Norimberga: il nazismo dopo la guerra fino all’AfD

Norimberga

Storia del Nazismo in Germania dal processo di Norimberga all’estrema destra odierna


Uno sguardo alla storia dell’ideologia Nazista negli anni e nei decenni che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale. Il famoso processo di Norimberga, i successivi procedimenti giudiziari, ma anche lo sviluppo dei partiti di ispirazione Nazista nelle Germanie del secondo dopoguerra.

La banalità del male”
– N. 4
Questo è il quarto numero della Rubrica di Area dal titolo “La banalità del male, appartenente all’Area di Storia Moderna e Contemporanea

Il primo processo di Norimberga


La primavera del 1945 aveva posto fine alla guerra, al potere di Hitler e al Nazismo. Non era però sufficiente una firma, un trattato di pace, per dimenticare quanto era accaduto.
Le mire espansionistiche, le guerre di conquista, la privazione delle libertà personali dei cittadini, lo sterminio di milioni di persone. Quanto la Germania Nazista aveva fatto, quanto i dodici anni di Hitler al potere avevano distrutto, non poteva restare impunito. 
L’Alleanza aveva in progetto, già dal 1943, di processare i maggiori gerarchi dell’Asse. Tuttavia l’Italia, per via dell’armistizio e della morte di Mussolini, non vide un procedimento come quello che si attuò verso i gerarchi Nazisti. Fu scelta la città di Norimberga, in Baviera, a meno di duecento chilometri da Monaco. La città delle Leggi Razziali del 1935 si preparava, dieci anni dopo, a un processo che avrebbe fatto la storia. Di più. Che avrebbe processato la storia stessa.

L’esser morti suicidi aveva impedito di arrestare e processare Hitler, Goebbels e Himmler, ma molti erano gli alti funzionari del regime nazista alla sbarra.
Il processo si aprì il 20 Novembre dello stesso 1945. Oltre al valore simbolico di Norimberga la città venne prescelta anche per una questione pratica; nella Germania Nazista devastata dalla guerra e dai bombardamenti il palazzo di giustizia della città Bavarese era tra i pochi ancora in piedi.
La corte era composta dal Tribunale Militare Internazionale. Stati Uniti, Inghilterra, Unione Sovietica e Francia erano i paesi da cui provenivano giuria e accusa; ogni stato aveva designato un giudice e un gruppo di propri procuratori.
L’accusa era Crimini contro la pace, Crimini di Guerra e Crimini contro l’umanità. Questa definizione in particolare era stata coniata trent’anni prima per condannare la Turchia dopo il genocidio curdo. 
Alla sbarra ventiquattro tra i più alti gerarchi Nazisti ancora in vita. 

Norimberga parte due, gli altri dodici processi

Il processo durò meno di un anno, tanto bastò alla corte per arrivare ai verdetti.
Dei ventiquattro imputati solo ventidue furono processati; l’industriale Gustav Krupp, quasi ottantenne, non andò davanti alla corte per ragioni di salute. Robert Ley, al vertice del DAF, l’organizzazione corporativista che sostituì i sindacati, si suicidò prima dell’inizio del processo.
In tre furono assolti, quattro condannati a pene detentive inferiori all’ergastolo, tre al carcere a vita. 
I restanti dodici imputati vennero messi a morte e impiccati il 16 ottobre dello stesso 1946, quindici giorni dopo la fine del processo. Solo dieci videro però finire le loro vite quel giorno. 
Herman Göring, vicecancelliere del Reich, si suicidò la notte prima con una capsula di cianuro.
Martin Bormann, segretario del partito nazista, era contumace, disperso nella battaglia di Berlino.
Tra i condannati anche Ribbentrop, il ministro degli esteri di Hitler ideatore del patto di non aggressione con l’URSS.

Quello conosciuto come processo di Norimberga fu in realtà il primo e più famoso di diversi processi che si celebrano nella città bavarese. Tra il 1946 e il 1949 altri dodici procedimenti si svolsero per i crimini accaduti durante la dittature e la guerra. Non solo militari e membri del partito; medici, industriali, forze dell’ordine, gli imputati appartenevano a categorie e gradi differenti. Moltissime imputazioni afferivano al ruolo avuto nell’applicazione delle leggi razziali, nella ghettizzazione della popolazione ebraica, nelle deportazioni e uccisioni nei campi di concentramento. 
In questi, definiti processi secondari di Norimberga, gli imputati furono 177.
Oltre 140 furono condannati, la maggior parte a pene inferiori ai venticinque anni e solo ventisei furono i condannati a morte.
Uno dei processi, definito “processo dei dottori” riguardò i medici e gli assistenti che operarono esperimenti scientifici sui deportati, principalmente a Dachau e Buchenwald, o sui cittadini delle zone occupate dai Nazisti.

