Frederick Douglass figura dell’abolizionismo in USA

Fredrick Douglass

Frederick Douglass, un ex schiavo, che divenne un importante abolizionista

Frederick Douglass divenne, nell’America dell’Ottocento, segnata da conflitti e dibattiti sulla questione della schiavitù, un riferimento dell’abolizionismo e un esempio per una generazione di attivisti. 

Contesto sulla schiavitù in America nell’Ottocento

A metà ottocento il Sud attraversava una fase di sviluppo (grazie alla coltura del cotone e del tabacco)e ciò accrebbe e consolidò lo schiavismo. Famiglie di piantatori controllavano la società sudista, promuovevano il libero mercato. Il sud si contrapponeva a ogni forma di centralismo politico e difendeva le autonomie locali.  A ciò si contrapponeva il nord, che era protezionista. Nel contrasto tra nord e sud assunse però particolare rilevanza il tema della schiavitù. A nord prese vigore il movimento abolizionista mentre il sud rimaneva fermo su quella che per loro era una “peculiare istituzione”. Nel dibattito politico di questi anni, tra abolizionisti e anti abolizionisti e circa la questione dei nuovi territori, si giunse, nel 1854, al Kansas- Nebraska act. Era una legge nella quale l’adesione o meno alla schiavitù, nei due stati, veniva affidata alla volontà popolare. Ben presto gli scontri si radicalizzarono. Molti nel sud chiesero che venisse introdotta una clausola nella Costituzione per rendere la schiavitù inviolabile.

Guerra civile e conseguenze

Abraham Lincoln vinse le presidenziali del 1860. Lo stesso anno il South Carolina deliberò la secessione, nel 1861 l’esercito dello stato diede inizio alle ostilità. Si aprì la guerra civile che terminò nel 1865. Il protagonista più importante fu il presidente, contrario personalmente alla schiavitù, sul piano morale. A seguito della guerra, gli stati meridionali furono sottoposti a occupazione militare e fu consentito agli ex schiavi di andare a votare, e di accedere alle assemblee. Ben presto però le élite bianche del Sud riuscirono a riprendere il controllo sulle istituzioni, favorite dalla nascita nel 1865 del Ku Klux Klan. Quelle che erano state le speranze di autonomia dei neri si rivelarono illusorie. Il principale lascito furono i Civil War Amendments, tre emendamenti della Costituzione che sancivano l’abolizione della schiavitù, la legge uguale per tutti, e il diritto di voto a tutti. Nella realtà le pratiche discriminatorie negli Stati Uniti proseguirono. 

Frederick Douglass: fuga e arrivo a New Bradford

Frederick Douglass (1818-1895) è stato l’esempio di una generazione di attivisti politici afroamericani. Barack Obama, nel suo discorso all’inaugurazione del Smithsonian Museum of African American History and Culture, ha citato Douglass come esempio da seguire nel contesto delle tensioni razziali. 

Frederick Douglass riuscì a imporsi nel mondo abolizionista data la sua abilità di oratore e la sua presenza pubblica come mediatore politico. Portò inoltre la sua esperienza personale di schiavo, mostrando l’ingiustizia di questa pratica e l’incoerenza con le idee di libertà dei padri fondatori. 

Nacque schiavo nel 1818 in Maryland, fuggì verso nord grazie all’aiuto finanziario di Anna Murray, che sposerà una volta raggiunta New York. La fuga si interruppe a New Bradford dove trovò lavoro come skilled worker. Incontrò però la resistenza dei lavoratori bianchi e quindi si accontentò di diventare unskilled worker. Rispetto alla sua condizione precedente di schiavo, quando soffriva la fame, il freddo, subiva ed era testimone di violenze, ora aveva un lavoro, una casa, cibo, e poteva leggere libri e giornali. Negli anni della schiavitù iniziò a conoscere la Bibbia e a dimostrare ai suoi compagni l’ingiustizia delle loro condizioni. Alla violenza oppose la sua voce e la scrittura come strumenti di ribellione. Agli schiavi era vietato leggere e scrivere ma lui adottò una serie di stratagemmi per poterlo fare. 

L’inizio della carriera di Frederick Douglass

Dopo il lavoro si recava a pregare nell’African Methodist Episcopal Zion Church del reverendo James; qui servì come predicatore e poi divenne reverendo. Leggeva il Liberator, giornale di Garrison, esponente dell’Anti-Slavery Movement, condividendone le idee. Nel 1841 Douglass raccontò la sua storia di fronte a una platea di abolizionisti, tra cui Garrison stesso. Sono le sue orazioni, proclamate nei momenti pubblici, che dimostrano la sua capacità e  lo rendono un grande oratore.

