Trattato sui Cieli Aperti: la minaccia di Trump

Gli sviluppi del Trattato sui Cieli Aperti

L’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali, sulla scia degli odierni avvenimenti che coinvolgono in particolar modo gli Stati Uniti, intende oggi descrivere il “Trattato sui Cieli Aperti”, dal quale Trump minaccia da giorni di voler uscire. Ripercorriamo insieme le origini e gli sviluppi di tale Trattato, per comprendere meglio quali sono le ragioni che spingono il Presidente degli Stati Uniti a dichiarare quanto detto da giorni.

Open Skies Treaty: che cos’è

Il “Trattato sui Cieli Aperti” (in inglese, “Open Skies Treaty”) è stato siglato il 24 marzo 1992 a Helsinki, in Finlandia, dal Segretario di Stato americano James Baker, ed entrato in vigore il 1° gennaio 2002, contando 34 paesi membri. Esso è un Trattato di natura internazionale, siglato per promuovere la trasparenza sulle attività militari condotte dai paesi firmatari, fedelmente al principio di osservazione aerea reciproca.

Il Trattato ha durata illimitata ed è aperto all’adesione di altre nazioni. Le domande presentate dagli Stati interessati ad aderirne sono soggette ad una decisione consensuale da parte della Commissione consultiva sui cieli aperti (OSCC). L’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa si riunisce mensilmente presso la sua sede di Vienna.

L’obiettivo fondante del Trattato Open Skies è quello di ridurre il rischio di un conflitto armato, fornendo ai Paesi firmatari la possibilità di raccogliere informazioni sulle attività militari degli altri membri. Per questo motivo, i voli Open Skies possono contribuire a riconoscere una inusuale attività militare oppure una eccessiva prontezza delle Forze Armate. Queste informazioni possono aiutare uno Stato a comprendere meglio la capacità militare degli altri Paesi membri, provvedere a fornire un allarme istantaneo per attività militari minacciose, oppure fornire informazioni importanti utili ad allontanare sospetti di possibili escalation.

Le condizioni del Trattato sui Cieli Aperti

Fedelmente a quanto siglato nel Trattato, <<qualsiasi parte del territorio di una nazione ha diritto ad essere sorvolato senza limitazioni di quota o rotta secondo precise modalità>>. Innanzitutto:

  1. Ciascuna nazione firmataria del Trattato ha diritto ad effettuare un certo numero di sorvoli disarmati e rotte prestabilite. Il numero dei voli di osservazione subiti, che si definiscono “quote passive” nel Trattato, è stabilito secondo il criterio di grandezza del territorio nazionale e di importanza strategica data dagli asset militari presenti;
  2. Ciascuno Stato fissa degli aeroporti di arrivo e partenza e delle distanze massime di percorrenza per gli aeromobili impiegati nelle operazioni Open Skies (l’Italia, ad esempio, ha stabilito che questi siano gli scali di Milano-Malpensa e Palermo-Punta Raisi);
  3. Ogni volo deve essere preannunciato di almeno 72 ore, in modo da poter dare il tempo allo Stato che lo subisce di occultare i propri asset segreti, ma allo stesso tempo per evitare di spostare grossi assembramenti di forze;
  4. I velivoli utilizzabili sono specificati nel Trattato. La Russia, ad esempio, oltre ad Antonov An-30 (usato anche da Bulgaria, Romania, Ucraina e Repubblica Ceca) è autorizzata ad utilizzare un Tupolev Tu-154 ed il nuovo Tupolev Tu-214ON, che proprio ad aprile del 2018 ha fatto il suo debutto sui cieli americani. Gli Stati Uniti hanno una piccola flotta composta da 3 Boeing Oc-135B del 55esimo Stormo di base a Offutt (Nebraska). Il Canada usa un C-130 appositamente modificato e dotato di pod Samson, utilizzato anche da Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Grecia, Spagna e Portogallo. La Svezia usa un Saab 340, che viene utilizzato anche dal Regno Unito insieme ad Oc-135 americani e Antonov.

Oggi: le tensioni tra Stati Uniti e Russia

Guardando all’odierno scenario geopolitico, il 21 maggio 2020 il Presidente degli stati Uniti, Donald J. Trump, ha dichiarato l’intenzione di uscire dal Trattato poiché, come affermato in una nota dal Segretario di Stato Mike Pompeo, non vi è stata piena osservanza degli accordi da parte della Russia. Quale sia stata l’inosservanza citata è ancora da chiarire.  

Molti Paesi europei (inclusa l’Italia) hanno dichiarato di essere preoccupati e che continueranno a mantenere in essere il Trattato, mentre la Russia di Putin ritiene che questa iniziativa americana pregiudichi l’architettura della sicurezza internazionale, oltre che corrompere lo spirito che alimenta il Trattato stesso.

Il Ministero degli Affari Esteri Russo ha definito l’iniziativa statunitense “spiacevole”, aggiungendo che, sfortunatamente, essa si aggiunge ad altre decisioni dell’attuale corso politico di svincolarsi da trattati per il controllo degli armamenti.

La Prospettiva Cinese

Secondo Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal Trattato Open Skies influenzerà negativamente la sicurezza e la stabilità delle singole regioni. “Il ritiro degli Stati Uniti ridurrà seriamente l’area di applicazione del Trattato e il regime generale di questo trattato si indebolirà”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas.

“La parte russa ha ribadito la sua intenzione di continuare ad attuare le disposizioni del Trattato. Esprimiamo la nostra ulteriore disponibilità al dialogo, che si svolge sulla base del rispetto reciproco e non nella lingua degli ultimatum, nell’interesse della sicurezza europea ed internazionale”, ha risposto alle accuse americane la missione russa presso la NATO, il 23 maggio 2020. Con il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato, gli aerei russi non potranno più sorvolare il territorio americano e viceversa. In ogni caso, però, aeromobili canadesi, inglesi ed europei potranno continuare a sorvolare il territorio russo, ed eventualmente passare informazioni all’interno dell’Alleanza Atlantica.

Inoltre, negli ultimi giorni si teme che l’America di Trump stia preparando l’uscita dallo START III (il Trattato sulla riduzione di produzione delle armi nucleari, che scadrà nel 2021). Sarà interessante osservare gli sviluppi nei prossimi giorni, e capire i nuovi schieramenti geopolitici che si andranno lentamente a delineare.

Martina Ratta per Questione Civile

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