Jurij Gagarin: il primo uomo ad aver visto la terra dallo spazio e ad aver raggiunto le stelle il 12 aprile 1961
Come inizio e dunque primo articolo per la rubrica storica “La corsa allo spazio”, in cui si andrà ad analizzare la storia della corsa allo spazio e gli avvenimenti e personaggi storici chiave che ne hanno fatto parte, come non poter iniziare da Jurij Gagarin, uno dei più grandi cosmonauti della storia e primo uomo ad andare nello spazio? Un uomo comune che divenne celebrità grazie alla missione spaziale Vostok 1 che gli permise di ricevere il primato di primo uomo ad aver raggiunto lo spazio.
Portò l’opinione pubblica mondiale ad avere un’impressione fortissima dalla prima missione umana nello spazio, percepita come l’inizio di una nuova epoca, quella spaziale, con il conseguente inizio della “Corsa allo spazio” e della rivalità storica tra USA e URSS per la vittoria tecnologica che ebbe effettivamente un punto di partenza il 4 ottobre 1957, con il lancio del satellite Sputnik 1 da parte dell’URSS e che si concluse con l’atterraggio dell’Apollo 11 e la missione congiunta Apollo-Sojuz, dove la navetta Sojuz 19 sovietica si agganciò con la capsula Apollo nel 1975.
Gagarin fu subito considerato il primo eroe dello spazio e ricevette numerosi riconoscimenti e medaglie, tra cui Eroe dell’Unione Sovietica, la più alta onorificenza.
“La corsa allo spazio”
– N. 1
Questo è il primo numero della Rubrica di Area dal titolo “La corsa allo spazio”, appartenente all’Area di Storia Moderna e Contemporanea
L’infanzia di Jurij Gagarin nella seconda guerra mondiale
Jurij Gagarin nacque il 9 marzo 1934, terzo di quattro fratelli, a Klušino, villaggio nell’Oblast’ di Smolensk.
I suoi genitori lavoravano in una fattoria collettiva, il padre Aleksej Ivanovič Gagarin faceva il falegname, mentre la madre Anna Timofeevna Gagarina era una contadina. La famiglia Gagarin patì come molte famiglie di allora l‘invasione nazista durante la Seconda guerra mondiale, Klušino infatti venne occupata nel novembre 1941. Un ufficiale nazista occupò la residenza dei Gagarin costringendo la famiglia a traslocare dietro l’abitazione, all’interno di una capanna di fango.


I suoi due fratelli più grandi furono deportati in Polonia nel 1943 per essere impiegati in lavori forzati non tornando a casa fino a quando il conflitto non finì. La figlia di Jurij, Elena Gagarina, racconta riguardo a questo periodo bellico: un aereo sovietico fu abbattuto vicino al paese dove viveva la famiglia Gagarin.
Il giovane Jurij e un suo amico salvarono il pilota e lo nascosero alle truppe naziste, fino al momento in cui fu prelevato dalle truppe aeree; ciò fu cruciale per lo sviluppo del pensiero di diventare un pilota.
La vita dopo la seconda guerra mondiale e l’inizio della carriera militare
A guerra finita, nel 1946, la famiglia si trasferì a Gžatsk, dove Gagarin poté riprendere gli studi secondari. Nel 1950 Gagarin iniziò l’apprendistato come fonditore in un’acciaieria vicino Mosca e si diplomò nel 1951 alla scuola professionale con il massimo dei voti in lavori di stampaggio e fonderia.
Iniziò ad appassionarsi seriamente al volo e si iscrisse a un aeroclub della DOSAAF (un’associazione paramilitare sovietica), iniziando a pilotare dapprima un biplano per poi passare ad uno Yak-18 (monomotore da addestramento). Nel frattempo, per guadagnarsi da vivere, lavorava come marinaio sul fiume Volga.
In Jurij inoltre sbocciò un nuovo travolgente sentimento che si chiamava Valentina Gorjacheva, detta Vanya, che presto la sposò. Dal matrimonio poi nacque la figlia Elena Gagarina nel 1959. Nel 1955 Gagarin fu accettato alla 1ª Scuola militare aeronautica per piloti “K.E. Vorošilov” di Čkalov. Il 5 novembre 1957, dopo aver accumulato 166 ore e 47 minuti di volo, fu nominato tenente nelle forze aeree sovietiche.
