Roselle: l’antica città etrusca dalle possenti mura

Roselle

L’antica città di Roselle, da centro di potere etrusco a importante città romana

La città etrusca di Roselle, Rusellae in latino e Rousèllai in greco, è una delle poche città dell’Etruria scavata con l’intento di ricostruire l’assetto urbanistico e non unicamente per conoscere i siti di necropoli, che in passato hanno sempre rappresentato gli scavi più ambiti. A Roselle questo è stato possibile per una serie di fattori concomitanti, tra i quali il fatto che il sito risulta abbandonato dal Medioevo, poi per la sopravvivenza del toponimo antico e di resti, anche imponenti, di strutture quali le mura o l’anfiteatro romano.

Cronistoria degli scavi di Roselle

Sin dal XVIII secolo i resti dell’antico insediamento avevano suscitato l’interesse di studiosi ed eruditi, mentre dalla metà dell’800 si sono avvicendate alcune timide esplorazioni in ambito necropolare, nevvero con scarsi risultati, avendo messo in luce unicamente tombe quasi tutte già violate in passato. Già segnalato negli anni Venti da Ranuccio Bianchi Bandinelli come sito di grande interesse, sarà solo con gli anni Quaranta del secolo passato che cominciarono le esplorazioni sistematiche, con gli interventi dell’ispettore della Soprintendenza Minto (1942), del Deutsches Archäologisches Institut (1957-1959) e il cantiere di scavo e restauro della Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria (1958-1970).

Negli ultimi anni l’Università di Siena ha condotto una nuova serie di indagini in questa città, con un progetto multidisciplinare che ha visto lavorare in parallelo le equipe di studio di Etruscologia, Archeologia romana e medievale, per meglio indagare le diverse fasi della città.

Le prime fasi dell’insediamento etrusco di Roselle

L’insediamento antico occupa un’altura costituita da due sommità separate da una vallecola, situate in una posizione dominante sull’antico lago Prile (oggi prosciugato) sulle cui sponde è probabile che esistesse un approdo, nella bassa valle del fiume Ombrone.

Veduta dell’antico bacino del lago Prile

La storia della città risulta molto complessa e le prime tracce di frequentazione etrusca rinvenute si datano all’età villanoviana, ovvero all’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.): si tratta di testimonianze quasi esclusivamente di tipo sepolcrale, con tombe del tipo a pozzetto e rari frammenti di ceramica rinvenuti in ambito urbano. Più eloquenti sono i resti della successiva età orientalizzante (VII secolo a.C.) quando oltre ai reperti di tipo funerario, si cominciano ad avere informazioni anche sull’insediamento vero e proprio.

Si data a questo periodo la sicura occupazione delle due sommità su cui si estenderà a partire da adesso l’insediamento urbano di Roselle. Oltre a importanti tracce di aree residenziali, la città di Roselle comincia anche un’importante attività artigianale, su tutte le caratteristiche produzioni di bucchero decorate da stampiglie con diversi motivi decorativi (rosette, motivi geometrici, animali reali o fantastici, personaggi intenti in diverse attività).

Buccheri stampigliati di produzione rosellana

A questo periodo è possibile datare anche un edificio interpretato come luogo di culto rinvenuto sotto alcune strutture di età romana nel foro cittadino. Questo è formato da un vano che all’interno si presenta ovale, mentre all’esterno è rettangolare e provvisto di due recinti. La struttura era in mattoni di argilla cruda, pavimento in battuto e tetto stramineo e ha restituito elementi relativi al lavoro domestico, da interpretarsi più come offerta a entità divine che non come oggetti relativi a un edificio di tipo residenziale.

Edificio di età orientalizzante sotto il foro

Roselle in età arcaica

In questo periodo la città iniziò a conoscere un’estensione piuttosto imponente. Alla metà circa del VI secolo a.C. fu costruita una cinta muraria in pietra, ancora oggi visibile in alcuni tratti con un elevato anche di 6 o 7 metri che ha subito interventi di restauro già in epoca antica. Questa era lunga circa 3 km e cingeva tutta la collina. Era costruita in enormi blocchi di pietra locale cavati in diverse parti della stessa città e doveva essere provvista di cinque porte di accesso, individuate dai diversi scavi archeologici. Importante fu anche l’assetto urbanistico che assunse la città in età arcaica, quando si datano numerose abitazioni, impianti artigianali ed edifici pubblici, come il cosiddetto “edificio a due vani” rinvenuto sotto il foro romano, la cui posizione al centro della città ha fatto propendere gli studiosi verso una sua interpretazione in senso pubblico più che residenziale. 

Edificio a due vani sotto il foro

La Casa dell’Impluvium

L’abitazione più importante per l’accurato scavo eseguito negli anni Novanta è sicuramente la cosiddetta Casa dell’Impluvium, di cui è stato possibile ricostruire con certezza la planimetria e l’estensione. Il primo impianto abitativo di questo complesso si data già al secolo precedente, mentre alla metà del VI secolo a.C. l’abitazione viene ampliata, costruita in muri di pietra e coperta da un tetto di tegole e coppi.