1960: arresto e processo di Adolf Eichmann


Tra i tanti nomi noti del Nazismo processati a Norimberga ne mancava uno. Adolf Eichmann era stato una figura di rilievo durante il regime, soprattutto dopo la conferenza di Wannsee e l’attuazione della “soluzione finale”.
Suo era il comando della divisione addetta al riconoscimento, alla deportazione e allo sterminio. Suoi gli ordini che organizzarono le deportazioni verso i campi di concentramento degli ebrei residenti nei paesi invasi e conquistati dalla Germania Nazista.
Alla fine della guerra era riuscito a fuggire, stabilendosi in Argentina dove rimase oltre quindici anni. 
Probabilmente lì sarebbe vissuto fino alla morte se il figlio non avesse conosciuto una ragazza tedesca, figlia di un ebreo sopravvissuto ai rastrellamenti. Fu grazie al padre di lei, scoperto il nome di Eichmann, che il Mossad, servizio segreto israeliano, catturò l’ex ufficiale, non essendoci estradizione nell’ordinamento Argentino. 
Era il 1960. A occuparsi del processo sarebbe stato il neonato Stato di Israele.

Molto era cambiato dal Processo di Norimberga


Quello di Eichmann fu un evento completamente diverso. Evento nel vero senso della parola, perché l’avvento e la diffusione della televisione permisero a tutto il mondo di seguire in diretta quello che stava accadendo.
La cronaca più efficace di quei giorni la fece Hannah Arendt nel suo “La banalità del male”. Non era uno stupido; era semplicemente senza idee [….] e tale mancanza d’idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo. Un ritratto decisamente diverso da quello che si poteva immaginare. Non geni del male, diavoli in terra ma uomini comuni, addirittura senza idee.
A differenza dei processi di Norimberga il giudizio di Eichmann fu celebrato davanti a giudici israeliani, cittadini dello stato nato da poco più di un decennio. Molte furono le testimonianze dei sopravvissuti.
Condannato a morte, fu impiccato il 31 maggio 1962.

Denazificazione ed estrema destra nel secondo novecento


Se la storia del Nazismo era iniziata con la drammatica situazione tedesca successiva alla Grande Guerra, la sua fine lasciò il paese in condizioni peggiori. 
A livello fisico i bombardamenti e i combattimenti avevano distrutto l’intero paese, a livello politico il crollo del regime lasciava uno stato da ricostruire. Inizialmente la Germania fu divisa in quattro zone di influenza, controllate ognuna da una delle potenze vincitrici. Tutte le zone subirono, a livello differente, un fenomeno di “denazificazione”. Lo scopo, benché non attuato in modo univoco, era duplice; da un lato punire i maggiori criminali nazisti, dall’altro sostituire gli apparati burocratici e amministrativi con persone nuove, per una transizione verso un nuovo stato. 
La denazificazione durò in realtà solo tre anni, finché la Germania rimase divisa in quattro.
Nel 1949 le potenze vincitrici lasciarono spazio alla Repubblica Federale di Germania e alla Repubblica Democratica Tedesca, le due Germanie della Guerra Fredda.

La storia delle due Germanie seguì quella delle due potenze a cui erano allineate, ma entrambe portarono dentro sé le conseguenze del Terzo Reich.
In particolare, a differenza che in Italia, non ci fu una vera e propria criminalizzazione dell’ideale nazista.
In Germania Est già alla fine degli anni ’40 fu fondato il Partito Nazionaldemocratico di Germania, con lo scopo di interessare ex membri e simpatizzanti del Partito Nazista. La tattica politica era dare sfogo ai post nazisti dell’est nel contesto socialista per evitare estremizzazioni o avvicinamenti a ovest. Fu sciolto nel 1990, dopo la fine della Guerra Fredda.
Al contrario, nella Germania Occidentale, il Partito Nazionaldemocratico di Germania, di dichiarata matrice neonazista, fece la sua comparsa nel 1964.  Nonostante la bassissima capacità attrattiva elettorale l’NPD è ancora attivo nel panorama politico tedesco, contando poco meno di seimila iscritti. 
Nel 2017 la Corte Costituzionale ha rigettato l’incostituzionalità del partito.

Il caso Alternative für Deutschland


Alternative für Deutschland, solitamente abbreviato AfD, è ad oggi il partito tedesco di ultradestra più conosciuto. Nato nel 2013, il suo posizionamento sempre più a destra è stato progressivo, figlio dei diversi direttivi e della situazione sociale del paese. Entrato per la prima volta al Parlamento Europeo nel 2014, è diventato il terzo partito in Germania alle elezioni del 2017.
Il partito è stato spesso oggetto di critiche per le dichiarazioni dei suoi membri, a cominciare da quelle negazioniste dell’olocausto ma non solo. Le posizioni del partito su temi come cambiamento climatico, aborto o diritti LGBTQ+ sono spesso reazionarie e controverse. Cresciuto negli ultimi anni grazie al sentimento di sfiducia verso le istituzioni e l’Unione Europea, AfD è presente sia al Bundestag che all’europarlamento. 
In Italia è conosciuto soprattutto per il legame che ha avuto nel contesto UE con la Lega di Matteo Salvini. 
Attualmente conta circa trentamila iscritti.

Francesca Romana Moretti per Questione Civile

Sitografia


https://www.corriere.it/
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https://www.mediterraneaonline.eu/
https://lospiegone.com/
https://www.wired.it/
https://eastwest.eu/
https://www.ilpost.it/

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