La Battaglia di Sentinum e la vittoria di Roma

battaglia di Sentinum

Gli antefatti e le tappe della Battaglia di Sentinum, un evento che destabilizzò l’assetto politico del centro Italia nell’antichità

La Battaglia di Sentinum, detta anche Battaglia delle Nazioni, combattuta nel 295 a.C. fu, per Roma, una delle battaglie fondamentali della prima epoca Repubblicana, nell’ambito della Terza Guerra Sannitica. Segnò una tappa fondamentale nell’espansione romana nel centro Italia e nel settare un nuovo equilibrio politico nella penisola italiana nel III secolo a.C. In questo articolo verranno analizzati gli antefatti e gli eventi di questo evento storico, spesso poco narrato.

Gli antefatti della Battaglia di Sentinum

All’inizio del III secolo a.C. le popolazioni italiche che si dividevano il territorio dell’Italia centrale erano i Sanniti, i Romani nel Latium, gli Etruschi, i Piceni e i Galli Senoni nel Picenum e gli Umbri. Tuttavia la Repubblica romana si stava ponendo come potenza egemone del centro Italia, grazie alle vittorie sui Latini, sui Sanniti, sconfitti nelle prime due guerre sannitiche, e sugli Etruschi. Tutte queste popolazioni si allearono dunque con l’intento di fermare l’avanzata di Roma, che minacciava di annientare la loro indipendenza (da qui il nome Battaglia delle Nazioni).

Nel 295 a.C. Roma si trovò costretta a rispondere a una coalizione che stava preparando una guerra su vasta scala. La minaccia che rappresentava questa alleanza fu percepita da Roma come un pericolo imminente, poiché se fosse riuscita a coordinarsi efficacemente, avrebbe potuto mettere a dura prova il potere e le risorse della Repubblica Romana. La situazione divenne particolarmente critica quando la coalizione decise di affrontare Roma direttamente in campo aperto.

La vallata del fiume Sentinum, situato nelle Marche vicino Sassoferrato, divenne il luogo prescelto per lo scontro, in una piana che offriva ampio spazio per un combattimento massiccio. L’armata romana, comandata dai consoli Publio Decio Mure e Quinto Fabio Massimo Rulliano, si preparò ad affrontare una coalizione ben armata e determinata.

La Battaglia delle Nazioni

La Battaglia di Sentinum è considerata una delle più decisive vittorie della Roma repubblicana nel corso delle guerre sannitiche. Il conflitto ebbe inizio quando l’esercito romano e degli alleati Piceni, che vantavano in campo circa 30.000 soldati, si trovò di fronte l’alleanza di Sanniti, Etruschi, Galli Senoni e Umbri numericamente superiore. La coalizione nemica, che si stima fosse composta da circa 50.000 uomini, disponeva di un esercito variegato, con cavalieri gallici, fanti sanniti e mercenari umbri. L’alleanza tra questi popoli, seppur forte nel numero, non aveva la coesione e l’efficienza delle legioni romane, ben addestrate e organizzate.

I Romani, venuti a sapere dei piani dei nemici grazie a dei delatori, riuscirono a far allontanare gli Etruschi dal campo di battaglia, facendo attaccare Chiusi dalle forze rimaste a guardia delle vie di accesso per Roma. Quinto Fabio Massimo Rulliano schierò la prima e la terza legione, mentre contro i Galli Publio Decio Mure schierò la quinta e la sesta. L’approccio allo scontro fu diametralmente opposto tra i due consoli romani: Rulliano adottò una tattica difensiva, convinto che il prolungarsi della battaglia avrebbe sfiancato l’esercito nemico, mentre Decio Mure impiegò tutte le forze a sua disposizione in uno scontro diretto.

Inizialmente, la battaglia sembrò propendere per la coalizione nemica, numericamente superiore. Decio Mure sin dalle prime fasi, impiegò la cavalleria, facendola partecipare allo scontro, nella speranza di disorientare la fanteria nemica. Ma ad essere sorpresa fu invece proprio la cavalleria romana: l’impiego, da parte dei nemici, di carri trainati da cavalli, la fece infatti disperdere.

