La diffusione del modello culturale greco nell’età ellenistica
È lo storico tedesco Johann Gustav Droysen a introdurre la definizione di età ellenistica nell’Ottocento. In questo modo, egli individua un periodo che va dalla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. fino al 31 a.C. (anno della caduta dell’ultimo regno ellenistico, l’Egitto, sotto il controllo di Roma). A Droysen si deve la rivalutazione di una fase della storia greca che fino a quel momento era percepita come di decadenza, individuandone caratteristiche peculiari.
Infatti, si tratta del momento in cui il modello culturale greco si diffonde per tutta l’area del Mediterraneo orientale fino ai confini con l’India, grazie alle campagne di conquista di Alessandro Magno. Eppure, il Grande è il rampollo della dinastia regnante di Macedonia, dunque com’è possibile che sia la grecità a trapelare nei territori che conquista?
Già le fonti antiche tramandano storie che in qualche modo dimostrano una comunanza culturale nella diversità. Il fatto che Erodoto e poi Tucidide sostenessero che la casa regnante di Macedonia fosse originaria dell’Argolide (regione del Peloponneso), testimonia come una parte di grecità venisse riconosciuta ai macedoni. È impossibile negare una mistione etnica e culturale grazie alla quale poi Alessandro si è fatto esportatore della grecità stessa in un mondo vastissimo.
Ma cosa è successo dopo la sua morte? È qui che l’età ellenistica comincia la sua parabola ascendente.
I diadochi, la lotta per il potere e i rapporti tra elementi etnici diversi
Quando Alessandro muore nel 323 a.C. a Babilonia per una febbre improvvisa, ha solo 33 anni. Muore senza eredi designati e da subito, quindi, si pone il problema della successione e della gestione di un impero sconfinato. Non aveva avuto tempo di conferire una stabilità tale da mantenersi anche in sua assenza e l’improvvisa dipartita lo aveva colto impreparato. I suoi generali si trovano costretti ad affrontare una difficile situazione. Questi saranno chiamati dalle fonti diadochi (in greco, «successori»).
Il primo terreno di scontro è dato dalle posizioni discordanti relative alla successione: se i generali sono concordi nello scegliere il nascituro figlio di Alessandro e della moglie Rossane, l’esercito spinge per Filippo Arrideo, fratellastro del Grande, ma con ritardi cognitivi. I soldati sostengono la componente macedone a discapito del figlio di Rossane che proveniva dalla Battriana, una delle regioni del vecchio impero persiano. Alla fine, il compromesso raggiunto stabilisce che avrebbero regnato entrambi se il figlio di Rossane fosse stato maschio. È chiaro che a governare concretamente sarebbero stati i generali stessi.
La decisione presa a Babilonia non riesce, però, a mantenere a lungo la pace, poiché ben presto hanno inizio le lotte tra i diadochi. Prevalgono le spinte centrifughe, venendo meno l’unità di un impero che Alessandro aveva provato a costruire. Le fonti antiche, come Plutarco, raccontano di come egli avesse cercato una mistione culturale tra gli elementi macedoni, greci e indigeni: anche dal punto di vista amministrativo si era servito di satrapi persiani, ma i suoi generali estromisero del tutto dal controllo del potere l’elemento indigeno.
Si apre, così, una fase di scontri alternata a momenti di pace, che si chiuderà solo nel 281 a.C., anno della battaglia di Curupedio. Questa segna la definitiva nascita dei regni ellenistici, facendo tramontare del tutto il principio unitario.
I regni dell’età ellenistica: nuovi centri di potere per il mondo greco
La morte degli ultimi diadochi dopo Curupedio dà avvio alla fase degli epigoni (dal greco, «i nati dopo»). Si tratta dei discendenti dei vecchi generali ai quali si deve la stabilizzazione dei regni e delle loro dinastie. Dopo aver reso ben saldo il potere, l’obiettivo per gli epigoni è renderlo ereditario: così avviene nei principali regni che si formano in quello che era stato l’enorme territorio conquistato da Alessandro. Tre sono i grandi protagonisti:
- il regno di Macedonia (di cui la Grecia è parte) sotto gli Antigonidi, discendenti di Antigono Monoftalmo;
- il regno d’Egitto dei Tolomei, discendenti del generale Tolomeo. Egli tra l’altro era stato l’unico a mantenere il controllo sin dal principio, senza che gli altri glielo strappassero durante i vari scontri;
- il regno di Seleucide, dai discendenti di Seleuco. Si estendeva dall’Asia minore, alla Siria, alla Mesopotamia e oltre. Nonostante l’estensione verso est, esso era piuttosto rivolto al controllo dell’area siriaca e anatolica. Infatti, progressivamente i territori più orientali furono conquistati dai Parti.
A questi ne aggiungiamo un altro, nato più tardi da una costola di quello seleucide: il regno di Pergamo guidato dagli Attalidi. Nonostante le sue piccole dimensioni, diventerà un ricco centro economico e culturale.
