Doms: delayed onset muscle soreness

Doms

Teorie e nuove ipotesi sui doms: i dolori muscolari a insorgenza ritardata

Il seguente articolo proporrà una rassegna delle attuali conoscenze sul fenomeno dei doms e presenterà una nuova interessante teoria che ne spiega le cause e i sintomi.

La scoperta di Theodore Hough

Theodore Hough (1865-1924) fu il fisico americano che nel 1902 per primo descrisse il fenomeno del dolore muscolare insorto a seguito di sessioni di allenamento particolarmente intense.

La sensazione di dolore e di indolenzimento percepita diverse ore dopo l’esercizio viene definita da Hough “DOMS”: “delayed onset muscle soreness”, ossia “dolori muscolari a insorgenza ritardata”.

Come si riconoscono i doms?

I doms, conosciuti anche come “febbre muscolare”, si manifestano attraverso una sensazione di vivo dolore e indolenzimento che raggiunge il suo picco tra le 24 e le 48 ore dopo il termine dello sforzo e che perdura per diversi giorni. In questo intervallo di tempo si registrano frequentemente altri sintomi, quali fatica, rigidità e difficoltà a contrarre i muscoli interessati.

Solitamente l’intensità della sintomatologia è direttamente proporzionale all’intensità dello sforzo, in particolare, se si eseguono attività inusuali alle quali non si è abituati.

Non a caso, i doms sono particolarmente evidenti in soggetti non allenati o poco allenati; è sufficiente una corsa dopo un lungo periodo di inattività per evocare intensissimi dolori agli arti inferiori nei giorni successivi allo sforzo. Non sono però esenti nemmeno gli atleti che periodicamente si trovano ad aumentare il carico di lavoro dei propri allenamenti.

Insomma, i doms non risparmiano nessuno, ma la buona notizia è che i muscoli tendono ad adattarsi agli stimoli ai quali sono sottoposti, motivo per cui quando ci si allena regolarmente i sintomi diventano sempre più sopportabili fino a scomparire (questo almeno fino a che non si decide che è il momento di alzare l’asticella della nostra performance).

La teoria dell’acido lattico

Per molto tempo si è creduto che il dolore e l’indolenzimento fossero causati dall’accumulo di acido lattico nei muscoli coinvolti nell’esercizio. Questo falso mito è stato ormai in gran parte sfatato; è stato dimostrato che l’acido lattico raggiunge la sua massima concentrazione nel sangue entro 60” dall’inizio dello sforzo e viene completamente smaltito in circa 2-3 ore.

La teoria dell’acido lattico, evidentemente incompatibile con l’insorgenza dei doms, spiega piuttosto i cosiddetti “AOMS” (Acute Onset Muscle Soreness), ovvero il sentimento di indolenzimento e i dolori che si percepiscono nel corso dell’allenamento o immediatamente a seguito di esso.

Ma quindi quali sono le cause che determinano la comparsa dei doms?

La letteratura scientifica sembra oggi attribuire all’insorgenza della febbre muscolare delle cause multifattoriali; sembra che il dolore sia causato da microlesioni delle fibre muscolari, a cui segue un’infiammazione dei tessuti circostanti.

Tale infiammazione andrebbe a irritare i nocicettori: si tratta dei nervi deputati al riconoscimento degli stimoli dolorifici. I nocicettori sarebbero quindi i veri protagonisti della percezione di dolore evocata a seguito di attività fisica.

Una nuova interessante teoria

Nel 2020 Balazs Sonkodi e collaboratori pubblicarono un articolo riguardante i doms, sostenendo che per oltre 100 anni gli studiosi hanno seguito una strada sbagliata nel cercare di spiegare l’eziologia del fenomeno.

Secondo gli autori dello studio, infatti, i doms sarebbero una conseguenza di un danno neurale piuttosto che muscolare. Nello specifico, I doms sarebbero causati dalla compressione delle terminazioni nervose a livello del fuso neuromuscolare (neuroni sensoriali suscettibili allo stiramento localizzati all’interno delle fibre muscolari) quando si eseguono delle contrazioni muscolari. Questo fenomeno, seppure complementare ai già descritti danni tessutali, infiammazione e irritazione dei nocicettori, sarebbe il principale determinante del dolore.

I doms sono indicatori di un allenamento di qualità?

La risposta è no! Se è vero che il dolore è causato principalmente dalla stimolazione del sistema nervoso e in particolare dei nocicettori, i doms rappresentano più un sintomo che ci fa capire che non eravamo abituati a quell’esercizio.

Torniamo all’esempio del soggetto sedentario che, dopo un lungo periodo di inattività esce di casa per fare una corsa: il suo dolore non sarà direttamente causato dal danno muscolare. Se così fosse, il dolore provato dagli atleti professionisti sarebbe a dir poco insopportabile e non renderebbe possibile la ripetizione di più allenamenti a settimana.

Per avere prova di ciò è sufficiente provare ad allenarsi quando la sintomatologia non si è ancora risolta del tutto; quello che l’atleta sperimenterà è che i doms diminuiranno. Questo perché l’aumento dell’afflusso di sangue favorirà il drenaggio dei metaboliti che stimolavano i nocicettori, anche se l’allenamento avrà causato nuovo danno tessutale.

Quali rimedi si possono attuare nei confronti dei doms?

Nonostante la pessima fama che li contraddistingue, i doms sono perfettamente fisiologici, e qualsiasi atleta amatoriale e professionista deve imparare a gestirli se ambisce a sviluppare nel tempo la propria performance.

Un consiglio è quello di non strafare; un programma di allenamento è efficace quando propone lo sviluppo delle capacità dell’atleta in modo graduale, partendo cioè dal suo attuale livello di performance e sviluppandolo nel corso degli allenamenti.

Nei paragrafi precedenti è stato sottolineato come i doms insorgano prevalentemente a seguito di attività inusuali o particolarmente faticose; dunque, sottoporsi a sedute di allenamento estenuanti, con l’erronea convinzione che la cosa garantisca risultati più velocemente, non farà altro che causare un’acutizzazione dei sintomi, imponendo tempi di recupero più lunghi.

Esistono poi degli accorgimenti che permettono di tenere sotto controllo i sintomi: per esempio è consigliabile abbinare agli allenamenti una corretta alimentazione e una buona qualità del sonno. Questo consentirà un recupero ottimale e creerà i presupposti ottimali per sottoporsi a una nuova sessione di allenamento.

Marco Manzoni per Questione Civile

Bibliografia e sitografia

  • A. Giuseppe, A. Guglielmo, B. Roberto; “Fisiologia dell’uomo”; Edi. Ermes editore; 2003;
  • Balazs Sonkodi et Al., “have we looked in the wrong direction for more than 100 years? delayed onset muscle soreness is, in fact, neural microdamage rather than muscle damage”. antioxidants (basel). 2020 mar 5;9(3):212. doi: 10.3390/antiox9030212;
  • https://everything.explained.today/Delayed_onset_muscle_soreness;
  • “DOMS: indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata”, projectinvictus.it, 14 settembre 2018;
  • “DOMS-una nuova ipotesi”; streamed podcast, 28 settembre 2020.
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