Le Fake News nell’Antichità: caso greco di Pausania

Le fake news

Le Fake News nell’Antichità: la falsa lettera di Pausania al Re di Persia

Le fake news sono un grande problema che, quotidianamente, affligge le vite di tutti noi. Dai social network, ai giornali, ai telegiornali, ai talk show, le fake news stanno acquisendo sempre più rilevanza.

L’aspetto più preoccupante della vicenda è che spesso queste notizie false vengono prese per vere, senza che vengano verificate. La questione assume peso ancor maggiore nel momento in cui persone influenti della società contemporanea le diffondono convincendo chi li segue della bontà della notizia postata.

“Pesce d’Aprile”

-N. 1

Questo è il primo numero della Rubrica di Rivista dal titolo “Pesce d’Aprile“, che parlerà del concetto di “fake news” in vari ambiti. La Rubrica vede la collaborazione tra le Aree di Storia Antica e Medievale, Economia, Affari Esteri, Lettere, Scienze Umane, Storia Moderna e Contemporanea, Arte e Cinema

Le fake news: un potere pericoloso

Dall’antica Grecia al significato dell’imboscata di Teutoburgo (sulla quale trovate qui il relativo articolo), passando per la Firenze rinascimentale fino ad arrivare all’ascesa dei totalitarismi nel ‘900, le fake news sono sempre esistite. Molti ne hanno tratto vantaggio, molti le hanno sfruttate per indebolire i propri avversari, altri ancora ne sono stati rovinati.

L’esempio più vicino a noi di fake news è la finta morte di Danilo Bertazzi, conosciuto dalla generazione degli anni ’90 come il barista Tonio Cartonio della Melevisione. Dieci anni fa, qualcuno mise in giro la voce secondo cui Danilo fosse morto. Non essendo i social attivi come nella nostra epoca, molti caddero nella trappola di questa notizia falsa. Inutile da dire che Bertazzi ne risentì, subendo un contraccolpo psicologico non indifferente.

Ho riportato questo esempio per far capire quanto una notizia falsa possa danneggiare i diretti interessati come le persone che la condividono. È bene, dunque, verificare le notizie prima di darle in pasto al web.

Le fake news nell’Antica Grecia: la falsa lettera di Pausania a Re Serse di Persia

Essendo questo un articolo appartenente all’Archivio di Storia Antica, ho deciso di trattare il primo caso di fake news conclamata e riportata dalle fonti storiografiche. Questa falsa notizia è conosciuta come “La lettera mai scritta di Pausania a Serse, il Re di Persia.”

Tucidide, noto storico e storiografo greco del V Secolo a.C. (460-404 a.C.), ci fornisce materiale a riguardo. Egli infatti inserisce, nell’opera Storie (1.128.7), una lettera attribuita a Pausania, reggente di Sparta. Secondo lo storico, la lettera riportava queste parole:

Pausania, capo di Sparta, volendo farti un favore ti rimanda questi uomini che ha catturato in guerra: e mi propongo, se anche tu sei d’accordo, di sposare tua figlia e di rendere soggetta a te Sparta e il resto della Grecia. Se dunque qualcuna di queste proposte è di tuo gradimento, invia alla costa un uomo di fiducia, tramite il quale condurremo le nostre trattative”.

Questa lettera sarebbe, secondo Tucidide, la dimostrazione di un alto tradimento operato da Pausania, reggente di Sparta. Egli, secondo lo storico, avrebbe offerto Sparta e la Grecia al Re di Persia in cambio della mano della figlia di quest’ultimo. Il tradimento sarebbe stato particolarmente grave poiché commesso dal reggente di Sparta nonché eroe della battaglia di Platea (avvenuta nel 479 a.C.) insieme a Temistocle.

Le fake news: perché Pausania ne fu vittima?