Uno dei primi discorsi è nell’isola di Nantucket nel 1841, invitato alla convention della locale Anti slavery society, nella quale dimostrò una grande capacità come oratore; da lì in poi cominciò la sua carriera. Un anno dopo nell’agosto del 1842, sempre a Nantucket, lo disturbò una folla anti-abolizionista; in più cominciò la divergenza di vedute con Garrison, non intenzionato a compromessi per raggiungere l’abolizione della schiavitù. Douglass dovette anche scontrarsi con le idee di Henry Garnet, nato schiavo, emerso come leader del nazionalismo nero, che invocava alla rivolta violenta degli schiavi; Douglass preferiva i mezzi morali alla lotta violenta.

Il cambiamento di Frederick Douglass

 In Indianapolis e in Ohio fu aggredito da una folla che lo voleva morto. Da quel momento capì che la sua vita era in pericolo. Questo episodio fu un momento centrale che lo portò ad abbandonare l’idea della non resistenze. Da questo momento cominciò anche a dare alle stampe il suo racconto. 

Nel 1845 dovette andarsene in Europa per sfuggire ai cacciatori di taglie. Incontrò Julia Griffiths, abolizionista inglese, che diverrà un’importante punto di riferimento nella sua vita. Nel 1847 Douglass ritornò negli USA, sempre più distante dalle idee di Garrison, creò un suo settimanale il North Star, che aveva l’obiettivo di “attaccare la schiavitù in tutte le sue forme e aspetti.”

La conoscenza con Griffith portò Douglass a una svolta radicale e alla rottura con Garrison; l’abolizionismo per lui era ormai non una filosofia ma una “lotta pragmatica per raggiungere la fine della schiavitù”. Uno dei suoi discorsi più importanti, e carichi di significato, fu quello per le celebrazioni del Quattro di luglio per l’anniversario della Dichiarazione di indipendenza del 1776. Nel discorso Douglass riferisce al suo pubblico che il quattro luglio è la loro festa, non la sua, la questione della schiavitù e la discriminazione sono ancora troppo vivi nella società americana. 

Ultima parte dell’attività di Frederick Douglass

Il 1854 vedeva una serie di accadimenti che giovarono alla causa abolizionista. Nel 1855 uscì una nuova autobiografia di Douglass, My Bondage and My Freedom, ricca di riflessioni politiche. All’interno era divisa in due parti, vita da schiavo e vita da uomo libero, e vi era un’appendice di documenti scelti, tra cui il discorso pronunciato il 5 luglio 1852, Che cosa è per lo schiavo il Quattro luglio? Un altro documento era la lettera al padrone di un tempo, in cui analizzava il rapporto padrone-schiavo, al fine di scardinare il sistema schiavistico. 

Il fondamento della politica di Douglass era la rivendicazione della cittadinanza americana, e la denuncia delle chiese che supportavano la schiavitù. Vedeva di buon occhio l’elezione di Lincoln alla presidenza nel 1860 e il suo appoggio al partito repubblicano si mantenne anche dopo la Guerra civile. Lincoln e Douglass furono le voci più influenti della battaglia che avrebbe portato alla fine della schiavitù con il XIII emendamento. Douglass morì a Washington il 20 febbraio del 1895.  Il suo discorso del Quattro luglio porta a riflettere sulla situazione degli afroamericani in America, in quel periodo di storia, ma anche ne evidenzia l’attualità sul presente. Douglass rappresentò un riferimento per Barack Obama ma è l’attivista politica Angela Davis a mostrare molto interesse per la sua figura. 

Nel testo Donne, razza e classe, del 1981, Douglass è descritto come uno dei più importanti abolizionisti neri del paese. Gli USA conoscono una lunga storia di schiavitù e di discriminazione; il mito di un’america post- razziale, a seguito dell’elezione di Barack Obama, si rivelò presto inconsistente. Nel 2013 nacque il movimento dei Black Lives Matter che richiamò l’attenzione sui pregiudizi razziali, inaspriti poi dalla presidenza Trump.

Silvia Brera per Questione Civile

Bibliografia 

G. Borgognone, Storia degli Stati Uniti, ed. Economica Feltrinelli, 2013

Frederick Douglass, Democrazia e schiavitù. Gli Stati Uniti e la violenza razziale. Prefazione di Marco Sioli, ed. Ibis, 2020

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