1492 e inizio dell’ età moderna: oltre l’America

1492

Il 1492 come anno di svolta e di crisi europea e mondiale

Non solo Colombo e le tre caravelle. La modernità, nel 1492, si apre con eventi tragici: la cacciata degli Ebrei di Spagna e la fine della Reconquista.

1492: questione di date

Basta dire 1492 e balza in testa uno fra i ricordi scolastici più persistenti: la scoperta dell’America, l’inizio dell’età moderna. E a sentire parlare di età moderna viene in mente anche la data successiva da ricordare nella «linea del tempo», il 1789: la Rivoluzione francese e il passaggio a quella che viene definita età contemporanea.

Questa delimitazione dell’età moderna – che peraltro non è l’unica, ma qui non interessa approfondire dibattiti quasi «matematici» – è, beninteso, convenzionale: nessun uomo o donna medievale (che peraltro non aveva la più pallida idea di cosa significasse la parola «medievale») si avvide, quando giunse la voce della scoperta del Nuovo Mondo, che la storia stava subendo una cesura epocale; e così pure nessun uomo «moderno» si svegliò con uno strano sentore di «contemporaneità» all’indomani della presa della Bastiglia.

Ciononostante, la scansione cronologica che vede negli anni 1492 e 1789 gli estremi di un’età, ha certamente i suoi buoni motivi per essersi imposta, ma ha senso adottarla se e solo se si comprende la portata capitale, per la storia non solo europea o «settentrionale», ma mondiale, delle due date suddette.

La questione mussulmana

Ci occupiamo qui del 1492. Se si disponesse di una macchina del tempo, scommetterei che il 1492 sarebbe uno dei «viaggi» più richiesti. Ma non così in fretta: per la nostra incolumità, prima di partire dobbiamo anzitutto assicurarsi di essere cristiani. Cristiani e cattolici obbedienti: non mussulmani, men che meno ebrei, peggio che mai animisti o, Dio ce ne scampi, atei o in qualche sorta dubbiosi.

Perché questa raccomandazione? Perché il 1492, prima (cronologicamente quantomeno) di essere l’anno della scintillante scoperta delle «Nuove Indie», è l’anno in cui termina la Reconquista (scilicet: la conquista della Spagna da parte di Ferdinando d’Aragona, ovviamente cattolico, ai danni dei Mussulmani). Più precisamente, il 2 gennaio 1492 re Ferdinando e consorte, la celebre Isabella di Castiglia, entrarono trionfalmente a Granada e, con la Santa Croce in mano, dichiararono la Spagna finalmente salva dal «pericolo» moro.

1492: modernità o «Medioevo»?

Questo avvenimento pare contrastare con la tipica visione che abbiamo dell’opposizione fra Medioevo, età del trionfo della Christianitas, ed età moderna, ritenuto il lasso temporale dell’affermazione della pluralità religiosa: in realtà, quantomeno per quanto attiene al caso spagnolo, le cose paiono del tutto contrarie.

Infatti, mentre nel Cantar del mio Cid, bellissimo poema spagnolo di epoca medievale (ca. 1200), è cantata la possibile alleanza fra cavalieri cristiani e Mori (mi riferisco all’amicizia, produttiva anche a livello militare, fra il Cid, protagonista cristiano, e il mussulmano Abengalbon), verso la fine del XV secolo inizia a serpeggiare per tutta l’Iberia una strana nozione: quella di limpieza de sangre («purezza di sangue»), secondo la quale era compito dello stato, attraverso funzionari «presi in prestito» dalla Santa Romana Chiesa – che peraltro inizialmente si oppose fermamente a questa strumentalizzazione (vedi la bolla pontificia Exigit sincerae devotionis) – , ristabilire una purezza che passava per la conversione forzata dei Mussulmani e per la cacciata degli Ebrei, fino ad allora presenza importantissima e numericamente consistente in Spagna.

Insomma: veniva imbastito in questi anni il meccanismo dell’Inquisizione Spagnola. Si faccia attenzione: siamo agli sgoccioli del cosiddetto Medioevo, e la tolleranza religiosa pare davvero aver fatto passi indietro rispetto alla precedente epoca, a (gran) torto definita «buia» e «oscurantista». Si prendano altri due dati che potranno spiazzare chi nella Modernità crede di vedere il trionfo del «razionale». Parliamo di ghetti ebraici e caccia alle streghe.

La cacciata ebraica del 1492

Il ghetto ebraico è istituzione tutta «moderna»: certo, l’antigiudaismo aveva avuto non trascurabili precedenti in epoca tardo-medievale, ma mai si erano viste cacciate di massa quali quella già menzionata – 1492, dalla Spagna – o quella dal Portogallo (1497). Venezia fu luogo d’arrivo di molti profughi d’origine ebraica; ma essi vissero (relativamente) senza problemi per pochi anni, fino a quando, nel 1516, il dilagare di concezioni quali la «purezza» da proteggere, convinse l’amministrazione veneziana a una decisione storica senza precedenti, presa con una larghissima maggioranza: la reclusione forzata dei cittadini ebrei entro un ghetto, un quartiere perimetrato in cui concentrare, in condizioni a dir poco vergognose, migliaia di uomini, donne e bambini, nella speranza di evitare il «contagio».

Stregoneria

Veniamo al versante «caccia alle streghe», che qui si vuol giusto pennellare, evitando di trattare un vero e proprio dramma in una morbosa prospettiva romantico-gotica: rimando il lettore più curioso alla straordinaria opera di Carlo Ginzburg, Storia notturna, la quale, benché gravata da un non velato intento politico dell’autore, resta una pietra miliare non solo della ricerca storica, ma della letteratura italiana del secolo scorso.

La caccia alle streghe fu pratica eminentemente moderna. In epoca medievale non era certo sconosciuta la presenza di donne – ma anche uomini, e su questo mi tocca richiamare un altro lavoro del Ginzburg: I beneandanti – che esercitavano arti magiche, e tuttavia la repressione sistematica di costoro si colloca nei secoli XVI-XVII e, potrà stupire, più in ambito cristiano protestante che cattolico. “Perché?” ci possiamo – e dobbiamo – chiedere.

Perché, come ci spiega magistralmente il Ginzburg, l’epoca moderna è epoca di crisi, di inquietudine spirituale (fra poco arriveremo a capire perché, ed è il punto cruciale), di «terrore e tremore»: così accadde che, in epoca moderna, innocue pratiche contadine che provenivano dalla ritualità agreste non cancellata, a suo tempo, dalla cristianizzazione, le quali avevano persistito indisturbate o quasi durante il Medioevo, vennero interpretate come «sataniche».

Tutto ciò ha radici profonde, strettamente legate alla crisi dell’Umanesimo determinata dal contatto con l’Altro. Per approfondire quest’aspetto, non trattabile a fondo in un solo, rimando a una mia futura pubblicazione qui su Questione Civile.

Andrea Monti per Questione Civile

Bibliografia

C. Ginzburg, Storia notturna, varie edizioni

A. Prosperi, Il seme dell’intolleranza, Laterza, Roma-Bari, 2011

T. Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’altro, Einaudi, Torino, 1984

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