tutti, o quasi, quando si parla del passato della nostra terra il grande punto di riferimento è il mondo romano, cosa che non mettiamo in discussione. La stessa Roma però nasce proprio in un contesto multiculturale, per poi successivamente monopolizzarlo, oscurando o comunque mettendo un po’ da parte tutto il resto. Questo capitolo di storia, infatti, è stato a lungo considerato quasi solo come propedeutico allo studio della romanizzazione, mancando di una sua autonomia.
È però con l’opera di Massimo Pallottino, Storia della prima Italia, nata a seguito di un convegno del 1968, che si compie un passo in avanti. Da questo momento si comincia a considerarlo e a trattarlo come un capitolo autonomo.
Le radici comuni dei popoli dell’Italia antica: le lingue indoeuropee
Per questo percorso di ricostruzione storica bisogna partire dalla testimonianza offerta dalla cultura materiale, ovvero tutto quello che torna alla luce grazie all’archeologia. Si aggiungono la tradizione indiretta (qualsiasi riferimento presente nelle fonti letterarie latine o greche), e lo studio delle lingue, possibile grazie alle iscrizioni che ci sono giunte.
Gli studi svolti a partire dall’Ottocento hanno infatti messo in evidenza la comunanza linguistica di gruppi di popolazioni tra l’Asia e l’Europa. Nasce così quello che è diventato un punto di riferimento cruciale, il concetto di indoeuropeo. Si tratta di una definizione che vuole sottolineare l’evidente legame tra molte lingue europee e altre del vicino Oriente.
Questa comunanza è stata spiegata dagli studiosi come il risultato di migrazioni e spostamenti di popoli dall’Asia verso l’Europa e di influenze reciproche. È un fenomeno che non può essere collocato in un momento preciso, bensì in un lungo arco di tempo, probabilmente a partire dal Neolitico. L’Italia stessa ne è stata coinvolta e oggi ne possiamo vedere i risultati, quindi la situazione che si delinea come conseguenza di tutto ciò.
Qui si vuole sottolineare come questo processo abbia dato vita a più lingue con radici comuni, ma anche con molte differenze. Diversità che si devono alla precedente esistenza, evidentemente, in Italia di lingue locali con proprie caratteristiche. Esse devono aver subito una “indoeuropeizzazione” che le ha quindi portate ad assomigliarsi, pur mantenendo una pluralità che ancora oggi persiste nel nostro territorio.
Prima di addentrarci nel vivo del discorso, è bene sottolineare che non verranno trattate le isole maggiori, Sicilia e Sardegna, poiché richiederebbero un discorso a parte. Grazie alla loro posizione nel Mediterraneo sono state oggetto/protagoniste di varie influenze e colonizzazioni, soprattutto lungo le coste, come quella fenicia, per citarne almeno una.
Italia antica: tra età del Bronzo e età del Ferro
Questo preambolo è funzionale alla comprensione di quel quadro multiculturale di cui parlavo all’inizio. È proprio la diversificazione linguistica che più di tutto testimonia la variegata presenza di popoli, accanto ovviamente all’archeologia. Gli scavi infatti hanno dimostrato la presenza dell’uomo nella nostra penisola già dal paleolitico; ma ciò che ora ci interessa è il quadro che si delinea a partire dall’età del bronzo fino all’età del ferro, per poi codificarsi in età storica (dal VIII secolo a.C.). Così viene definita quella fase della quale abbiamo maggiori informazioni, grazie alla diffusione dell’uso della scrittura basata sull’alfabeto greco, a sua volta di origine fenicia. È chiaro come i rapporti intessuti nei secoli dai popoli, attraverso il mediterraneo, abbiano generato tutto questo.
Ora facciamo un piccolo passo indietro per rendere la descrizione più completa.
Tra l’età del Bronzo medio (XVII-XIV secolo a.C.) e l’età del Ferro (dal IX secolo a.C.) si passa dalla presenza di tanti gruppi umani di piccole dimensioni alla nascita di organizzazioni più complesse.
Sorgono degli insediamenti più grandi, che saranno alla base della futura forma delle città-stato. La principale cultura che si distingue nel Bronzo medio è quella terramaricola, nella pianura padana. Parliamo di insediamenti di capanne che sorgono su impalcature di legno, per isolarle dal terreno acquitrinoso. Ma è l’età del Ferro che vede il diversificarsi di culture che si distinguono in primis per il modo di sepoltura dei defunti. Tra Italia settentrionale e la costa tirrenica si pratica la cremazione, nel resto l’inumazione. Emerge nel primo gruppo la cultura villanoviana, sui cui siti fiorirà la civiltà etrusca. Si aggiungono la cultura appenninica, con i tanti popoli che ritroveremo, e, per chiudere, l’Italia meridionale, con una storia tutta sua.
Nel vivo della storia: geografia dell’Italia antica. Il quadro che si delinea a partire dall’VIII secolo a.C.
Il termine Italia veniva già dall’antichità sentito come proprio di un’area specifica del sud, l’odierna Calabria. Secondo la tradizione deriverebbe dal nome del re degli Enotri, Italo. Questo popolo sarebbe arrivato dalla Grecia e, anche se siamo tra storia e leggenda, ci testimonia la presenza greca nel meridione, che ritroviamo effettivamente in età storica.
