L’esordio di Alessandro Magno: le prime battaglie

Esordio

Capitolo II: l’esordio del “Figlio del Sogno”

Nella seconda tappa di questo breve viaggio alla scoperta del Figlio del Sogno, vedremo Alessandro muovere i primi passi nel mondo dei grandi, lo vedremo partire con suo padre per fare le prime esperienze sul campo di battaglia e, inaspettatamente, lo vedremo in esilio. Bucefalo è inquieto, farete meglio a partire il prima possibile. La pausa è finita. Riprende il viaggio alla scoperta del Figlio del Sogno!

Alessandro Magno: ascesa e caduta dell’Astro Macedone”

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Questo è il secondo numero della Rubrica di Area dal titolo “Alessandro Magno: ascesa e caduta dell’Astro Macedone“, appartenente all’Area di Storia Antica e Medievale

I primi passi e l’esordio sul campo di battaglia

Compiuti 16 anni, Alessandro giunse al suo esordio nel mondo dei grandi. Siccome Re Filippo dovette partire alla volta di Bisanzio (odierna Istanbul), prese una decisione che sarebbe presto passata alla storia: lasciò la Macedonia sotto la tutela di suo figlio. Per la prima volta nella sua giovane vita, Alessandro divenne responsabile del destino del suo regno, un regno che avrebbe presto portato alla grandezza.

Governare un regno, tuttavia, non è di certo cosa semplice. Bisogna effettuare scelte precise e corrette, bisogna prendersi cura del popolo e difendere i confini. Alessandro, infatti, si trovò a gestire una ribellione dei Maedi, una tribù che era stanziata in un territorio compreso tra la Maedia e la Tracia. Il giovane principe gestì la situazione con velocità ed abilità, soffocando la ribellione in breve tempo. Per sancire ancora di più il suo trionfo, Alessandro si avventurò con il suo esercito nel territorio dei Medi, fondandovi la città di Alessandropoli.

Risolta la questione dei Maedi, Alessandro giunse al suo esordio sul campo di battaglia. Venne infatti inviato dal padre a gestire altre rivolte in Tracia, precisamente nella città di Amfissa. Il principe macedone giunse in città (dove lo raggiunse poi Filippo) nel 338 a.C. attraversando il passo delle Termopili. Dopo una lunga marcia, l’esercito macedone arrivò ad Elatea (vicino a Tebe). Gli Ateniesi si armarono sotto il comando di Demostene, alleandosi poi con i Tebani ed il loro Battaglione Sacro. I due schieramenti si sarebbero affrontati a Cheronea (città della Beozia), in uno scontro che sarebbe passato alla Storia.

Cheronea: l’inizio della leggenda del Leone di Macedonia

Non tratteremo, in questa sede, la battaglia di Cheronea nel dettaglio. Vi basti sapere che questo scontro entrò di diritto nella leggenda salendo agli onori delle cronache storiografiche. Secondo molte autorevoli personalità letterarie (tra cui Plutarco), Alessandro compì a Cheronea il primo grande capolavoro della sua carriera militare. Egli, infatti, rinfoltì i ranghi della sua cavalleria dotandola di armi di prima scelta. Sfruttando la potenza dei suoi cavalieri, Alessandro travolse il Battaglione Sacro Tebano e l’esercito ateniese di Demostene. Questa vittoria segnò l’inizio dell’ascesa del Leone di Macedonia e, soprattutto, mise fine al quarantennio di imbattibilità del Battaglione Sacro, che aveva a sua volta messo fine all’epopea della falange oplitica nella battaglia di Leuttra del 371 a.C. (argomento centrale di questo articolo).

337 a.C. : nasce la Lega di Corinto

In trionfo, Alessandro arrivò alle porte di Sparta, che venne tuttavia risparmiata per rispetto della sua leggendaria tradizione guerriera. Alessandro si recò quindi a Corinto con il suo esercito dove, nel 337 a.C., costituì un’alleanza che avrebbe coinvolto tutta la Grecia: la Lega di Corinto. Questa alleanza traeva ispirazione dall’esperienza della Lega Panellenica (nata nel 481 a.C. in chiave anti-persiana). Sotto l’attento (e, a tratti, invidioso) sguardo del figlio, Filippo venne nominato Comandante della Lega. Plutarco riporta nelle sue “Vite Parallele” che fu questa la prima occasione in cui Alessandro, rievocando la Lega del 481 a.C., diede segnali di voler mettere fine all’egemonia persiana in Oriente. Tuttavia, il giovane Macedone aveva appena 19 anni quando fece il suo esordio sul campo di batttaglia, e nessuno lo prese sul serio in quel momento. Un gesto di cui molti si sarebbero pentiti di lì a poco.

