Bruno Caccia: quando la ‘Ndrangheta colpì al nord

Bruno Caccia

Dalla lotta prima al terrorismo e poi alla ‘Ndrangheta fino all’omicidio: la storia del Procuratore di Torino Bruno Caccia

Quando si pensa ai magistrati uccisi dalla criminalità organizzata, il nome di Bruno Caccia non è il primo a saltare in mente. Eppure, giudice piemontese ucciso a Torino nel 1983, è il simbolo dell’avanzata delle mafie al nord. Una storia forse troppo spesso dimenticata.

Bruno Caccia e il terrorismo a Torino

Il clima della Torino anni ’70 è rigido, e non è colpa degli inverni freddi e della nebbia. La città industriale per eccellenza sente viva in sé la presenza del terrorismo. La violenza politica impregna le strade, le sporca di sangue, che si rapprende tra la neve e le foglie secche.
Il boom economico è finito, il ’68 ha aperto uno squarcio che divide vecchio e nuovo mondo. Nel mezzo di questo squarcio è fiorito il terrorismo, il mondo da cambiare attraverso le armi. Le fabbriche sono terreno fertile per chi propaganda la lotta armata.

All’ombra della Mole la colonna Torinese delle BR è tra le più forti e attive. Lo Stato non è silente davanti alle violenze, e l’azione della giustizia inizia quasi subito. A metà degli anni ’70 è proprio Torino la città protagonista del primo processo al nucleo storico delle Brigate Rosse.

Bruno Caccia la magistratura ce l’ha nel sangue. Il padre è stato Presidente del Tribunale a Cuneo, dove è nato, e lui stesso ha brillantemente studiato giurisprudenza e vinto il concorso da magistrato ancora giovanissimo. Torino è la città che l’aveva accolto da studente e lo ritrova procuratore proprio in quel decennio di fuoco e dolore.

Sostituto procuratore generale, per essere precisi. È sua la firma del rinvio a giudizio per il nucleo storico delle BR, ma non solo. Bruno Caccia segue passo dopo passo la storia dell’organizzazione terroristica. Il 1980 si apre con i primi pentiti brigatisti. La stagione del terrore si sta preparando a finire, l’omicidio di Aldo Moro è un altro spartiacque.
Di nuovo è Torino al centro dei riflettori. Qui Patrizio Peci aprirà l’epoca dei pentiti, e dall’altra parte della scrivania, in rappresentanza dello Stato, trova proprio Bruno Caccia.
Gli anni ’70 sono finiti.

Bruno Caccia e la criminalità organizzata al nord

Il crimine muta, si aggiorna, cambia. Sembra non poter esistere un periodo senza male, senza dolore. L’Italia che si allontana dagli anni di piombo si sta avvicinando al periodo delle stragi di mafia.
La criminalità organizzata è molto più antica del terrorismo; l’ha anticipato, forse ci ha parlato, sicuramente gli è sopravvissuto.
La percezione sociale è antica; la mafia sta a sud, vive nelle città di mare e nelle piane assolate, immersa nella storia che andava dalla Magna Grecia ai Borbone. Non c’è mafia nel nord Italia, sembra quasi innaturale.
Dietro alla percezione apparente però si nasconde un settentrione già invaso dalle cosche. Sono soprattutto quelle Calabresi della ‘Ndrangheta a operare sul territorio piemontese e attrarre l’interesse della magistratura.
Dopo il terrorismo anche la mafia, il nuovo nemico dello Stato, diventa oggetto del lavoro del Procuratore Bruno Caccia. Anzi, Procuratore capo, ruolo a cui viene promosso nel 1980.


Dalla nomina di Bruno Caccia a Procuratore capo al Tribunale di Torino sono passati tre anni.
Le indagini sulla criminalità organizzata in Piemonte sono andate avanti. Per chi indaga è sempre più chiaro che il mondo non si divida tra sud malavitoso e nord immune. Manca ancora un decennio alle stragi di mafia che segneranno il paese. Il peso delle cosche nella vita civile e istituzionale è già forte; le zone d’ombra tra Stato e criminalità sono sempre più alla luce del sole.


Il procuratore Caccia viene messo sotto scorta; la magistratura è e sarà sempre un bersaglio facile della violenza di chi si sente sotto scacco. Arriva l’estate del 1983, che leggera si spande sull’Italia degli anni ’80. L’euforia che rinasce dopo la paura del terrorismo, la sensazione di nuovo, di futuro. Mancano meno di vent’anni a un altro millennio.
Il bello sembra tutto di là da venire.

L’omicidio di Bruno Caccia

Il 26 giugno 1983 in Italia non è un giorno qualsiasi. In quella domenica di fine giugno i cittadini erano chiamati a votare per le elezioni politiche. Per Bruno Caccia era il giorno di riposo e festa, il giorno di lontananza dalla scorta. La sera di inizio estate è serena. Per il magistrato è il momento dell’uscita col cane, un rituale quotidiano. Due passi vicino a casa, in via Sommacampagna, dietro la chiesa della Gran Madre. È uscito da solo dalla casa dove non farà più ritorno.
Poco dopo le 23.30 gli spari squarciano il silenzio della sera. È una raffica che proviene da un fucile di precisione. Spara, spara, spara e si ferma. Poi ricomincia.
La pausa è quella necessaria al killer per uscire dalla Fiat 128 da cui ha sparato inizialmente e dare il colpo definitivo al magistrato. Inutile soccorrere l’uomo, la vita lo abbandona prima dell’arrivo in ospedale.

Le indagini e la vicenda giudiziaria

Le indagini si aprirono con un tentativo di depistaggio. Una telefonata anonima rivendica l’omicidio come compiuto dalle Brigate Rosse, ma viene smentita dalle stesse dopo poche settimane.
Sono le dichiarazioni dell’Ndranghetista Domenico Belfiore, raccolte grazie al collaboratore di giustizia Francesco Miano, a cambiare le cose. Nel 1989 inizia l’iter giudiziario nei confronti di Belfiore. Condannato all’ergastolo già in primo grado, la vicenda processuale arriva in cassazione, dove viene rinviata in appello per vizi di motivazione. Tuttavia, il ripetersi del secondo e terzo grado di giudizio non sortiscono cambiamenti per Belfiore; l’ultima sentenza di cassazione del 1992, quasi dieci anni dopo l’omicidio, conferma la condanna all’ergastolo.
Si trattava però di una condanna come mandante dell’omicidio. Bisognerà arrivare al 2015 per l’arresto di Rocco Schirripa, accusato di essere uno dei due esecutori materiali. Nel 2020 è stato condannato all’ergastolo.

A Bruno Caccia è stato intitolato il palazzo di giustizia di Torino.

Francesca Romana Moretti per Questione Civile

Sitografia

www.csm.it
www.wikimafia.it
www.ilsole24ore.com
www.lavialibera.it
www.repubblica.it


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