La NATO ed i nuovi assetti geopolitici del dopoguerra

Nasce la NATO dopo la Seconda guerra mondiale

Oggi, l’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali tratta la nascita di un’alleanza che cambierà per sempre gli scenari geopolitici mondiali: la NATO.

Acronimo della formula inglese “North Atlantic Treaty Organization”, la NATO è un’organizzazione internazionale a scopi militari e di difesa, che ad oggi conta 30 Stati membri in tutto il mondo. Nata con la firma del Patto Atlantico, il 4 aprile 1949, la NATO nasce dal timore da parte dei paesi occidentali (Stati Uniti d’America, Canada, Regno Unito, Francia, Norvegia, Germania, Italia e altri Paesi dell’Europa occidentale) che potessero crearsi tensioni pericolose con l’Unione Sovietica, seconda grande vincitrice della Seconda Guerra Mondiale, insieme ai suoi Stati satellite.

Tale timore non era affatto privo di un fondamento. Il regime sovietico sembra non accontentarsi della spartizione geografica decisa al termine della guerra; sembra volere una mira espansionista per l’affermazione globale dell’ideologia comunista (per saperne di più, clicca qui). Ciò genera un movimento di opinione che si sviluppa in modo generalizzato nei Paesi occidentali e che identifica una nuova assoluta necessità di garantire la sicurezza del mondo occidentale dalla minaccia comunista.

La NATO, quindi, risponde all’esigenza di allearsi e di mettere a fattor comune i propri dispositivi di difesa, per reagire “come un sol uomo” ad un eventuale attacco.

Il principio di difesa collettiva

La difesa collettiva è il punto cardine dell’intero progetto di alleanza, ai sensi dell’articolo 5 del Patto Atlantico che così recita:

«Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area Nord Atlantica».

In questo modo, se l’Unione Sovietica avesse lanciato un attacco contro uno qualsiasi degli Stati membri, ciascun paese membro avrebbe considerato l’offesa come un attacco diretto. Le trattative si svolgono tra i firmatari del trattato di Bruxelles (Regno Unito, Francia e Benelux), Stati Uniti d’America, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia.

L’Unione Sovietica non rimane di certo a guardare; protesta a gran voce la natura aggressiva nei suoi confronti del Patto e lavora anch’essa ad un’Alleanza militare contrapposta alla NATO, ovvero il Patto di Varsavia.

La NATO contro il terrorismo internazionale

Dopo la caduta del muro di Berlino, che simboleggia la fine dell’URSS, la NATO cambia radicalmente la sua visione strategica. L’organizzazione avvia un processo di totale trasformazione. Dopo i fatti dell’11 settembre 2001, si verifica un cambiamento nelle strategie dell’Alleanza, che adesso, a processo di trasformazione ormai compiuta, si configura come l’organizzazione mondiale principale per la lotta effettiva al terrorismo internazionale. Infatti, la NATO perde progressivamente la propria caratteristica di “Alleanza Difensiva”, per orientarsi sempre più come un’alleanza di collaborazione militare tra Paesi aderenti.

Del resto, il disposto dell’art. 5 del Trattato, mai attuato durante la Guerra fredda, viene invocato per la prima volta nella storia il 12 settembre 2001 dagli Stati Uniti, in risposta all’attacco terroristico del giorno precedente a New York e Washington.

NATO: la guerra per la pace?

In linea generale, la NATO oggi rappresenta l’organizzazione militare più utilizzata per l’imposizione del pieno rispetto della Carta dell’ONU. Così come delle norme e convenzioni di Diritto umanitario e di Diritto bellico, delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU relative a situazioni di crisi di importanza globale.

L’articolo 10 del Trattato del Nord Atlantico descrive come i paesi del mondo possano entrare nella NATO:

«I membri possono invitare previo consenso unanime qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell’area nord-atlantica ad aderire a questo trattato. Qualsiasi Stato così invitato può diventare un membro dell’organizzazione depositando il proprio atto di adesione al Governo degli Stati Uniti d’America. Il Governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascun membro del deposito di tale atto di adesione».

Questo articolo pone agli Stati due limiti generali per l’accesso. Innanzitutto, solo gli Stati europei sono candidabili per l’ingresso, ed inoltre i candidati devono essere approvati da tutti i membri attuali.

Ciò significa che ciascuno Stato membro ha diritto di veto, ovvero può decidere di porre delle condizioni per l’ingresso di un Paese. Quindi, la NATO formula così un insieme di criteri-base che devono essere soddisfatti per aspirare all’accesso; ma in alcuni casi ci possono essere dei criteri aggiuntivi.

