Agincourt: una battaglia divenuta leggenda

Agincourt

La battaglia di Agincourt: una battaglia tra storia e leggenda, con un leggendario protagonista

Le radici, le cause, lo svolgimento e il protagonista dello scontro di Agincourt, la battaglia che segnò i destini di due grandi monarchie.

Le origini del conflitto: la sfida di Edoardo III

La serie di conflitti meglio conosciuta con il nome di Guerra dei Cent’Anni si aprì ufficialmente nel 1340, quando Edoardo III d’Inghilterra si proclamò re di Francia. Per lungo tempo, attraverso tutti i primi secoli del Medioevo, i re d’Inghilterra avevano potuto contare su vari possedimenti oltremanica, che si erano accumulati partendo dalla natale Normandia. Questo avvenne anche grazie alle unioni matrimoniali scaltre orchestrate dai membri della dinastia regnante dei Plantageneti.

Nel momento di maggior espansione inglese in territorio francese, intorno al 1180, i Plantageneti detenevano, in forma diretta e indiretta, tutti i territori della fascia ad est di Parigi. Nel 1328, nove anni prima dello scoppio delle ostilità, i territori sotto la giurisdizione inglese in Francia erano stati fortemente ridotti dalla riconquista francese. Gli inglesi controllavano ancora il fondamentale porto di Calais, sulla Manica, e la parte marittima e meridionale dell’Aquitania.

Nonostante l’apparente stabilità del regno di Francia data dall’esclusione degli inglesi dai suoi territori, la monarchia stava attraversando una travagliata crisi di successione. Con la morte, a pochi anni di distanza, dei tre figli maschi di Filippo IV il Bello, nel 1328 si era estinta la dinastia che aveva regnato sulla Francia per 348 anni, quella dei Capetingi. Era, dunque, stato scelto come successore al cugino Filippo V, nipote del Bello e appartenente al ramo dei Valois. Filippo di Valois, però, non era l’unico candidato nel cui sangue scorreva sangue capetingio. La madre di Edoardo III, la potentissima regina Isabella, era ella stessa figlia di Filippo IV. Edoardo III aveva, dunque, secondo le leggi inglesi, ben più diritto al trono francese del cugino, che era invece protetto dalla legge salica e nel 1340 era convinto di far valere quel diritto.

La politica inglese prima di Agincourt

Le fasi della guerra costituirono un aggravante sulle politiche interne delle due monarchie. In Francia, i re Valois non avevano ancora la forza sui grandi nobili necessaria ad imporre uno stato di guerra perpetuo. In Inghilterra, durante il regno di Edoardo, furono seminate le premesse per la guerra civile che poeticamente fu soprannominata Guerra delle due Rose. Edoardo III aveva sposato nel 1328, su suggerimento della madre, Filippa di Hainaut. L’amato primogenito, il vincitore di innumerevoli battaglie in Francia, Edoardo di Woodstock, morì prematuramente nel 1376, lasciando come erede il giovanissimo principe Riccardo.

La morte di Edoardo di Woodstock, che aveva preceduto il padre di poco più di un anno, e la giovane età di Riccardo portarono il potere nelle mani di John di Gaunt.

John di Gaunt fu il fondatore del ramo Lancaster della famiglia dei Plantageneti. Furono suo figlio e suo nipote però a detenere il trono. Essi diedero così origine alla prima fase del conflitto della Guerra delle Due Rose, con il predominio della casa Lancaster sulla casa di York. Enrico IV aveva, infatti, deposto il cugino Riccardo II nel 1399 e a lui era succeduto il figlio, Enrico V.

Il protagonista di Agincourt: Enrico V Plantageneto

Dopo anni giovanili tormentati da frequenti scontri con il padre, del quale non condivideva le politiche, Enrico divenne re nel 1414, un giorno dopo la morte del genitore. Spese i suoi primi anni di regno a ricomporre diverse crisi interne; tra queste, una trama tesa a spodestarlo architettata dai parenti York e in favore di suo cugino, il conte di March.

Riunito il fronte interno, Enrico si preparava a quelli che erano i suoi veri obiettivi: la ripresa delle ostilità contro i francesi e la riconquista dei territori sottratti da loro alla corona inglese. Enrico aveva richiesto che gli fossero consegnate non solo le antiche regioni inglesi dell’Aquitania, ma anche regioni fin dove mai il dominio inglese si era spinto. Il re inglese poteva anche approfittare del momento di debolezza della monarchia francese, dato dalla malattia mentale che aveva colpito il suo re, Carlo IV.

L’arrivo in Francia e la campagna

Dopo mesi di attenta preparazione, la prima spedizione inglese capitanata da Enrico salpò dalle coste inglesi nel giugno 1415. La spedizione era stata preparata da Enrico anche dal punto di vista diplomatico. Grazie ad attente contrattazioni, il giovane re era riuscito ad assicurarsi la neutralità del duca di Borgogna, Giovanni il Temerario. Giunto in Normandia nell’agosto del 1415, Enrico pose sotto assedio Harfleur, con un esercito di 12 mila uomini.

