Biden: sarà lui il nuovo Presidente americano?

Joe Biden: il candidato democratico alla White House

Nel vivo delle imminenti elezioni presidenziali americane, l’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali presenta l’acerrimo nemico dell’attuale Presidente americano, Donald J. Trump: si tratta del democratico e vicepresidente americano durante l’amministrazione Obama dal 2009 al 2017, Joe Biden.

Chi è Joe Biden

Joseph Robinette Biden, Jr., nasce a Scranton il 20 novembre 1942. Si laurea in Scienze Politiche nel 1965 all’Università di Newark, specializzandosi nel 1968 a Syracuse, New York, per poi essere ammesso all’Albo degli avvocati nel 1969, attività esercitata per un breve periodo e con modesto successo. Eletto nel consiglio della contea di New Castle dal 1970 al 1972, proprio nel 1972 Biden venne eletto senatore per il Partito Democratico in rappresentanza dello Stato del Delaware.

Durante il mandato da senatore ricopre numerosi importanti incarichi: dal 1987 al 1995, è Presidente della Commissione sulla giurisdizione del Senato federale; nel 2001, assume l’incarico di Presidente della Commissione Esteri del Senato degli Stati Uniti d’America, ricoprendo lo stesso ruolo per ben tre volte (gennaio 2001, giugno 2001- gennaio 2003, gennaio 2007-gennaio 2009); dal 2007, contemporaneamente all’incarico di Presidente della Commissione Esteri del Senato, è Presidente del Comitato di controllo sul narcotraffico internazionale del Congresso degli Stati Uniti d’America, incarico mantenuto fino alla nomina di Vicepresidente USA nel 2009.

Biden durante l’amministrazione Obama

Il rapporto con la White House inizia il 20 gennaio 2009, durante l’amministrazione Obama: viene, infatti, nominato Vicepresidente degli Stati Uniti. Svolge un ruolo importantissimo in qualità di stretto Consigliere del Presidente, conquistandosi a pieno la fiducia di Obama: supervisiona la spesa per le infrastrutture del piano straordinario voluto da Obama per contrastare la grande recessione, segue tutte le decisioni di politica estera degli Stati Uniti verso l’Iraq, fino al ritiro delle truppe USA nel 2011, si oppone alla possibilità di proseguire la missione militare che avrebbe poi portato all’uccisione di Osama Bin Laden. Inoltre, nel marzo 2011, il presidente Obama conferisce al suo vice il compito di condurre i negoziati tra la Camera dei Rappresentanti, a maggioranza repubblicana, e la Casa Bianca per risolvere i problemi derivanti dai livelli di spesa federale, evitando così lo shutdown del governo.

Biden: un fedele democratico

Con la riconferma della presidenza ad Obama nel 2012, giura ufficialmente per la nomina di Vicepresidente, per la seconda volta, il 20 gennaio 2013. Anche durante questa amministrazione non passa inosservato il suo operato: contribuisce a far approvare nel 2013 la legge contro la violenza sulle donne. Questa legge ha visto tra i suoi sviluppi la creazione della Commissione per le donne alla Casa Bianca co-presieduta dallo stesso Biden con la Consigliera Valerie Jarrett.

Il 12 gennaio 2017, il Presidente Obama decide di assegnargli la Medaglia Presidenziale della Libertà, la massima onorificenza del Paese, definendo Biden come “un leone della storia americana e un esempio per le generazioni future”. Durante la cerimonia di consegna della Medaglia Presidenziale della Libertà il presidente afferma, rivolgendosi a Biden, “sei stato la prima scelta che ho fatto da candidato, e la migliore”. La medaglia è stata assegnata “con distinzione”, un onore concesso solamente ad altre tre personalità ad oggi: al Presidente Ronald Reagan, al Segretario di Stato Colin Powell e al pontefice Giovanni Paolo II.

La candidatura alle prossime elezioni presidenziali

Il 25 aprile 2019 arriva ufficialmente la decisione di candidarsi alle primarie democratiche, in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2020, in un videomessaggio aspramente critico contro la linea politica condotta da Trump. Si assicura la nomina democratica l’8 aprile 2020, raggiungendo la soglia di 1991 delegati e trionfando in 10 Stati su 14:

«È stato un onore competere con un gruppo di candidati tra i più talentuosi che il partito democratico abbia mai messo in campo. Sono orgoglioso di poter dire che andiamo alle elezioni generali con un partito unito».

