Dantedì: storia del giorno conteso per il Sommo Poeta

Dantedì

Come nasce il Dantedì, il giorno dedicato al più grande poeta di tutti i tempi, e altre storie

Chiunque abbia scelto di aprire e leggere questo articolo sa cos’è, anche solo per sommi capi, il Dantedì. Ma ciò che non sa, probabilmente, è che appartiene a due possibili categorie di conoscitori del tema. La prima è formata da coloro che sanno tutto sul Dantedì e non si annoiano a sentirne raccontare la storia ancora e ancora, in articoli che – come speriamo sia questo – cercano di trasmettere, in modi originali e sempre diversi, tutta la passione che ha plasmato e che ancora informa la giornata dedicata a Dante Alighieri.

La seconda categoria è quella che tendenzialmente chi scrive articoli come questi preferisce – ma che non si sappia tra coloro che si sono riconosciuti nella prima! È formata dai curiosi, da coloro che conoscono il significato della parola Dantedì, ma a cui non basta ciò che si dice a scuola o nel breve trafiletto che si dedica al tema sui quotidiani.

Questo articolo è per entrambe le categorie che possono ben riassumersi in una caratteristica comune: la curiosità. Che questa sia volta verso il modo in cui un argomento già noto viene posto, o verso il contenuto che ne stuzzica l’accensione, poco importa. L’importante è che si scelga di avvicinarsi a un mondo fatto di parole, letteratura, storia, arte e grande, enorme passione, quella che abbiamo cercato di raccontarvi nel ciclo di articoli che compone la Rubrica “700 anni con Dante”. Se vi siete persi i numeri precedenti e volete recuperarli potete farlo cliccando qui 700 anni con Dante.

“700 anni con Dante”

-N. 13

Questo è il tredicesimo numero della Rubrica di Rivista dal titolo 700 anni con Dante, finalizzata ad analizzare la figura del Sommo Poeta da diversi punti di osservazione. La Rubrica vede la collaborazione tra le Aree di Storia Antica e Medievale, Economia, Affari Esteri, Lettere, Scienze Umane, Storia Moderna e Contemporanea, Arte, Cinema, Tecnologia, Filosofia del Diritto, e Filosofia Teoretica

Come nasce il Dantedì

Pochi sanno, anche tra gli appassionati di Dante, che il giorno a lui dedicato nasce da una proposta fatta su un quotidiano. L’idea nasce dalla mente di Paolo Di Stefano, giornalista e scrittore originario di Avola, ma cresciuto a Lugano, in Svizzera. Di Stefano fu allievo di Cesare Segre ed è affermato editorialista delle maggiori testate italiane. Fu proprio sul Corriere della Sera, infatti, che il 19 giugno 2017 lo scrittore propose ciò che parve a tutti ovvio, ma che nessuno prima di lui aveva mai pensato di fare: dedicare una giornata alla memoria di Dante Alighieri.

Non che a noi italiani servisse un giorno per ricordare il padre della lingua italiana, croce e delizia degli studenti e delle loro infinite ore passate sui banchi tra parafrasi, stupori, noie e gioie infinite. Ma davanti al calo di interesse nei confronti del capolavoro dell’intera nostra cultura, la Divina Commedia, considerata appunto un obbligo scolastico più che un capolavoro letterario, e con l’avvicinarsi dell’importante anniversario dei settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, ci si accorse che quest’ultimo non aveva una giornata dedicata.  

A fronte, dunque, di una moltitudine di giornate dedicate ad altri scrittori (una per tutte, ad esempio, è il Bloomsday che ricorre il 16 giugno, il giorno in cui si svolge e che è, quindi, dedicato all’Ulisse di Joyce) ci si stupì a non averne ancora una proprio per Dante. La proposta di Di Stefano fu, allora, accettata immediatamente e con entusiasmo anche da enti insigni ed autorevoli come l’Accademia della Crusca o la Società Dantesca Italiana, anche se il primo Dantedì fu celebrato solo nel 2020.

Ma quando si celebra il Dantedì e perché: il giorno

La data che è stata individuata per il Dantedì è il 25 marzo – sì, esattamente oggi. Questa è stata stabilita su alcuni calcoli fatti da critici, italianisti ed esperti che hanno individuato la presunta data di inizio del viaggio ultraterreno di Dante. Anche la data dell’8 aprile era stata presa in considerazione, ma fu poi preferita quella del 25 marzo.

Il motivo è stato ampliamente argomentato da grandi studiosi. Si legge, infatti, in alcuni documenti della Società Dante Alighieri che

“il viaggio di Dante è da collocare nel tempo dell’equinozio di primavera, quando il sole sorge e tramonta alla stessa ora in tutti i luoghi della terra e segna il momento climatico della rinascita della natura. Era, inoltre, opinione comune nel Medioevo che i sei giorni della creazione del mondo fossero culminati proprio con l’equinozio di primavera, così come la parabola terrena di Cristo, dall’incarnazione alla morte, che segna la rinascita dell’umanità dal buio del peccato, fosse compresa fra due equinozi di primavera”.