Dopo aver espresso interesse per l’esplorazione dello spazio, in seguito al lancio Luna 3 (la terza sonda lunare lanciata con successo appartenente al Programma Lunare dell’Unione Sovietica) del 6 ottobre 1959, la sua raccomandazione al programma spaziale sovietico fu approvata e trasmessa. Il 6 novembre 1959 venne promosso al grado di primo tenente, tre settimane dopo essere stato visitato da una commissione medica per la qualificazione al programma spaziale.
Gagarin e la selezione per il programma spaziale
Jurij Gagarin affrontò nell’estate del 1959 la selezione per il programma Vostok (Il primo programma sovietico mirato a mandare un uomo nello spazio). I candidati vennero sottoposti a test fisici e psicologici condotti presso un centro di ricerca di Mosca.
La commissione limitò la selezione ai piloti con un’età fra i 25 e 30 anni e l’ingegnere capo del programma Sergej Pavlovič Korolëv (principale artefice del programma spaziale) impose che i candidati, per adattarsi allo spazio limitato nella capsula Vostok, dovessero pesare meno di 72 kg e non essere alti più di 1,70 m; Gagarin era alto 1,57 m.
Da un iniziale gruppo di 154 piloti qualificati, i medici militari scelsero 29 candidati cosmonauti (per convenzione un astronauta dell’URSS è definito cosmonauta), 20 dei quali vennero approvati dal governo sovietico.
I primi dodici, incluso Gagarin, vennero accettati il 7 marzo 1960 e così iniziò il suo addestramento. Il programma includeva esercizi fisici vigorosi e ripetitivi che il cosmonauta Aleksej Leonov, appartenente al primo gruppo di dodici, descrisse affini all’allenamento per i Giochi Olimpici.
Gagarin ufficialmente cosmonauta
Il 30 maggio 1960 Gagarin venne scelto per far parte di un ristretto gruppo di sei persone che avrebbe seguito un percorso di addestramento per scegliere quale sarebbe stato scelto il primo cosmonauta. Nel gennaio 1961 i sei prescelti furono nominati piloti-cosmonauti.
La commissione effettuò una simulazione all’interno di una riproduzione a grandezza naturale della capsula Vostok. Gagarin fu il migliore e fu chiamato con i cosmonauti Titov e Neljubov a sostenere la preparazione finale per la missione. L’8 aprile, il sovrintendente del programma Vostok Kamanin, annunciò che Gagarin sarebbe stato il pilota principale e Titov la riserva. Egli e gli altri cosmonauti furono sottoposti allora ad esperimenti per testare la resistenza fisica e psicologica.
Le sperimentazioni includevano test di ipossia, rinchiudendo i cosmonauti in una stanza da cui veniva lentamente pompata fuori l’aria facendoli rimanere in carenza di ossigeno.
Ulteriori sforzi furono i test di tenuta psicologica che includevano il soggiorno dei candidati in una camera anecoica in completo isolamento. Inoltre si addestrò per il volo imminente, anche sperimentando forze g (ovvero l’accelerazione di gravità, cioè l’accelerazione che un corpo o punto materiale subisce quando è lasciato libero di muoversi in caduta libera in un campo gravitazionale) in una centrifuga.

Jurij Gagarin parte con il Vostok 1: “la Terra è azzurra” vista dallo spazio
Prima della missione di Jurij Gagarin, erano state già lanciate sette navicelle spaziali sovietiche con dei fantocci con sembianze umane chiamati convenzionalmente Ivan Ivanovič; solo tre erano tornate sulla Terra.
Gagarin di conseguenza sapeva che le probabilità di morire erano più alte rispetto a quelle di sopravvivere ma la mattina del 12 aprile 1961, giorno della sua storica missione, appariva come sempre allegro e tranquillo.