L’assedio durò più di quanto Enrico avesse preventivato e sebbene alla fine conquistarono la città, la vittoria richiese un altissimo prezzo. L’esercito inglese era stato infatti decimato da morti in battaglia, malattie, con la dissenteria che dilagava e mieteva vittime, e diserzioni. Forte della vittoria ottenuta però, il giovane re decise di tornare in Inghilterra, lasciando Harfleur e mettendosi in marcia, con quanto rimaneva del suo esercito, verso Calais. Il ritardo nella marcia, causato dalla condizione del piccolo esercito inglese e dalle difese francesi sul fiume Somme, permise però ai francesi, guidati da Charles d’Albret di intercettare le manovre di Enrico e bloccare la strada degli inglesi verso la salvezza presso Agincourt, un paese dell’entroterra francese a 70 chilometri da Calais.

I numeri della battaglia di Agincourt e la disposizione dell’esercito

L’esercito inglese accampato nei dintorni di Agincourt non era nelle giuste condizioni per affrontare una battaglia. Dei 12 mila uomini che erano partiti con Enrico, ne rimanevano, secondo le testimonianze, circa 6 mila. La loro situazione fisica non era delle più rosee: la dissenteria continuava a mietere vittime tra i loro ranghi ed avevano dovuto marciare per 320 chilometri, il più velocemente possibile, proprio nel tentativo di evitare lo scontro diretto.

Gli studiosi non sono concordi nello stimare i numeri dell’esercito francese. Molti ritengono che si trattasse di un esercito di 20 o 30 mila uomini, altri riducono queste cifre fino ad affermare che fossero presenti sul campo solo 12 mila uomini. Nella più rosea delle previsioni, c’erano due francesi per ogni soldato inglese, nel peggiore dei casi, c’erano 4 o 5 soldati francesi per ciascun inglese. Inoltre, se la maggior parte dell’esercito francese era formato dalla cavalleria pesante, Enrico aveva ormai a disposizione solo fanti e arcieri. La massima popolare afferma che i numeri non vincono le battaglie, ma sicuramente aiutano. Quanto accadde ad Agincourt costituì una delle più celebri eccezioni a queste regole.

La battaglia

La genialità del re inglese si riscontrò nel suo essere consapevole del suo svantaggio. Enrico, la mattina del 25 ottobre, schierò le sue forze dal lato più stretto della piana. Questo gli avrebbe permesso di tenere il campo con numeri minori e di diminuire la forza di impatto dell’attacco francese, dato che la cavalleria avrebbe dovuto serrare i ranghi e rallentare per arrivare a colpire gli inglesi. Inoltre, Enrico dispose i suoi arcieri dotati di archi lunghi, che avevano una gittata di 230 metri circa, sui fianchi, così da permettere loro una migliore mira. Davanti agli uomini d’arme, in via del tutto eccezionale fece predisporre dei pali lunghi e appuntiti, piantati nel terreno, una completa novità rispetto alle tecniche belliche inglesi sperimentate nelle precedenti battaglie di Crecy e Poitiers.

Tutto si svolse secondo i piani di Enrico. La cavalleria pesante francese, rallentata anche dal terreno fangoso, si dimostrò inutile a confronto con le capacità degli arcieri inglesi. Chiusi nel centro dalla pioggia di frecce, non restava ai cavalieri francesi altro che gettarsi contro gli uomini d’armi, protetti dalle palizzate.

La battaglia non durò più di tre ore e alcuni racconti stimano che essa durò addirittura una singola mezz’ora. La vittoria inglese fu schiacciante: secondo gli studiosi, solo 400 uomini inglesi morirono, mentre dal lato francese le perdite ammontarono a quasi 6000 uomini, quasi tutti cavalieri.

I risultati a lungo termine e la battaglia nella storia

Enrico proseguì nella strada verso Calais e fece ritorno in Inghilterra. La battaglia fu considerata dai contemporanei come il successo più strepitoso mai ottenuto contro i francesi. La popolarità di Enrico V era aumentata a dismisura, sia sul fronte interno che sul fronte estero. Con il trattato di Troyes del 1420, Enrico, forte del campo di Agincourt, ottenne dal re francese di sposare sua figlia Caterina e fu nominato erede al trono.

La prematura morte di Enrico, la giovane età e debole costituzione annullarono il successo di questa battaglia; sul fronte interno, gli York strapparono il trono ai cugini Lancaster, mentre i francesi conquistarono i territori perduti. La battaglia e il suo protagonista rimasero però nell’immaginario collettivo inglese, tanto che, 184 anni dopo, furono i protagonisti di uno dei grandi drammi storici di William Shakespeare.

Martina Parini per Questione Civile

Bibliografia e sitografia.

  • C.D. Ross, Henry V, in BRITANNICA, 1999.
  • J. Martinez, The battle of Agincourt, in BRITANNICA, 2021.
  • R. Comba, Storia medievale, Raffaello Cortina editore, Azzate, 2012.

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