Il 14 aprile, l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama pubblica un videomessaggio di 11 minuti in cui annuncia il suo pieno sostegno al suo vice, illustrando le sue doti e le ragioni per cui ritiene che sarà un ottimo Presidente. Il 15 aprile ottiene anche il sostegno della Senatrice ed ex candidata alle primarie Elizabeth Warren. Il 28 aprile riceve l’appoggio anche dell’ex Segretario di Stato e candidata democratica alle elezioni presidenziali del 2016, Hillary Clinton.

Il programma elettorale di Joe Biden

Ricostruire la classe media: questo è il primo grande punto del programma presentato da Biden, svelando così un approccio politico e decisionale di matrice tipicamente progressista. Infatti, si dichiara nel programma l’intenzione di aumentare il salario minimo a 15 dollari l’ora, garantendo il rispetto dei diritti sindacali e approvando un piano di 10 milioni di posti di lavoro nella “rivoluzione verso la clean-economy”. Il programma economico prevede, inoltre, un imponente investimento in infrastrutture e manutenzione (1.300 miliardi di dollari in 10 anni) per dare lavoro alla classe media, rendere l’economia degli Stati Uniti sostenibile dal punto di vista ambientale e arrivare a collegare anche le zone più rurali del paese.

Sul fronte estero, il programma prevede l’eliminazione del Travel Ban, che aveva sbarrato l’ingresso ai cittadini provenienti da Paesi a maggioranza musulmana come la Siria, e delle politiche di asilo messe in campo da Trump (compresa la pratica che prevede la separazione delle famiglie di migranti irregolari al confine). Biden propone, inoltre, una rinnovata fiducia nella NATO e un rafforzamento della cooperazione con gli alleati. Per quanto riguarda l’Iran, il candidato promette che, nel caso in cui Teheran dovesse tornare a rispettare il patto sul nucleare, gli USA rientrerebbero nell’accordo sul nucleare iraniano.

Obamacare e ambiente

In materia di sanità, Biden intende ripartire dall’Obamacare, la più grande riforma della sanità negli Stati Uniti avvenuta nel 2010 da Obama, per poi aggiungere ulteriori miglioramenti, come dare la possibilità ad ogni cittadino di scegliere un’opzione di assistenza pubblica oltre che privata.

Sul tema di tutela ambientale, Biden propone con forza di rendere l’America una “superpotenza energetica”, sfruttando il sistema degli appalti pubblici per arrivare ad alimentare la nazione interamente grazie ad energia rinnovabile e promuovere la diffusione di veicoli elettrici, imporre limiti stringenti sulle emissioni di metano, ridurre l’inquinamento atmosferico prodotto dal settore dei trasporti, oltre che lavorare affinché gli Stati Uniti arrivino a produrre zero emissioni nette entro il 2050.

Biden possibile Presidente? Le critiche

La candidatura di Biden, come era possibile immaginare, ha destato perplessità e critiche sotto vari fronti. Innanzitutto, Biden nel giorno di inaugurazione avrebbe 78 anni, divenendo così il Presidente americano più anziano della storia: la sua Vicepresidente (sarà una donna come confermato da Biden stesso all’inizio della sua campagna elettorale) dovrà perciò essere in grado da subito di prendere il suo posto, nel caso in cui egli abbia problemi di salute o altre problematiche legate all’età. Inoltre, a causa dell’età non ci sarebbe una continuità nella sua conduzione politica in quanto Biden non potrebbe ricandidarsi al secondo mandato. Biden si difende da queste critiche sostenendo di considerarsi un candidato «di transizione». Ciò significa che, se verrà eletto, sarà lui stesso a desistere nel ricandidarsi per un secondo mandato, e che la sua Vice sarà verosimilmente una candidata Democratica alle primarie presidenziali del 2024, probabilmente la favorita.

Diversi osservatori della campagna elettorale ritengono che la distanza in termini elettorali fra Biden e il presidente uscente Trump sarà ridotta e che, come è già successo nel 2016, il risultato finale si deciderà negli Stati in bilico fra Repubblicani e Democratici, i cosiddetti swing States, dove si vince o si perde per qualche migliaio di voti.

Chi vincerà?

Biden sceglierà la sua Vice ad agosto, ed attualmente sembrano essere 15 le possibili candidate. Sarà una scelta molto importante, che potrà influenzare non di poco il voto degli elettori: per questo, oltre al curriculum della candidata, ad essere presi in considerazione ci saranno anche altri fattori come l’etnia, i valori politici e lo Stato di provenienza, tutti elementi che possano influenzare la preferenza degli elettori e bilanciare alcune lacune nel profilo di Biden.

Attualmente, la preferenza di Biden è al 48% contro il 40% di Trump. Sarà estremamente importante valutare le giuste mosse in campagna elettorale fino al voto decisivo. Ogni strategia può fare la differenza.

Martina Ratta per Questione Civile

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