ENI-GAZPROM e l’amicizia tra Berlusconi e Putin

ENI-GAZPROM

WikiLeaks: Le trattative ENI-GAZPROM

Dopo l’articolo della scorsa settimana, l’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali vuole analizzare il caso che coinvolge le trattative ENI-GAZPROM messe a nudo da WikiLeaks.

I cablogrammi relativi all’ex Presidente del Consiglio sarebbero 652 e 62 sarebbero in possesso del quotidiano spagnolo El Paìs. Il primo è datato 1 luglio 2001, alla vigilia del G8 di Genova; l’ultimo è un’informativa del consolato di Milano del 17 febbraio 2010.

Ciò che più fece scalpore fu quello riguardante le trattative tra i due leader sull’energia e l’informativa di un rapporto ambiguamente troppo diretto tra loro.

Il 26 gennaio 2009, l’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, descrive (in base a quanto riportato dal New York Times dopo la pubblicazione dei documenti da parte di WikiLeaks) i rapporti fra Roma e Mosca come “relazioni personali fra i top leader con una linea diretta straordinariamente stretta” che definisce “non ideale dal punto di vista dell’amministrazione”.

“Diritto alla verità e ragion di Stato: WikiLeaks, Assange e il caso Snowden”
-N. 2
Questo è il secondo numero della Rubrica di Area dal titolo “Diritto alla verità e ragion di Stato: WikiLeaks, Assange e il caso Snowden”, appartenente alla Macroarea di Affari Esteri ed Economia

ENI-GAZPROM: Le trattative tra i due leaders

Arriviamo all’informazione più saliente; in un cablogramma, Spogli riferisce che “l’ambasciatore georgiano a Roma ha informato l’America che il suo Governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti che vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom, in collaborazione con l’Eni”.

Il Governo italiano, aggiunge Spogli, “ha sostenuto gli sforzi dell’Eni e di altri giganti energetici nella creazione di una partnership con la Russia e Gazprom per una cooperazione di lungo termine”.

Si farebbe riferimento ai progetti delle reti North Stream e South Stream, per trasportare gas russo verso l’Europa occidentale e meridionale, scavalcando Ucraina e Bielorussia.

In particolare, South Stream era un progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che connetteva Russia ed Europa centro-meridionale (Italia, Austria, Europa centrale). Questo estraniava completamente i Paesi extra-comunitari, ma venne abbandonato nel 2014, dopo aver sollevato dubbi di interesse strategico, corruzione e conflitto di interessi.

Gli affari dei leaders

I rapporti così diretti tra i due leader scoraggiano il MAECI e l’Ambasciata italiana a Mosca poiché non tenuti al corrente; non vennero interpellati per possibili valutazioni condivise, tantomeno informati degli incontri svolti.

Non era neanche un segreto che Berlusconi considerasse l’Eni come quasi una sua proprietà da sfruttare per un massimo rendimento. Spogli stesso la considerava di un enorme potere politico, prima che economico.

Infatti, Gazprom intendeva riacquisire il 20% della quota di Gazpromneft detenuto dall’ENI, ma voleva farlo ad un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato.

L’intervento del Presidente del Consiglio Berlusconi ha però convinto Putin ad imporre a Gazprom il pagamento del prezzo di mercato. La politica del Cavaliere era proprio questa: parlando d’affari, governando come un imprenditore dirige le sue aziende, cercando sempre la via migliore e più redditizia.

Ma l’uomo che, lavorando nell’ombra e nell’anonimato, univa Roma e Mosca sembra fosse Valentino Valentini, che al di fuori dei canali diplomatici formali seguiva le trattative ENI-GAZPROM per conto di Berlusconi.

WikiLeaks: la reazione internazionale

Immediata la risposta dell’allora maggioranza parlamentare italiana, nonostante fosse stata dura la risposta degli Stati Uniti; i rappresentanti USA a livello internazionale iniziarono a chiamare Berlusconi come “il portavoce di Putin”.

L’allora Ministro degli Esteri cerca di chiarire che “il Governo italiano ha mille volte detto qual era la sua opinione sui rapporti con la Federazione russa e l’abbiamo fatto in modo pubblico e trasparente”.

Lo stesso Cavaliere replica alle accuse di conflitto d’interessi:

”Gli Usa hanno chiarissimo che non ho assolutamente nessun interesse con nessun altro Paese, che non ci sono assolutamente interessi personali e che io curo soltanto l’interesse degli italiani e del mio Paese”.

Fu vano il tentativo di Antonio Di Pietro di chiedere l’istituzione di una Commissione parlamentare d’Inchiesta per accertare il rapporto tra Berlusconi, Russia e Libia.

«Gli italiani hanno il diritto di sapere se il presidente del Consiglio, quando è andato a fare affari in Libia o in Russia, abbia fatto affari in nome degli italiani o in nome proprio, fermo restando il suo continuo conflitto d’interessi».

Martina Ratta per Questione Civile

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