La carta igienica e la colla vinilica sono protagoniste di esperienza arteterapeutica
Grazie a un materiale inconsueto come la carta igienica è l’occasione per lasciar emergere sensazioni negative e integrarle a quelle positive, traendone risorse preziose.
Da dove nasce l’idea della carta igienica in contesto arteterapeutico?
Stiamo parlando proprio di lei, non della bobina, ma la carta che utilizziamo per l’igiene intima personale.
Se per un’ora la carta igienica potesse diventare strumento artistico e terapeutico?
Questa la sfida posta per il primo incontro del percorso “Prenditi Cura di Te. Il Benessere inizia da Noi”. Non era assodato che venisse ben accolta. Tutto sta nel modo in cui si propongono i mezzi, dalla fase di precontatto al momento creativo, nel gioco della sorpresa. La scelta dei materiali nasce spesso dall’esperienza e dalla formazione dell’arte terapeuta, ma anche dai bisogni che trapelano dai partecipanti.
Due vissuti che hanno sostenuto questa scelta:
Il primo si ispira alla conversazione che lessi in un libro, tra paziente e terapeuta. Il paziente aveva sognato degli escrementi lungo il suo percorso nel tragitto del sogno e il terapeuta gli suggeriva che questi potessero essere bisogni e andavano soddisfatti.
Il secondo riguarda un soggiorno in un alloggio a Roma. In quell’occasione l’host aveva lasciato a disposizione un rotolo molto piccolo, usato a metà, per tutto il week end. Il giorno dell’arrivo era una giornata festiva ed era tutto chiuso e l’host era fuori città. Questo gesto pose l’ospite in una situazione scomoda e allo stesso tempo di fronte a delle riflessioni concernenti l’hospitality.
In fondo in arteterapia si dedica particolare attenzione al momento di accoglienza, che riguarda la cosiddetta fase di precontatto o preparazione. Questo accadimento fu il là per trasformare quell’accaduto in una proposta funzionale anche per qualcun altro.
Al primo incontro di “Prenditi Cura di Te. Il Benessere inizia da Noi” la carta igienica si fa protagonista, per rompere il ghiaccio.
Faccia a faccia con la carta igienica: quali reazioni?
Si poteva scegliere qualsiasi carta assorbente: scottex, tovaglioli, fazzoletti, mentre è proprio l’uso della carta igienica a dare direzione al workshop. Essa è un bene di prima necessità per l’igiene intima della persona. Igiene è l’arte di rendere salubre l’organismo umano, rispetto l’ambiente circostante. È l’educare a portare fuori e quindi a espellere il superfluo, ciò di cui non abbiamo più bisogno, ma anche a conservare la salute umana. L’igiene ha a che fare con la sopravvivenza.
Il rischio era quello di creare rifiuto e repulsione, confusione e inibizione. Dopo un primo attimo d’imbarazzo e titubanza, ha vinto una buona dose di autoironia e sono state verbalizzate le proprie sensazioni.
Quali emozioni si possono sentire di fronte un mediatore inusuale?
La fiducia, le indicazioni riportate, la dimensione del gioco e altri materiali proposti hanno accompagnato e agevolato il processo creativo. I partecipanti si sono lasciati andare, seppur con qualche ostacolo. Hanno esplorato con curiosità la carta igienica, in connessione con sé stessi, il setting e altri strumenti artistici a disposizione. È stato possibile il contatto creativo. Strappi di carta sono diventati parte dell’opera, manipolati, mutati, assorbiti.
La consistenza della carta igienica e della colla vinilica offrono di donare nuova forma alle emozioni, grazie anche all’incontro con altri materiali.
Ripercorriamo insieme quali emozioni sono emerse e quali risorse riscoperte, facilitate dalla consistenza dei materiali, attraverso le esperienze dirette di alcuni partecipanti. Saranno riportati nomi d’invenzione.
Carta igienica e tempere: Denise, un viaggio tra malleabilità e secchezza, pesantezza e sollievo
Nel processo creativo Denise distende una base di colori a tempera: rosso e viola scuro (colore del trauma). Stende la tempera senza diluirla troppo, lasciandola al suo stadio primario: densa. Questa scelta le restituisce pesantezza. Sovrappone poi la carta sopra queste chiazze di colore, come la sensazione di un cerotto da applicare sulla pelle. Quando la carta assorbe il colore, si attacca alla pittura. Sopra la carta stende una mano di verde speranza, tutta quella pesantezza doveva essere coperta da un colore che restituisse una sensazione di rinascita.
Alla fine dell’incontro la carta è ancora umida e si potrebbe ancora staccare. Con il passare delle settimane diverrà come una pellicola che ha sigillato la tempera ormai asciutta. I colori al di sotto della carta si sono seccati e ciò che è emerso è il verde: sembrava come fosse nato un prato. Denise respira profondamente, si sente sollevata: ha l’impressione che quella ferita tiri meno.
Alla fine del percorso percepisce che ha toccato con mano il suo dolore e riconoscendolo lo ha compreso e appreso. Lo ha metabolizzato, le ferite, si sono chiuse, sono guarite. La carta asciutta è vissuta come elemento salvifico, ma anche di rimozione.