La colonizzazione greca, che a partire dall’VIII secolo si concentra infatti nel sud della penisola, dà vita a una realtà feconda dal punto di vista culturale e sociale. Il rapporto con il mondo greco non è però nuovo, già nel Bronzo medio i ritrovamenti di ceramica testimoniano le frequentazioni micenee. Di contro a questo elemento non autoctono possiamo ribadire che i popoli locali sono tanti.
Distinguiamo linguisticamente il gruppo osco che comprende l’area centro meridionale tra attuali Molise, Campania e parte più estrema dell’Abruzzo. Stiamo parlando prima di tutto dei Sanniti, forti guerrieri che a lungo hanno combattuto Roma per difendere la loro autonomia. I Sanniti a loro volta presentavo una differenziazione interna: tanti gruppi come Pentri, Frentani, Irpini ecc…
Rimanendo sempre a sud, abbiamo i popoli della Puglia, dove la civiltà Iapigia, fortemente influenzata dall’area illirica, si divideva in Messapi, Dauni e Peucezi.
Lucani e Bruzii erano invece chiamati gli abitanti della Basilicata e della Calabria, anch’essi di stirpe osca.
L’Italia centrale: dove gli Italici fondarono una capitale federale
Una zona fortemente differenziata dal punto di vista della popolazione è sicuramente l’Italia centrale. Oltre ai Latini, abbiamo i Sabini tra Lazio settentrionale, nella provincia odierna di Rieti, e l’aquilano. Essi costituiranno una componente importante nella futura fondazione di Roma, come la storia delle origini ci ricorda. Seguono poi i tanti popoli del Lazio come Ernici e Volsci, e altri al confine con l’Abruzzo. Parliamo degli Equi e poi, addentrandoci nella regione, dei Peligni, dove oggi sorge Sulmona per intenderci. I Marsi in un’area che tuttora conserva questo nome, diventato proprio un toponimo. I Vestini tra le attuali province dell’Aquila e di Pescara. Passiamo ai Piceni tra Marche e provincia di Teramo, in cui si distinguono anche i Pretuzi, popolazione che probabilmente ha dato il nome alla regione stessa.
È proprio qui, nella valle Peligna, che gli Italici, nella guerra in cui si ribellarono a Roma per ottenere la cittadinanza romana, costituirono una capitale per la loro lega. La città individuata fu Corfinium, odierna Corfinio, a testimonianza di come si era approdati a una definitiva consapevolezza delle radici comuni nonostante le diversità.
Per chiudere menzioniamo gli Umbri, altro pezzo importante del puzzle che stiamo cercando di ricomporre. Lo studio dell’umbro in rapporto col latino, per citare un esempio di studio comparativo, ha permesso di mostrare l’evidente legame e i diversi esiti che le due lingue hanno avuto.
Questo lungo elenco può dare una chiara idea del contesto in cui, in una fase successiva, i latini si imporranno grazie alla fondazione di una nuova città. Quest’ultima, che ovviamente non ha bisogno di ulteriori presentazioni, fungerà da polo attrattivo e nascerà da un sinecismo tra culture diverse, ricordiamo le componenti etrusche e sabine. L’elemento latino sarà però quello predominante e si diffonderà con le guerre di conquiste di Roma.
Ultimi ma non per importanza: gli Etruschi e l’Italia settentrionale
L’area compresa tra il Lazio a nord del Tevere e la Toscana era anticamente abitata dagli Etruschi. Essi hanno creato non poche difficoltà agli studiosi moderni, ma anche a quelli antichi. Sulla loro origine ancora si discute; il problema principale è costituto dalla lingua che non sembra rientrare nel gruppo indoeuropeo come le altre del nostro territorio. Nonostante ciò, le iscrizioni in etrusco possono essere lette perché il loro alfabeto è stato riadattato sulla base di quello greco. Sembrano essere stati tra i primi della penisola a recepire questo strumento, a dimostrazione del ruolo importante che gioca la commistione culturale come motore di sviluppo umano. Inoltre, gli etruschi, prima di essere rimpiazzati dal dominio romano, sono stati una potenza rilevante, tanto da colonizzare vaste aree, dalla pianura padana alla Campania.
Si chiude questa enumerazione con l’Italia settentrionale, che in realtà era abitata da stirpi celtiche, tanto da essere definita Gallia Cisalpina. Anche esse avevano origini indoeuropee, ma il celtico è un altro ramo di questa grande famiglia. Addirittura, cosa che può risultare strana ai giorni nostri, troviamo i Galli fino alle Marche (ager gallicus lo chiamavano i Romani), escluso il Piceno. Solo con l’espansione di Roma e con le sue conquiste progressivamente i galli verranno sconfitti e i loro territori diventeranno parte dell’Italia. Un processo iniziato nel III secolo a.C. ma che potrà dirsi concluso solo verso la fine del I secolo a.C. Chiudiamo con la menzione di altri popoli del nord, quali Liguri a est, Reti a ovest, le cui lingue si catalogano come non indoeuropee a differenza invece dei Veneti, che rientrano in questo gruppo.
Giulia Di Domenico per Questione Civile
Bibliografia
Pallottino, M., Storia della prima Italia, Rusconi, 1984.
Geraci, G., Marcone, A., Storia romana. Editio maior, Le Monnier Università, 2017.
Geraci, G., Marcone, A., Fonti per la storia romana, Le Monnier Università, seconda edizione, 2019.