Un’analisi dettagliata di una delle più famose “fake news” sul Medioevo, lo Ius Primae Noctis
Lo Ius Primae Noctis è sicuramente una delle prime cose che vengono in mente quando si parla di Medioevo. Da espediente letterario e cinematografico è entrato a far parte della cultura popolare. Ma quanto c’è di vero dietro questa pratica? Perché ci si è convinti che fosse un’usanza così radicata? Questo articolo si impegna a rispondere a queste domande.
Etimologia e origini
Il termine Ius Primae Noctis ( dal latino “diritto alla prima notte”) era un presunto diritto che consentiva al Signore feudale di reclamare per sé la prima notte di nozze con la sposa di uno dei suoi servi della gleba. Viene a volte impropriamente chiamato anche in francese droit du seigneur, che però sta ad indicare un più ampio elenco di diritti del feudatario sui suoi sottoposti, ad esempio tributi e riscossioni.
Nelle fonti medievali, tuttavia, questa pratica non viene mai menzionata, né nelle fonti laiche (re e nobili) né in quelle ecclesiastiche. Tutti i riferimenti allo Ius Primae Noctis risalgono ad epoche più tarde, probabilmente create ad hoc per alimentare una falsa visione dell’epoca medievale che era nata durante il Rinascimento.
Un diritto inesistente
Se, come già detto, non vi è alcuna fonte medievale diretta che parla di questa pratica, come è nata la leggenda dello Ius Primae Noctis?
Dal Rinascimento e per tutta l’epoca moderna si ebbe una riscoperta del diritto antico, romano prima e medievale poi. I giuristi iniziarono a guardare con curiosità le fonti e le leggi dei secoli precedenti senza tuttavia riuscire a comprenderle interamente. Il trascorrere dei secoli aveva infatti reso difficoltoso, a volte quasi impossibile, comprendere alcuni concetti giuridici del diritto medievale. I giuristi moderni si sentirono quindi liberi di interpretare alcune nozioni, con a volte il preciso interesse di dimostrare quanto il medioevo fosse stato un periodo buio ed oppressivo.
Le fonti giuridiche attestano che i diritti esercitabili da un signore sui suoi contadini erano numerosi e la maggior parte di essi era di natura economica. I contadini erano tenuti a pagare un canone di affitto al feudatario. Questo faceva sì che il proprietario avesse interesse nell’avere contadini che continuavano a lavorare per lui.
Per questo motivo, già nel ‘200, è attestato in Francia il diritto del feudatario a porre un veto al matrimonio tra una delle sue contadine e un uomo proveniente da un altro villaggio. In questo modo si evitavano problemi relativi all’eredità e alla successione dell’affitto del terreno.
Un documento datato 1247, proveniente dal villaggio di Verson, attesta che il Signore locale rinunciava al diritto di veto dietro pagamento di una tassa. L’usanza di pagare una tassa, inclusa quella sui matrimoni, in cambio della rinuncia ad alcuni diritti feudali divenne piuttosto comune negli ultimi secoli del Medioevo. Ed è in queste tasse che i giuristi di epoca successiva hanno voluto interpretare una forma di Ius Primae Noctis.
Tanto studio giuridico, scarsa comprensione del testo
Questa interpretazione errata si deve anche alla scarsa conoscenza della terminologia giuridica usata in epoca medievale; come nel caso dei termini Fodro e Culagium. Il Fodro, termine di origine germanica, indicava la tassa che serviva a finanziare le scuderie del re. Richiama anche il termine inglese Fodder, “foraggio”. Non conoscendo l’etimologia corretta, numerosi studiosi italiani del ‘700 interpretarono il termine fodro come “fodero”, arrivando ad associarlo ad un sinonimo per i genitali femminili.
Il termine Culagium, dal latino Colligare “raccogliere”, era usata nei testi medievali ad indicare la colletta per il pagamento di alcune tasse, tra cui quella sul matrimonio. Ignorando l’origine del termine, i giuristi di epoca moderna interpretarono il termine basandosi sull’assonanza fuorviante.
In epoca moderna l’idea dell’esistenza dello Ius Primae Noctis era talmente cristallizzata che alcuni nobili erano convinti che le tasse sul matrimonio che riscuotevano esistevano perché i loro antenati avevano deciso di accettare l’imposta, rinunciando al diritto della prima notte con la sposa. Da qui il motivo per cui lo Ius Primae Noctis è rimasto così radicato nella cultura di massa moderna, alimentando l’idea che si aveva del Medioevo, un’epoca oscura e dalle pratiche barbariche.
Basti pensare che durante l’Illuminismo lo Ius Primae Noctis divenne un luogo comune associato alla tirannia del sistema feudale. Nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert ha una sezione dedicata che riporta:
«quel diritto che i signori si arrogavano prima e durante l’epoca delle crociate, diritto di giacere nella prima notte con le donne appena maritate, le loro vassalle plebee […] Nel secolo scorso alcuni fecero pagare ai sudditi la rinuncia a quello strano diritto, che per molto tempo rimase in voga in quasi tutte le province della Francia e della Scozia».
Lo Ius Primae Noctis nella letteratura e nel cinema
Il mito dello Ius Primae Noctis è così radicato nella common knowledge che molto spesso è stato utilizzato come espediente letterario, teatrale e cinematografico.
Uno degli esempi più famosi è senza dubbio il film Braveheart, kolossal Premio Oscar di Mel Gibson, ma si possono trovare tantissimi altri riferimenti. Nel teatro abbiamo la commedia Le droit du seigneur or Lécueil du sage di Voltaire, scritta nel 1762, e Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais del 1778, da cui Wolfgang Amadeus Mozart ha tratto la sua opera. Non si possono inoltre non menzionare i romanzi La cattedrale del mare di Ildefonso Falcones e Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain del 1889.
Anche nella cultura popolare e nel folklore italiano non mancano tradizioni che si rifanno allo Ius Primae Noctis. Un esempio si ritrova nel Carnevale di Ivrea e alla leggenda della mugnaia Violetta. Nella narrazione popolare, il tiranno di Ivrea aveva reclamato per sé la prima notte di nozze con Violetta e la giovane, dopo averlo fatto ubriacare, era riuscita ad ucciderlo nel sonno, sollevando la rivolta popolare.
In conclusione, lo Lo Ius Primae Noctis è sicuramente una delle prime cose che vengono in mente quando si parla di Medioevo. Da espediente letterario e cinematografic rimane un mito privo di qualsivoglia fondamento storico, alimentato da incomprensioni giuridiche e mal interpretazioni moderne. Come si è evinto, non esistono prove concrete della sua esistenza durante il periodo medievale, nonostante rappresentazioni letterarie e cinematografiche abbiano ampiamente contribuito ad alimentarne la veridicità, promuovendo un’immagine distorta e non veritiera del periodo feudale.
Martina Francucci per Questione Civile
Sitografia
www.barberopodcast.it
www.festivaldelmedioevo.it
www.geopop.it
www.storicang.it
www.treccani.it