Il lancio del Vostok 1 fu effettuato dal cosmodromo di Bajkonur e poco prima del volo Jurij lanciò un messaggio all’Unione Sovietica e a tutto il mondo:
“Cari amici, conosciuti e sconosciuti a me, concittadini e persone di tutti i paesi e continenti! In pochi minuti una potente astronave mi porterà nelle distanti distese dello spazio. Cosa posso dirvi in questi ultimi minuti prima dell’inizio? Tutta la mia vita sembra essere condensata in un momento meraviglioso. Tutto ciò che ho sperimentato e fatto finora è stato in preparazione di questo momento.
[…]
Se sono contento di partire per questo volo spaziale? Certo che sono felice. Dopotutto, in tutti i tempi e in tutte le epoche la più grande felicità per le persone è stata partecipare a nuove scoperte.
Voglio dedicare questo primo volo spaziale al popolo del comunismo – una società in cui il nostro popolo sovietico sta già entrando e in cui, ne sono certo, entreranno tutte le persone sulla Terra.”
L’inizio del volo
Il volo cominciò alle ore 9:07 di Mosca, all’interno della navicella Vostok 1.
Alla fatidica partenza Jurij al posto del formale saluto: “Экипаж, я взлетаю!” ovvero “Equipaggio, sto decollando!” esclamò: “Pojéchali” ovvero “Andiamo!”. Successivamente questo saluto divenne nel blocco orientale un’espressione comune utilizzata per riferirsi all’inizio dell’era spaziale. L’ingegnere Korolëv rese pubblica la notizia del lancio alle 10:02 ora di Mosca. L’agenzia di stampa Tass comunicò l’inizio del primo volo con equipaggio umano nello spazio.
La notizia fu talmente risonante e mediale che fece rapidamente il giro del mondo, la maggioranza dei cittadini dell’Unione Sovietica si attaccò alla radio. I giornali andarono esauriti e una folla si radunò nel centro di Mosca glorificando il primo cosmonauta. La durata totale del volo fu di 108 minuti.
Gagarin si limitò a parlare per radio e mangiare per sperimentare se un essere umano avrebbe potuto comportarsi in modo “normale” a gravità zero. Divenuto ormai il primo uomo a vedere la Terra dallo spazio osservandola disse:
“Il cielo è nero, e lungo il bordo della Terra, vicino all’orizzonte, c’è una bellissima aureola azzurra” poi riassunta con:
“Il cielo è molto nero, la Terra è azzurra”.
L’atterraggio
Completata l’orbita la capsula frenò la sua corsa e accendendo i retrorazzi iniziò il rientro nell’atmosfera terrestre pianificato per effettuarsi in Kazakistan. A circa 7 000 metri da terra Gagarin venne espulso dall’abitacolo e iniziò la discesa in paracadute verso terra. Il volo terminò alle 10:55, ora di Mosca, in un campo a sud della città di Engels, qualche centinaio di chilometri più a ovest rispetto al sito pianificato di rientro.
Piombò su un campo con il paracadute, alla stampa fu detto di essere atterrato con la capsula per non invalidare il volo, si tolse il casco e tornò a respirare aria vera. Gagarin atterrò, le prime persone che incontrò, ritornato dallo spazio, furono la contadina Taktarova e sua nipote di sei anni che stavano lavorando nei campi. Furono spaventate vedendo l’uomo con la tuta spaziale arancione, poi una folla si aggregò a loro. Secondo una delle molte versioni dell’atterraggio, probabilmente rivisitazioni dovute alla propaganda, la donna abbracciò il cosmonauta mentre secondo un’altra versione Taktarova chiese:
“Davvero vieni dal cosmo?”.
Gagarin rispose: “Immagina: proprio da lì!”.
Al che tutti lo riconobbero, gridando “Jurij Gagarin! Jurij Gagarin!”.
Inoltre Jurij riguardo a questo episodio ricordò:
“Quando mi videro con la mia tuta spaziale trascinando il paracadute quando camminavo, iniziarono ad indietreggiare impauriti. Dissi loro di non spaventarsi, che ero un sovietico come loro, tornato dallo spazio e che doveva trovare un telefono per chiamare Mosca.”

