Dalle periferie a prendersi Roma: la Banda della Magliana
Il libro, il film e la serie tv l’hanno resa famosa, a volte quasi idolatrata. Ma cosa è stata la Banda della Magliana? Come è nata, come si è sviluppata e cosa ha lasciato a Roma. I processi più recenti ancora ne parlano, ma la storia è iniziata ormai quasi cinquant’anni fa.
Di chi è Roma? La criminalità prima della Banda della Magliana
“Io stavo con il Libanese”
Alzi la mano chi riconosce la citazione. Siamo all’inizio di Romanzo Criminale, la serie tv tratta dall’omonimo libro di Giancarlo de Cataldo, a cui si rifà anche il film. Roma è lo sfondo di quella storia di malavita, droghe e donne che è stata capace di affascinare sul piccolo e grande schermo. La Banda della Magliana deve il suo nome alla zona in cui si è sviluppata, da cui è partito il progetto di “pijarse Roma”.
In un’Italia dove lo Stato aveva il suo bel da fare con terrorismo e mafia la Banda della Magliana si pone in mezzo a entrambi. Forse chi non ne ha mai sentito parlare potrebbe vederla solo come una storia da film. Dei gangster all’americana con la città eterna come sfondo.
Ma quello che vi vogliamo raccontare è tutto vero. La Banda della Magliana è un pezzo di storia italiana.
Roma non è di nessuno.
Se quando parliamo delle organizzazioni criminali a ognuna diamo un territorio (Calabria -ndrangheta, Sicilia – mafia, Campania- camorra) a Roma non funziona. Negli anni ’70 la criminalità comune è forse adombrata dal fenomeno terroristico, ma non è scomparsa. E chi sogna di prendersi fette di potere sogna in grande. Roma non è di nessuno, ma non significa che nessuno la vorrebbe. Sono tanti i gruppi criminali che potrebbero sognare di farla loro.
Ad esempio i Marsigliesi di Jacques Berenguer, che provano a dare alla Roma criminale un altro senso. Non è solo il come fare crimine, è il come mostrarsi, l’ostentazione del lusso come retaggio della propria attività illecita. La storia dei Marsigliesi dura poco più di un anno, ma la sensazione che lascia nella criminalità romana è permanente.
Nelle borgate di periferia c’è chi non ha smesso di sognare di prendersi Roma, a qualsiasi costo.
1977: nasce la Banda della Magliana
L’incontro che cambia la storia della Roma criminale avviene intorno al 1977.
Franco Giuseppucci ( detto “Crispino”), detiene delle armi nel portabagagli della sua auto per conto di Enrico de Pedis. Il furto dell’auto da parte di un gruppo di rapinatori guidato da Maurizio Abbatino poteva portare a uno scontro tra bande. Eppure, le cose prendono un’altra piega.
Tra il gruppo di Giuseppucci e quello di Abbatino nasce un accordo, la base per la costruzione di qualcosa di più grande: le cose grandi però richiedono soldi. Tanti, maledetti e subito. Roma non ha padroni da più di due millenni, se la si vuole conquistare bisogna fare in fretta.
Le rapine non bastano, non riescono a dare in una sola volta tutto ciò che serve alla banda.
L’alternativa è quella del sequestro di persona a scopo di estorsione: un personaggio ricco, in vista, qualcuno la cui famiglia possa pagare un ingente riscatto.
Il duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere è il prescelto. Il 7 Novembre 1977 viene sequestrato: l’idea è quella di attendere il pagamento e poi lasciarlo libero, non torcergli un capello.
Le trattative con la famiglia iniziano, la richiesta della Banda è di dieci miliardi di lire. Si arriva a due, che vengono consegnati dal figlio seguendo le indicazioni dei rapitori. Ma il duca non viene riconsegnato ai suoi affetti. È un pessimo segno, qualcosa nel sequestro è andato male.
Il duca non tornerà più a casa. Uno dei rapitori è stato visto in faccia, liberare il rapito diventa troppo rischioso per tutti.
La possibilità di essere riconosciuti non permette ripensamenti o gesti di umanità. La striscia di sangue che la Banda si porterà dietro inizia così, con un errore che diventa omicidio.
Ma intanto sono arrivati i soldi, soldi da reinvestire nel crimine per guadagnare ancora e ancora.
Prendersi tutto: l’omicidio Nicolini
Se Roma non è di nessuno allora è un po’ di chiunque. Sono tanti i gruppi criminali che vivono sulle strade della capitale quando inizia la storia della Banda della Magliana.
L’attività criminale, come qualsiasi attività umana, è fatta anche di accordi. O di scontri, scontri per il potere, il predominio.