I luoghi di cultura dell’età ellenistica
Con l’età ellenistica tramonta definitivamente il sistema delle poleis greche, che costituivano realtà politiche a sé stanti. Sono ormai sostituite politicamente dai regni, che portano alla centralizzazione del potere, del quale la cultura diventa emanazione. I sovrani ellenistici investono risorse quantitativamente importanti nella sua promozione e assumono un ruolo fondamentale le città capitali in cui si trovano le corti dei monarchi.
Città già esistenti si espandono, ma soprattutto ne nascono di nuove: Alessandria d’Egitto è una di queste, fondata dallo stesso Alessandro. Nel 305 a.C. Tolomeo I Sotèr ne fa la capitale del regno. Oltre che essere un avamposto commerciale importante, diventa un centro culturale che attira intellettuali da tutto il mondo ellenizzato e non. I sovrani adottano una politica che porterà la città a diventare il cuore della letteratura ellenistica, affermandosi come luogo di studio, catalogazione e produzione culturale più importante del tempo. Successivamente a rivaleggiare per questo titolo subentrerà Pergamo.
Ma quali sono i luoghi in cui fisicamente avviene tutto questo? I primi regnanti tolemaici promuovono la costruzione di un centro studi che prende il nome di Museo. Si tratta di una istituzione intitolata alle muse, simboli e protettrici della poesia e delle espressioni culturali, posta sotto la guida di un direttore. Il compito principale è prima di tutto quello di reperire quanto era stato prodotto letterariamente nel mondo greco: non è un caso se è qui che nasce la disciplina della filologia, dedita alla ricostruzione dei testi antichi, e che per la prima volta si cataloga tutto il patrimonio letterario precedente, dai poemi omerici ai lirici, ai tragediografi e commediografi dell’Atene del V secolo a.C. Per conservare tutti questi testi viene annessa al Museo la famosa biblioteca, diventata la più grande del mondo antico e fiore all’occhiello del regno d’Egitto.
La lingua greca, punto di unione tra mondi diversi
In una civiltà urbana e cosmopolita non c’è da meravigliarsi se assistiamo alla diffusione di una lingua franca, come per noi oggi l’inglese: la koinè dialectos (dal greco, «la lingua comune»). Si tratta del greco, ma con specifiche caratteristiche dovute a evoluzioni che tendono a semplificare in modo da renderne più facile la diffusione e l’uso.
L’età ellenistica è così definita proprio perché la matrice greca (dunque, ellenica) diventa l’elemento di unione nella varietà di popoli che abitavano il grande territorio oggetto di conquista di Alessandro. La cultura, la diplomazia e gli scambi commerciali hanno come protagonista il greco della koinè.
L’esempio più noto dell’uso che si fa di questa lingua è quello delle comunità giudaiche che vivevano fuori dalla Palestina, ad Alessandria. Esse usavano il greco per poter essere ben inserite nel contesto locale, essendo ormai l’idioma parlato da tutti. La grande novità è che in questa lingua decidono di tradurre l’Antico Testamento scritto in ebraico antico, lingua che ormai non era più compresa da tutti. Questa traduzione, oltre ad essere la prima, rivestirà un ruolo ancora più importante con l’avvento della nuova religione nata in seno all’ebraismo, ovvero il cristianesimo. Infatti, il libro sacro per gli ebrei diventerà tale anche per i cristiani e la sua prima diffusione sarà proprio in greco.
La fine dell’età ellenistica e l’avanzata di Roma
La rivalutazione di quest’epoca ha messo in luce le grandi trasformazioni e innovazioni che hanno costituito le basi del futuro sviluppo della storia mediterranea. L’eredità di questo mondo sarà raccolta, nel bene e nel male, da un’altra grande potenza, e così la parabola ascendente, di cui si diceva all’inizio, comincia la sua fase di discesa.
È il momento in cui Roma si affaccia sul Mediterraneo: dopo aver sconfitto Cartagine, rivolge le sue mire espansionistiche verso i regni ellenistici, a cominciare da quello di Macedonia. Nel 146 a.C. viene infatti istituita la provincia d’Acaia (Grecia e Macedonia) e poco dopo il regno di Pergamo entra nella sua orbita, poiché l’ultimo sovrano decide di lasciarlo in eredità all’Urbe stessa. Nel frattempo, anche il regno di Siria cade sotto il gioco romano. Ultimo tra tutti quello d’Egitto, che resisterà fino al 31 a.C.
Giulia Di Domenico per Questione Civile
Bibliografia
Musti D., Storia Greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Editori Laterza, 2006.
Rossi R., Gallici U.C., Pasquariello L., Porcelli A., Vallarino G., ̉̕Έργα Μουσέων. Dalla fine dell’età classica all’età imperiale, Paravia, 2012.
Gallo L., Gallotta S., Fonti per la storia greca, Le Monnier Università, 2022.