Tucidide, che evidentemente non amava il reggente, riportò addirittura la risposta positiva di Re Serse. Questa lettera potrebbe (ovviamente differente nel contenuto) anche essere stata vera, ma non ci sono certezze. Dunque, una volta riportate le due lettere nell’opera storiografica, la Grecia aveva a sua disposizione le armi perfette per organizzare il processo per alto tradimento ai danni di Pausania.

Ma perché Pausania fu vittima di questa fake news? Perché accusarono e processarono l’eroe di Platea sulla base di prove false?

La risposta è semplice: Pausania fu vittima di questo processo perché i suoi rivali volevano sbarazzarsi di lui, fisicamente e politicamente. Il reggente di Sparta, una volta rientrato da Bisanzio (odierna Istanbul, Turchia), aveva avviato un radicale rinnovamento politico nella città. Questa cosa non piacque ai suoi avversari politici che, una volta stabilita la condanna a morte nel processo creato ad arte, stabilirono in quale modo Pausania avrebbe raggiunto il regno dei morti.

Il reggente di Sparta, caduto in disgrazia e vittima di una congiura, si rifugiò nel tempio di Atena Calcieco. In quel luogo lo murarono vivo, e morì di stenti. Gli storiografi di fine ‘800 individuarono la motivazione ufficiale di questa condanna. Si trattò di medismo, ovvero il provare simpatia ideologica nei confronti dell’Impero Persiano, un sentimento ritenuto intollerabile nell’Antica Grecia, specialmente dopo la distruzione causata dai Persiani.

Tuttavia, come detto, questa accusa era fondata su prove false.

Legittimare il processo di Pausania: il caso di Temistocle

Per stoppare eventuali proteste ed insurrezioni, coloro che avevano condannato Pausania accusarono anche Temistocle di alto tradimento e di aver complottato per vendere la Grecia al Re di Persia. Tucidide ci riporta nelle sue Storie (135.1-3) che furono ritrovati altre lettere ed altri documenti. Questi furono poi impiegati come prove durante il processo a Temistocle.

Gli Ateniesi inviarono un manipolo di uomini (a cui si aggiunse un contingente militare mandato da Sparta) ad Argo a catturare il secondo eroe di Platea, dove Temistocle si trovava in esilio. Temistocle, come Pausania a Sparta, si era attirato l’odio degli avversari politici a causa del suo tentativo di instaurare una politica di pace con la Persia. Vistosi circondato e capendo di essere sul punto di essere condannato a morte come Pausania, Temistocle fuggì da Argo, facendo perdere le sue tracce.

Le ipotesi sulla fuga di Temistocle sono molte, ma la più accreditata è quella secondo cui l’eroe ateniese di Platea si sarebbe rifugiato proprio in Persia, alla corte di Re Artaserse. La domanda che la storiografia si pone è la seguente. Temistocle fuggì alla corte di Artaserse per vendicarsi dei suoi accusatori (quindi, commettendo il tradimento dopo essere stato accusato) o andò dal Re di Persia perché era già suo alleato e dunque traditore della Grecia?

Non lo sapremo mai. Possiamo solo provare ad immaginare come realmente siano andate le cose tra Temistocle e coloro che lo accusavano di tradimento, ma si sa, la Storia non si crea con i “se” e con i “ma”.

Conclusione

Abbiamo, dunque, visto che le fake news esistono da tempo, dai tempi in cui Atene e Sparta combattevano per la libertà della Grecia contro la Persia. Così come ai giorni nostri, anche nel V Secolo a.C. accuse false distrussero due grandi eroi dell’antichità

Pausania e Temistocle, l’uno condannato a morte e murato vivo, l’altro che riuscì a fuggire in tempo prima di essere condannato. Due grandi soldati, due grandi eroi che si batterono in prima linea per respingere l’invasione persiana furono le due prime vittime delle fake news, che li portarono alla rovina.

Invito coloro che hanno letto questo articolo a riflettere e a capire come una notizia, se non verificata, possa essere un’arma. Riflettete e verificate, e solo dopo diffondete. Perché le fake news sono come le guerre, nessuno ne esce realmente vincitore.

Francesco Ummarino per Questione Civile

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