Questi argomenti sono desunti dalle parole di Dante che nella prima cantica infernale, specifica le circostanze in cui avviene l’incontro con le tre fiere, più in particolare con la lonza:

Inferno I, 37-45

Temp’era dal principio del mattino,

e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle

ch’eran con lui quando l’amor divino   39

mosse di prima quelle cose belle;

sì ch’a bene sperar m’era cagione

di quella fiera a la gaetta pelle              42

l’ora del tempo e la dolce stagione;

ma non sì che paura non mi desse

la vista che m’apparve d’un leone.      45

In poche parole, in questi versi, il Poeta ci propone delle circostanze astrali particolarmente esatte. Sono le prime ore del mattino, quando il Sole sorge nella costellazione dell’Ariete. La sua discesa inizia, cioè, nel giorno dell’equinozio di primavera

Ma quando si celebra il Dantedì e perchè: l’anno

Per essere ancora più precisi i critici che stabilirono il momento in cui inizia il viaggio del Sommo Poeta, ma anche di individuarne l’anno.

Per farlo partirono da uno dei versi più noti di tuta l’opera, le primissime parole che la compongono: Nel mezzo del cammin di nostra vita. Se si parte dall’assunto secondo cui la vita media di un uomo al tempo di Dante, fosse di circa settant’anni (convinzione che a Dante veniva anche da quanto si afferma nella Bibbia), allora dobbiamo immaginare che l’età cui qui fa riferimento sia all’incirca di trentacinque anni.

Sapendo poi che il Poeta era nato nel 1265, l’anno preciso d’inizio della discesa all’inferno è da collocarsi nel 1300. Un anno pieno di valenze importanti per un autore cristiano e così attento ai contenuti simbolici come Dante.

Il 1300 fu l’anno in cui papa Bonifacio VIII proclamò il Giubileo. Questo si celebra, secondo il credo cattolico, solo negli anni in cui il giorno dedicato a San Giacomo Maggiore, il 25 luglio, cade di domenica. Questo avvenne appunto nell’anno preso in considerazione. Tutto ciò legittimava e riempiva di valore un viaggio di per sé inimmaginabile, reso possibile, nella visione di Dante, solo per concessione divina e in una circostanza particolare come quella della celebrazione dell’Anno Santo.

L’anno in questione, al di là delle considerazioni religiose, era anche il primo anno di un nuovo secolo. Un’idea potentissima, piena di significato che si ricollegava all’idea di rinascita posta anche dalla scelta dell’equinozio di primavera come giorno deputato all’inizio del viaggio.

L’inizio del viaggio e la vicenda personale di Dante

L’idea, poi, che il viaggio potesse iniziare in un momento in cui il papa poteva concedere il perdono ai cristiani pentiti per ogni peccato, si legava anche alla personale vicenda di Dante. Il poeta aveva, infatti, intrapreso quello che è, sì, un viaggio di conoscenza, – in modo totalmente diverso dal viaggio di curiositas di Ulisse, condannato da Dio per lo sprezzo dei limiti a lui imposti per volontà superiore, come ben sanno tutti i bravi studiosi di uno dei più bei canti dell’Inferno dantesco – ma che è, ancora prima, un viaggio di redenzione.

Non è da dimenticare che Dante lega molto bene ogni sua opera alla fase di vita che si trova ad affrontare. Così, dopo la composizione della Vita Nova, dedicata all’amore carnale per Beatrice, il Poeta sente la necessità di redimersi, di riavvicinarsi alla via che lo porterà a contemplare Dio.

Ulteriore conferma dell’anno scelto proviene dal canto decimo dell’Inferno che ha a che fare con una circostanza della vita privata di Dante. Fu, infatti, proprio lui a firmare la condanna all’esilio dell’amico Guido Cavalcanti che più volte aveva preso parte ai disordini sorti a Firenze. Egli fu esiliato a Sarzana, ma, poco dopo, la condanna gli venne revocata permettendogli di tornare in patria dove morì all’inizio dell’autunno del 1300. È proprio nel decimo dell’Inferno che Dante afferma che l’amico è ancora vivo confermando sia l’anno che il giorno della sua partenza.

Conclusioni per il lettore da Dantedì

Tirando le fila del nostro ragionamento, potremmo dire che il giorno dedicato a Dante è simbolico e ragionato in un modo che fa giustizia alla sua opera, se non vogliamo azzardare a definirlo alla sua altezza.

Ogni singolo dato che riguarda il Sommo Poeta è pieno di passione, ricerca e cultura. La stessa passione che ha spinto Di Stefano a notare l’assenza di un giorno così importante; non è un giorno a caso come abbiamo tentato di dimostrare. La stessa passione che spinge l’autrice di queste righe a spigare tutto il lavoro che si nasconde dietro una parola e una data. Dantedì, 25 marzo (1300) 2022.

Così speriamo che per i lettori di ogni categoria possa risultare stimolante  e se questo articolo diventerà la miccia per far divampare il loro interesse, ci potremo dire soddisfatti; soddisfatti di aver rinsaldato i ranghi della categoria cui apparteniamo tutti noi che siamo arrivati a leggere fin qui: quella del lettore curioso, il lettore da Dantedì.

Noemi Ronci per Questione Civile

Bibliografia e Sitografia

Commedia, a cura di Giorgio Inglese, Carocci, 2016

https://divinacommedia.dante.global/dante/viaggio.htm

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