La casa era fornita di un portico con colonne lignee che si affacciava su un atrio provvisto di impluvium che serviva alla raccolta delle acque piovane e al loro convogliamento presso una cisterna interrata. Sempre dal cortile si accedeva poi alle stanze da letto del padrone e della servitù, ad ambienti di servizio e alle stanze adibite alla preparazione dei cibi e al banchetto, che ricalcano le stanze di VII secolo a.C. L’abbandono della casa deve essere avvenuto a causa di un incendio di cui sono rimaste significative tracce, come resti di travature di tetto bruciate e ceneri.

Le fonti antiche riguardanti questa città sono davvero scarse, è probabile però che il grande sviluppo nel corso del VI secolo a.C. abbia portato al decadimento della vicina Vetulonia, posta sulla sponda opposta del lago Prile.

Roselle nell’età classica ed ellenistica

Le testimonianze del V e IV secolo a.C. sono evidenti soprattutto sulla collina meridionale, con edifici ancora una volta di tipo residenziale e artigianale posti ordinatamente ai lati di una strada. Questo impianto urbanistico sarà poi ripreso anche nella successiva età ellenistica, quando tra le grandi opere si procede anche alla ristrutturazione di ampi settori delle mura monumentali. All’età ellenistica si datano alcuni edifici di tipo residenziale, come uno sul quale in epoca successiva si impianterà in parte l’anfiteatro. Si tratta di un’abitazione con muri di pietre a secco coperte di intonaco con pianta ad atrio su cui si affacciano i diversi ambienti. Datato alla fine del II secolo a.C., fu distrutto nella prima metà del secolo successivo da un incendio e ricostruito in parte in età imperiale con funzioni di officina.

La Roselle romana

Già nel III secolo a.C. Roselle entrò nel mirino conquistatore di Roma e, nonostante la strenua resistenza, cadrà in mano romana nel 294 a.C. per opera del console Postumio Megello. Ottenne la cittadinanza romana solo due secoli dopo, nell’89 a.C., dopo essere stata vittima con tutta probabilità di rappresaglie da parte delle truppe sillane, come sembrano testimoniare le copiose tracce di incendio databili al I secolo a.C.

Grandi opere di assetto urbanistico saranno affrontate solo in età augustea, quando la città verrà radicalmente trasformata. Manifesto evidente di questo riassetto è l’imponente foro con le sue strutture di tipo pubblico, oltre che la presenza di importanti complessi residenziali.

Veduta del foro e delle strutture di età romana

L’edificio simbolo della città romana è senza dubbio l’anfiteatro, le cui rovine, insieme a quelle imponenti delle mura cittadine, hanno attirato presto l’attenzione di eruditi e studiosi. Si tratta di un edificio a quattro accessi, due non coperti e due con volta a botte.

L’arena misurava circa 39×25 m ed era circondata da una cavea con otto file di gradini distribuiti su 7 m di altezza, il tutto doveva essere coperto da un telo, chiamato velarium. Non si tratta sicuramente di uno degli esempi di anfiteatri più imponenti del mondo romano, vista anche la capacità di accoglienza di circa 1200 spettatori, però la sua importanza è data dal suo inserimento in un tracciato urbano geometrico e coerente che dimostra una pianificazione urbanistica studiata.

Anfiteatro romano

La tarda antichità e il medioevo

Già nella tarda età imperiale si assiste a una crisi demografica della città, ma nel corso del V secolo il ruolo centrale nel territorio era ancora stabile e Roselle fu designata come sede vescovile e poi fu, con Ansedonia e Talamone, punto di controllo bizantino nella Tuscia. 

Tra fine VI e inizi VII d.C. i Longobardi conquistarono Roselle e piazzarono uno dei loro accampamenti, utilizzando alcune parti della città a scopo sepolcrale. L’abbandono ufficiale della città è documentato da una bolla papale del 1138, quando Papa Innocenzo II ordina il trasferimento della diocesi nella vicina città di Grosseto, anche se un attacco saraceno databile al 935 doveva aver già portato all’abbandono quasi definitivo di questo centro.

Le testimonianze archeologiche di questa importante città sono conservate al Museo Archeologico e d’Arte della Maremma a Grosseto, dove un intero piano è dedicato alla città di Roselle, dalle origini fino all’età medievale. Il museo ospita, però, anche una sezione dedicata all’archeologia del territorio della Maremma, che consente di comprendere al meglio le dinamiche insediative di questa regione, oltre che una sezione dedicata all’arte sacra della Diocesi di Grosseto.

Carmine De Mizio per Questione Civile

Bibliografia

G. CamporealeGli Etruschi. Storia e civiltà, 2011.

M. Celuzza (a cura di)Museo Archeologico e d’Arte della Maremma. Museo d’Arte Sacra della Diocesi di Grosseto, 2017.

L. Donati (a cura di)La casa dell’impluvium. Architettura etrusca a Roselle, 1994.

M. MichelucciRoselle. La domus presso l’anfiteatro, 2021.

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