Ombre e complotti: il mondo del Leone si oscura

In modo del tutto inaspettato, Filippo II di Macedonia si innamorò di un’altra donna: si trattava di Cleopatra Euridice (figlia di Attalo, generale di Filippo). Alessandro diede in escandescenze alle nuove nozze del padre, poiché si rese conto che la nascita di un’eventuale erede di Filippo avrebbe messo a rischio la sua successione dinastica (per la quale Alessandro aveva sempre avuto una vera ossessione, come vi avevo spiegato nel primo articolo di questa rubrica). Infuriato, scappò con la madre Olimpiade in esilio a Dodona, città dell’Epiro su cui governava Re Alessandro d’Epiro, zio di Alessandro. Dopo pochi giorni, Alessandro si rifugiò in Illiria.

La situazione precipita con i primi sospetti a corte

La situazione, di lì a poco, sarebbe precipitata in maniera irreversibile. Nel 336 a.C., infatti, Filippo II Re di Macedonia e padre di Alessandro, morì per mano della sua guardia personale Pausania di Orestide. Molteplici potrebbero essere le motivazioni che portarono Pausania a macchiarsi di questa colpa. La meno probabile è l’ipotesi secondo cui Pausania sarebbe stato invidioso di Cleopatra Euridice. Lei era stata infatti preferita a lui da Filippo. L’ipotesi mediana è quella secondo cui Pausania avrebbe subito violenze dagli uomini di Attalo, zio di Cleopatra.

Colpo di stato o omicidio politico? L’indagine si chiude.

Le due ipotesi restanti, nonché le più probabili (la quarta più della terza) sono le seguenti. E’ possibile che l’assassinio di Filippo sia stato ordito da Olimpiade, madre di Alessandro. Lei. infatti, non poteva tollerare che un possibile figlio di Cleopatra e Filippo mettesse a rischio l’eredità di Alessandro; è altresì possibile (o meglio, probabile) che Pausania fu la mano armata di Dario III, Re di Persia, che volle eliminare il più pericoloso degli avversari sulla scena internazionale. Sta di fatto che Filippo II di Macedonia era morto. La situazione, dunque, era estremamente delicata, ed il vuoto di potere andava colmato quanto prima.

Conclusione

L’assassinio di Filippo II, Re di Macedonia, scosse l’intero mondo greco. Uno dei più grandi conquistatori del mondo antico era stato ucciso in una congiura ordita da chi voleva sottomettere la Grecia. Re Dario III, che fosse o meno il responsabile diretto dell’omicidio di Filippo III, si trovò all’improvviso in una posizione di netto vantaggio. Rinforzò le sue armate, creando un esercito di circa 52.000 uomini, (40.000 unità di fanteria e 12.000 unità di cavalleria pesante), 200 carri falcati (carro a due o quattro ruote con rostri metallici estremamente affilati ai suoi lati) e 15 elefanti per muovere guerra alla Lega Ellenica. Insomma, Dario III sentiva di avere la vittoria in pugno.

Peccato che, come diremmo noi oggi, fece i conti senza l’oste, ignaro che la furia del Leone di Macedonia si sarebbe presto abbattuta su di lui. Gli alti dignitari ed i membri dell’alto comando militare macedone si sarebbero riuniti di lì a poco per eleggere un nuovo Re, un Re il cui astro avrebbe illuminato i cieli per i seguenti 13 anni. Il Figlio del Sogno, poco dopo il suo esordio sul campo, era pronto a diventare l’Astro del Mattino e della Sera, e nessuno avrebbe potuto ostacolarlo. Nemmeno Dario III Re di Persia, che presto avrebbe vissuto il peggiore degli incubi.

Francesco Ummarino per Questione Civile

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