C’è un’attività particolare che interessa alla Banda all’inizio della sua storia, la gestione del gioco d’azzardo. Nella Capitale, il gioco d’azzardo è legato a un nome, Franco Nicolini, per tutti “Franchino er criminale”. Sono soprattutto gli ippodromi ad essere nelle sue mani, le corse dei cavalli la sua miniera d’oro. Non c’è accordo possibile con chi gestisce una così redditizia fonte di guadagno. Il gruppo ha in mano il traffico degli stupefacenti su Roma; il gioco e le corse sono il passo successivo. Se “Franchino er criminale” sta tra la Banda e i suoi affari allora va eliminato, come ogni nemico.
L’estate del 1978 è quella dopo il sequestro e la morte di Aldo Moro, è un’Italia che stenta a riconoscersi. Per la Banda della Magliana però è l’estate del colpo a Nicolini, dell’omicidio che cambierà le sorti della criminalità romana.
Non c’è solo la lotta tra gruppi dietro all’idea di uccidere Nicolini.
C’è un ragazzo sardo, Nicolino Selis, che conosce il carcere da una vita e dentro al carcere con Franchino er Criminale ha avuto da ridire. Selis è il contatto romano di Raffaele Cutolo, il legame tra la Banda e la Camorra; è l’anello di congiunzione tra le batterie di periferia e il crimine organizzato. È presente anche lui la sera del 27 Luglio, quando Nicolini diventa vittima dell’agguato della Banda davanti all’Ippodromo di Tor di Valle. Alle sue spalle i cavalli corrono, e dalle tribune li guarda Giuseppucci, in mezzo alla folla per crearsi un alibi.
Nove proiettili, intanto, uccidono Nicolini.
I soldi della Banda della Magliana
Si allarga a macchia d’olio il parco delle attività criminali. Crescono i reati e cresce il denaro, che viene reinvestito in ogni modo. Non serve solo a proseguire nelle azioni, a comprare e vendere più droga, a migliorare il proprio arsenale militare. I soldi fanno l’uomo ricco, elegante. Vestiti, orologi, macchine. Quell’idea del crimine hollywoodiano, del gangster benvestito, la fa da padrone. Sono partiti dalle borgate ma si stanno prendendo Roma, ed essa deve saperli conoscere e riconoscere quando passano per strada.
Non solo. I soli servono anche per riacquistare la libertà quando la si perde. Come nel Febbraio 1979, quando i nomi più in vista del gruppo vengono arrestati con l’accusa di sequestro. Gli avvocati costano, tanto più se devono tirar fuori dai guai e dalla galera in fretta.
La Banda vive di una sua economia. Entrate, uscite, spese.
Tutto pur di continuare a vivere così, padroni di Roma.
Le storie, anche quelle che sembrano film, vivono di parabole.
C’è una salita, uno stallo e poi una discesa. Più o meno forte, più o meno violenta, ma c’è.
Falcone lo avrebbe detto anni dopo parlando di mafia: “La mafia è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine”.
La storia della Banda della Magliana si comporterà in modo simile, fatti salvi i ciclici ritorni dei tentativi di prendere Roma. Ma per i ragazzi di periferia diventati i più temuti criminali della capitale c’è un momento in cui tutto cambia.
È il momento in cui si deve accettare che si può uccidere, vero, ma si può anche essere uccisi.
La morte di Nicolini non è un capitolo chiuso, i suoi sodali cercano e tramano vendetta.
Non ci si può credere invincibili per strada, neanche se la strada la comandi.
13 Settembre 1980, morte di un capo
Settembre a Roma è mite, Venditti lo ha cantato per anni.
Si gira ancora in mezze maniche mentre le scuole riaprono e la vita riprende il suo ritmo.
Trastevere respira ancora l’aria d’estate, gli amori sbocciati, la rilassatezza delle vacanze.
Il 13 Settembre 1980, l’aria della notte di Trastevere smette di colpo d’essere estiva. Si fa pesante, si riempie dell’odore di polvere da sparo e di morte.
Franco Giuseppucci è in piazza San Cosimato, sta tornando a casa dopo una sera passata a giocare d’azzardo. L’affare che in parte ha preso a Nicolini uccidendolo, l’ultimo tassello che gli mancava.
Ci sono voluti più di due anni ma la vendetta degli uomini di “Franchino er criminale” è arrivata.
Arriva coi colpi d’arma da fuoco che uccidono Giuseppucci lì, nel centro di Roma.
Conquistarla non è bastato, non ha salvato il capo della Magliana.
La parabola discendente della banda è iniziata.
Francesca Romana Moretti per Questione Civile
Sitografia
www.scenacriminis.com
www.editorialedomani.it
www.ugomariatassinari.it
www.csm.it
Blu Notte – La banda della Magliana (Carlo Lucarelli)
Atlantide – Roma Criminale (Andrea Purgatori e Giovanni Bianconi)