La vita dopo il volo
Il volo di Vostok 1 fu un trionfo per il programma spaziale sovietico e Gagarin divenne un eroe nazionale e celebrità mondiale tant’è da vendere in tutto il mondo la sua biografia.
Al rientro, in una sontuosa cerimonia al Cremlino, Nikita Chruščëv (Segretario generale del partito comunista dal 1953 al 1964) gli conferì il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica e poté godersi un’automobile personale, un appartamento di quattro stanze in una zona residenziale di Mosca e una dacia per i week end in campagna.
Godette immediatamente di fama internazionale e come membro della “Missione di pace” sovietica tra USA e URSS Gagarin viaggiò in tutto il mondo promuovendo la sua impresa per due anni.
Gagarin era diventato un simbolo sovietico e dunque della propaganda troppo importante per rischiare di essere messo in pericolo e gli fu vietato partecipare a ulteriori voli spaziali, ma gli fu concesso solo guidare caccia, specialmente dopo l’incidente della Sojuz 1 del 24 aprile 1967 in cui morì il cosmonauta Komarov.
L’incidente del Sojuz 1 sconvolse Gagarin perché si sentiva tradito da quella patria che aveva tanto amato dato che quel lancio si sapeva già che non sarebbe dovuto partire per dei difetti strutturali. Invano lui e altri colleghi cosmonauti avevano redatto un documento di dieci pagine sulle falle di quella missione e l’aver partecipato a questa stesura rese Gagarin anche un bersaglio delle spie del KGB (I servizi segreti sovietici) che lo iniziarono a tenere sotto controllo; il KGB era indirizzato verso lo spionaggio degli ipotetici oppositori politici specialmente da quando Chruščëv fu deposto da Brezhnev (Segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1964 al 1982) che impostò una politica di stampo stalinista.

Jurij Gagarin inaffidabile per l’URSS
Gagarin era divenuto inaffidabile per la nuova dirigenza politica ma era sempre un eroe della Russia.
Perciò fu usato come marionetta osannata dal mondo ma alla quale erano state azzerate le possibilità di volare e di proferire parola sui programmi spaziali.
Jurij in questi anni cambiò divorato dalla propaganda di regime e deluso dall’andamento politico della sua madrepatria finì per diventare dipendente dall’alcol e dalle donne. Il matrimonio con Vanya iniziò a peggiorare. Tuttavia Jurij continuò a studiare e discusse una tesi che prendeva in considerazione l’ipotesi di utilizzare una navetta dotata di ali che consentisse un rientro sulla terra pilotato dagli astronauti, una sorta di archetipo di shuttle. In ogni modo dopo l’incidente del Sojuz 1 lo spirito del combattente era ancora forte in Gagarin. Pertanto decise di rivolgersi a un istruttore esperto, Vladimir Serugin, per tornare a volare su caccia.
La morte di Jurij Gagarin
Il 27 marzo 1968 Jurij Gagarin e Serugin, presero il volo con il loro Mig 15 e si schiantarono al suolo finendo polverizzati. Il cosmonauta morì a soli 34 anni, sette anni dopo la sua grande impresa. Le autorità sovietiche si affrettarono a dire che il loro eroe aveva perso la vita in un banale e normale incidente aereo. Si aprirono diverse commissioni, tra cui una portata avanti dal collega cosmonauta Leonov, ma tutte furono depistate o insabbiate dal KGB. Solo nel marzo 2003 fu declassificato il rapporto sull’incidente in cui si affermava che le azioni intraprese dal personale della base aerea avessero contribuito allo schianto per via di indicazioni meteorologiche sbagliate.
Il 30 marzo 1968 l’Unione Sovietica tributò al suo Eroe i funerali di Stato. A sorreggere la bara ci furono gli stessi uomini che avevano forse condannato Gagarin fra cui Brezhnev, da molti ritenuto il mandante dell’ipotetico omicidio.
Così ebbe fine la vita del primo uomo andato nello spazio che era morto forse per un errore umano o forse per un omicidio politico e così iniziò anche la battaglia tecnologica e scientifica portata avanti dalle due superpotenze mondiali: gli USA e l’URSS.
Diego Bianchetti per Questione Civile
Sitografia
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