Un caso interessante da ricordare in riferimento a quanto detto è quello della Turchia, che blocca l’ingresso di Cipro fino a che la disputa sull’isola con la Grecia non sarebbe terminata (la cosiddetta questione di Cipro, iniziata nel 1963 e ad oggi non ancora risolta).

Come entrare nella NATO

Come procedura per i paesi che vogliono aderire (nella fase di pre-adesione), esiste un meccanismo chiamato “Piano d’azione per l’adesione” o Membership Action Plan (MAP). Esso viene introdotto nel vertice di Washington del 23-25 aprile 1999. La partecipazione al MAP prevede per un paese la presentazione di un rapporto annuale sui progressi fatti nel raggiungere i criteri stabiliti; la NATO provvede poi a rispondere a ciascun paese con suggerimenti tecnici e valuta singolarmente la situazione dei progressi. È previsto che entrino nel MAP Bosnia ed Erzegovina, Georgia ed Ucraina.

Un altro meccanismo di pre-adesione è il cosiddetto “Dialogo intensificato” o Intensified Dialogue, che è visto come passo precedente prima di essere invitati al MAP.

L’organizzazione interna della NATO

La NATO ha sede a Bruxelles. Si compone di una duplice struttura, politica e militare.

L’organizzazione politica della NATO è basata sulla regola del consenso unanime e comprende tre organi.

Il Consiglio Atlantico (North Atlantic Council, NAC) è formato dai Rappresentanti permanenti ed è l’organismo con potere politico all’interno della NATO. Si riunisce almeno una volta a settimana e occasionalmente vengono realizzati con l’integrazione di Ministri degli esteri, Ministri della difesa o Capi di Stato e di governo; questi incontri sono quelli in cui solitamente l’alleanza prende le decisioni politiche più importanti.

L’Assemblea parlamentare (Parliamentary Assembly), è formata dai legislatori dei parlamenti dei Paesi membri integrati da quelli di 13 paesi associati. È ufficialmente una struttura parallela ma staccata dalla NATO; il suo scopo è quello di riunire deputati dei paesi NATO per discutere di temi relativi alla sicurezza e alla difesa.

Il Segretario generale (Secretary General, NATO SG) proviene da uno dei Paesi membri europei, presiede il Consiglio e rappresenta la NATO a livello internazionale, ed è affiancato dal Vicesegretario generale (Deputy Secretary General, NATO DSC).

Organizzazione militare della NATO

L’organizzazione militare della NATO è articolata in vari comandi con sedi nei diversi paesi membri.

Al vertice è costituita dal Comitato militare (NMC) con sede a Bruxelles. È guidato da un Presidente (un ufficiale generale), è formato dai rappresentanti militari dei Paesi membri e ha il compito di decidere le linee strategiche di politica militare della NATO. Provvede, inoltre, alla guida dei comandanti strategici, i cui rappresentanti partecipano alle sedute del Comitato, ed è responsabile per la conduzione degli affari militari dell’Alleanza.

Il rappresentante militare è l’altra figura rilevante della delegazione permanente dei Paesi membri presso la NATO. Egli è un ufficiale con il grado di generale di corpo d’armata o corrispondente che proviene dalle forze armate di ciascun paese membro.

Dal Military Committee dipendono lo Stato maggiore militare internazionale (IMS), responsabile dell’amministrazione degli enti militari, il Comando alleato della trasformazione (ACT) con sede a Norfolk, negli Stati Uniti, responsabile della redazione delle strategie future e dell’elaborazione della dottrina operativa, logistica e addestrativa NATO, ed il Comando alleato delle operazioni (ACO) con sede a Mons, in Belgio, responsabile delle attività di comando sulle forze NATO impiegate in operazioni, nonché in capo agli enti territoriali dislocati in Europa.

Le missioni di pace: l’ISAF

La NATO ha avviato numerosissime missioni fin dai tempi della guerra fredda. Una delle missioni con più risalto a livello internazionale è la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza (ISAF); un’operazione di supporto al governo dell’Afghanistan nella guerra contro i Talebani e al-Qaida dopo il rovesciamento dell’Emirato islamico dell’Afghanistan.

La missione viene costituita su mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 20 dicembre 2001, con il compito di sorvegliare la capitale Kabul. Ma anche la vicina base aerea di Bagram dai Talebani, elementi di al-Qāʿida ed eserciti mercenari; in particolar modo di proteggere il governo transitorio guidato da Hamid Karzai.

L’Italia ha detenuto il Comando dell’ISAF tra il 2005 e il 2006, contribuendo alla missione con circa 4.200 unità, risultando il quinto fornitore di truppe. Il contributo italiano si suddivide tra Kabul e la regione occidentale, soprattutto nelle Province di Herat e Farah.

Martina Ratta per Questione Civile

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