Le conseguenze della vittoria romana

L’esito della battaglia fu determinato dall’intervento delle truppe di Rulliano che colpì sul fianco, spezzando l’unità del fronte nemico. La superiorità romana, in termini di disciplina, organizzazione e capacità di combattimento, fece la differenza. I nemici, seppur inizialmente più numerosi, non poterono fare nulla contro la potenza militare di Roma, e alla fine la coalizione venne sconfitta.

La vittoria nella Battaglia di Sentinum fu decisiva per consolidare la Repubblica Romana con forza egemone nel centro Italia. Roma era ormai una potenza militare superiore alle altre popolazioni della penisola.

I Piceni, che avevano contribuito alla vittoria, si videro inizialmente liberi dalla presenza dei Galli Senoni a nord dei loro territori. Successivamente, man mano che Roma iniziò a fondare colonie verso il versante Adriatico, iniziarono a temere per la loro indipendenza.

Le fonti storiche sulla Battaglia di Sentinum

Le fonti che ci raccontano della Battaglia di Sentinum provengono principalmente da storici romani, che ne fecero una delle tappe significative della storia della Repubblica Romana. Tra queste, le più importanti sono quelle di Tito Livio, che descrive l’intero contesto delle guerre sannitiche, e Plutarco, che dedica un ampio spazio alla figura dei consoli romani e alla vittoria ottenuta a Sentinum.

Livio, nell’opera Ab urbe condita, fornisce una narrazione dettagliata degli eventi che portarono alla battaglia, analizzando sia le motivazioni politiche sia gli armamenti e le caratteristiche di combattimento delle varie fazioni. Secondo Livio, la battaglia fu determinante non solo sul piano militare, ma anche su quello politico, poiché consolidò il dominio di Roma sulle popolazioni italiche e confermò la sua superiorità nelle guerre contro le tribù della penisola.

La Devotio di Tito Livio

Tito Livio ci parla inoltre della cosiddetta Devotio, un’antichissima pratica religiosa attraverso la quale un comandante si immolava agli Dèi Mani per ottenere in cambio, la vittoria e la salvezza dei propri uomini. Nello specifico, Livio ci descrive minuziosamente la Devotio di Publio Decio Mure:

 «Si consacrò in voto recitando la stessa preghiera, indossando lo stesso abbigliamento con cui presso il fiume Veseri si era consacrato il padre Publio Decio durante la guerra contro i Latini, e avendo aggiunto alla formula di rito la propria intenzione di gettare di fronte a sé la paura, la fuga, il massacro, il sangue, il risentimento degli dèi celesti e di quelli infernali, e quella di funestare con imprecazioni di morte le insegne, le armi e le difese dei nemici, e aggiungendo ancora che lo stesso luogo avrebbe unito la sua rovina e quella di Galli e Sanniti – lanciate dunque tutte queste maledizioni sulla propria persona e sui nemici, spronò il cavallo là dove vedeva che le schiere dei Galli erano più compatte, e trovò la morte offrendo il proprio corpo alle frecce nemiche.»

(Livio, Ab Urbe condita libri, X, 28,15-18.)

La documentazione

Si deve sottolineare che la documentazione sulla battaglia proviene da una tradizione storiografica che tende a enfatizzare la grandezza delle imprese romane. Le fonti romane, pur essendo fondamentali per la comprensione dell’evento, potrebbero aver esagerato in alcuni aspetti. Tuttavia, ciò non sminuisce il significato storico della Battaglia di Sentinum, che sancì definitivamente l’espansione di Roma e la fine delle resistenze delle popolazioni della penisola italiana.

La battaglia di Sentinum rimane uno degli episodi emblematici della storia romana, sia per le sue implicazioni politiche che per la sua valenza militare. Grazie alle testimonianze storiche ed archeologiche, possiamo comprendere meglio non solo le dinamiche della battaglia stessa, ma anche l’evoluzione della potenza militare romana.

Martina Francucci per Questione Civile

Bibliografia

M. Le Glay- J.L Voisin- Y. Le Bohec, Storia Romana, Edizioni Il Mulino, 2002;

Tito Livio, Ab Urbe condita libri, X, 28,15-18;

F. Uncini, La Battaglia delle Nazioni: Sentinum 295 a.C., Nisroch, 2023

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