Baia sommersa: l’indagine presso il quartiere termale

Baia

Storia di uno dei settori dell’ antica città sommersa di Baia

Che il golfo di Pozzuoli, e in particolare le acque di Baia, accolgano meraviglie eccezionali non è una novità. Parlare della città sommersa di Baia in pochi paragrafi di un articolo non solo sarebbe riduttivo, ma costringerebbe a una sintesi che non renderebbe merito alla storia e rischierebbe di semplificare un argomento complesso e articolato.

Per tale motivo in questo articolo si è scelto di concentrare l’attenzione unicamente su un settore dell’antica città sommersa, ovvero il suo quartiere termale, che ci permette di fare un focus sull’archeologia e sulla storia delle ricerche.

Baia: storia dei rinvenimenti

Il primo ritrovamento nelle acque di Baia è datato 1756, quando ancora non era possibile immaginare che il golfo custodisse un’intera città sommersa a causa del bradisismo legato alla situazione geologica della zona. Dopo alcuni ritrovamenti di statue e frammenti architettonici nel biennio 1953-54, nel 1959 fu redatta la prima carta archeologica che riproduceva i fondali di Baia.

Dieci anni dopo avvennero altri ritrovamenti, ma sempre non legati a una campagna di indagine sistematica, che avvenne solo nel 1981, quando fu organizzato un vero e proprio scavo subacqueo. Infine nel 1984, e qui veniamo all’argomento di questo articolo, un gruppo di archeologi (Centro Campano di Archeologia Subacquea) decise di intraprendere una campagna di rilievo autofinanziata presso un quartiere adiacente a una strada, quartiere che si rivelò un complesso termale di età imperiale. Il lavoro del gruppo di ricerca, portato avanti con impegno e dedizione, condusse ad altre importanti scoperte, che portarono alla creazione del meraviglioso parco archeologico sommerso di Baia, istituito nel 2002.

Il grande quartiere termale di Baia

Le grandi terme sorgevano ai lati di una strada basolata, dalla quale si accedeva a una corte, probabilmente in origine scoperta. Da questa si giungeva agli ambienti del complesso tramite un ambulacro che correva parallelo alla strada e decorato da un mosaico in tessere bianche, oggi in cattivo stato di conservazione. Andando verso nord-est si accedeva a uno spazio rettangolare, un cortile molto raffinato al quale nel II secolo d.C. fu aggiunta una fontana.

Questa era completamente rivestita di marmo e ricreava suggestive cascate di acqua, infine lo spessore delle pareti di fondo suggerisce la possibile presenza di nicchie con statue a decorazione: si tratta di un vero e proprio euripo (fontana dalla forma stretta e allungata). Il cortile dava, quindi, accesso all’edificio più spettacolare del complesso: il ninfeo.

Questo presenta pianta emidecagonale, con tre absidi e poggia su un podio rialzato che nelle prime ore della mattina doveva essere inondato di luce. Il percorso di accesso per i frequentatori era reso obbligatorio da transenne che chiudevano lo spazio tra le colonne laterali, lasciando accessibile solo l’intercolumnio centrale. Purtroppo non è stato possibile comprendere con certezza la funzione e la decorazione dell’edificio, ma si può immaginare che ospitasse vasche con giochi d’acqua e che le pareti possedessero una ricca decorazione marmorea.

Struttura delle grandi terme di Baia

Gli ambienti inerenti alla vera e propria struttura termale sono in primo luogo la natatio, ovvero una grande piscina in cui nuotare, non accessibile direttamente dall’ambulacro, probabilmente per garantire una certa privacy ai frequentatori. È presente poi il frigidarium, ovvero una grande vasca dotata di abside, con parte centrale quadrangolare e una piccola vaschetta anch’essa absidata. È questo l’ambiente più grande del quartiere termale e, come suggerisce il termine, è quello dedicato alle immersioni in acqua fredda.

Purtroppo del frigidarium non è conservato nessun elemento decorativo, né pavimentale né parietale, all’infuori di una lastra in marmo giallo. La pianta di questo ambiente doveva risultare piuttosto suggestiva ai frequentatori dei bagni, in quanto chi era immerso nella grande vasca absidata vedeva la parte centrale dell’ambiente caratterizzata da due setti murari curvilinei che incorniciavano, sul fondo, la piccola vasca absidata all’altro capo, creando un effetto volumetrico piuttosto teatrale grazie anche ai giochi di luce che si creavano nelle ore centrali del giorno.

Gli ambienti caldi

Passando ad analizzare gli ambienti caldi di questo complesso, abbiamo il tepidarium, ovvero la vasca per bagni di acqua tiepida di forma rettangolare, e l’elegante calidarium, ovvero l’ambiente caldo per eccellenza. Questo si presenta anomalo rispetto agli analoghi ambienti delle terme pubbliche romane, che generalmente sono più allungati e dotati di una vasca per le abluzioni, alveus, qui del tutto assente. Anche la collocazione a nord del frigidario risulta anomala rispetto alle prescrizioni contenute nel De Architectura di Vitruvio, che pone questi ambienti a sud-ovest.

Calidarium e tepidarium erano riscaldati da aria calda proveniente da un forno e che correva sotto il pavimento, ma anche lungo le pareti, che erano attraversate da tubature in terracotta, i tubuli. Alcuni di questi sono stati ritrovati ancora in situ nel calidario di Baia, disposti in verticale nella parete. Anche nel caso di questo ambiente poco o niente è rimasto della decorazione originale, che è possibile immaginare e ricostruire in base a confronti con edifici dello stesso periodo, come Ostia e Pompei, e tramite le testimonianze di autori classici quali Seneca.

Ancora Vitruvio può essere interpellato perimmaginare come dovesse presentarsi il soffitto, ovvero con volta a botte con strigilature in stucco che permettevano alle gocce di condensa createsi per i vapori di scorrere lungo le pareti e non creare un fastidioso stillicidio sui bagnanti.

Il rilievo delle terme di Baia

Il rilievo di queste immense strutture incominciò negli anni Ottanta, soprattutto per rendere pubblico tutto il patrimonio sommerso non facilmente accessibile. Le misurazioni e i disegni, all’epoca, erano ottenuti completamente a mano e senza il supporto di strumentazioni digitali e informatiche, che oggi consentono un lavoro non solo più semplice e veloce, ma anche con un grado di precisione elevatissimo.

Con il passare del tempo e l’affermarsi dell’informatica l’equipe aggiornò il proprio rilievo e fu così che nacque una prima ricostruzione tridimensionale delle terme baiane in wireframe, ovvero con le sole linee a creare gli spigoli dell’oggetto tridimensionale e non le superfici. L’avvento, poi, di software di ricostruzione tridimensionale con effetto fotorealistico permise, ormai negli anni Duemila, di integrare ulteriormente il rilievo tramite l’inserimento di texture (immagini o colori che vanno a rendere più realistico il rilievo) che hanno permesso la realizzazione di un rendering fotorealistico del quartiere sommerso.

Carmine De Mizio per Questione Civile

Bibliografia

  • Di Fraia G., Lombardo N., Scognamiglio E., Contributi alla topografia di Baia sommersa, in Puteoli. Studi di storia antica, IX-X, 1985-86.
  • Lombardo N., Le terme di Punta Epitaffio a Baia, in Archeologia subacquea. Studi, ricerche, documenti, I, 1993.
  • Lombardo N., Baia: le terme sommerse a Punta dell’Epitaffio. Ipotesi di ricostruzione volumetrica e creazione di un modello digitale, in Archeologia e calcolatori, 20, 2009.
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