Inizialmente Denise vede la carta come mezzo per tamponare il sanguinamento di una profonda ferita emotiva, ancora in corso in quella fase della sua vita.
La carta è il primo mezzo da utilizzare quando ci si ferisce. Una volta impiegata per arginare la ferita, la si getta via in quanto residuo impregnato di qualcosa che è stato curato, in qualche modo “tolto”.
Successivamente prenderà consapevolezza che l’uso della carta igienica le ha permesso di scartare parti o pensieri di cui non sente più il bisogno. Si ripulisce da emozioni negative, definendo l’incontro come una tappa davvero fondamentale nel percorso.
Nero come la pece: Furio, dall’inconsistenza dei pensieri alla forma materica
Basta schifo, esordisce così Furio dopo aver completato la sua opera.
Predilige una base a cartoncino nero, metà A4. Prendono vita due figure, una di tempera gialla al centro, l’altra rossa, laterale, più piccola, aurorale. Con le mani dà forma a due macchie di carta igienica che addensa sul foglio e impregna di textil nero. Crea quella che in arte viene definita: pittura in rilievo. Le due macchie nere incontrano le due figure colorate. Rivela: ho dato una forma al fastidio e lo schifo che avevo dentro in quella fase della vita. C’era da tempo e oggi lo sente con meno intensità e più di rado: in maniera meno continuativa. Prima lo sentiva spesso.
I suoi pensieri hanno assunto una forma, seppur ancora indefinita, sul cartoncino. Ha potuto vederli, dargli un nome. Riconosce e accoglie le emozioni oscure, pregne di rabbia e disgusto: basta schifo. Pone le basi per dei confini, non c’è più spazio per tutta quella sofferenza. Il nero denso sulla carta igienica incontra i colori, di una consistenza leggermente più liquida. La figura gialla mostra l’utilizzo deciso dei polpastrelli sul cartoncino: vuole sporcarsi le mani di luce. Il giallo è come una lanterna.
Alla fine del percorso Furio vedrà più colori, questa volta uniti da un unico punto concentrico.
Iside, contrasto tra sacro e profano, un senso di piacere
Iside inizia da un’idea pratica: cosa voglio buttar via. Si rende conto, però, che è l’ego a parlare al suo interno, prova fastidio. Poi cerca la sincerità in sé stessa e ammette che i suoi pensieri sono il frutto di ciò che non le piace degli altri. Rappresenta due poli come parte di un tutto, un tao.
Da una parte disegna dei tuoni, nella parte sottostante distende e incolla uno strappo di carta igienica, come una piccola tela. Ci dipinge su una nuvola di pioggia e una corona impreziosita da diamanti.
Dall’altra parte disegna un cuore con all’interno altri cuori e sotto uno spicchio di luna e stelle che brillano. Ecco le sue due parti, contenute da uno stesso spazio e divise da una linea fluida, cancellabile, sfumatile, di gesso bianco.
È soddisfatta del risultato finale: un’opera esaustiva, la definisce.
Morbidezza o poltiglia? Marisa, la colla vinilica e la carta igienica dispettosa
La carta igienica è un materiale percepito da Marisa dapprima come delicato e fragile, leggero e soffice. Il Vinavil è uno dei suoi materiali preferiti, in ogni sua forma. Lo sente come estremamente duttile, lo si può diluire a seconda delle proprie esigenze. I due materiali separati le rimandano sensazioni positive. Dopo, invece, li mischia in una poltiglia, la sensazione è quella di una pasta sulla quale non riesce ad avere il minimo controllo: Mi ha dato fastidio. La carta igienica impastata diventa un materiale dal quale non riesce a liberarsi, confida.
Questo perché come ci ricorda la dott.ssa Mariel Vespa, a un seminario di aggiornamento organizzato da APIArT:
Il Vinavil è spesso una seconda pelle. I confini si instaurano così.
In effetti il vinavil si confà alla pelle, ne assume le sembianze e crea una patina simil trasparente.
Marisa vive, dunque, l’esperienza dell’impotenza, dell’inconsistenza della materia a contatto con una forte pressione e a contatto con l’acqua. Non è possibile controllare le leggi della fisica. Integra questa presa di coscienza con l’utilizzo di una piccola sagoma in cartone, materiale rigido e più solido, che lascia intatta da colla e acqua. Posiziona questa sagoma in basso sul foglio bianco in verticale, su di essa vola una libellula, adagiata sopra un piccolo cerchio di cartone. La sagoma è circondata da diversi elementi e una varietà di materiali. Emergono pigmenti polverosi, acrilico picchiettato con le dita, ghirigori con pennarello indelebile dorato, patplume arancio fluo spalmato e un cielo di carta igienica frammentata. Tuffo in alto, sarà il titolo che sceglierà per il suo elaborato.
Gli obiettivi, gli effettivi benefici e l’impaccio della carta igienica
In questo workshop la carta igienica rappresenta tutte le sensazioni negative che si vogliono lasciare andare o “gettar via”. Queste vanno a integrarsi con quelle positive, rappresentate da altri materiali: colori per tessuti, tempere, pigmenti, patplume, estratti di riviste, resti di packaging, ecc. La colla fa da collante, da trait d’union tra il bisogno interiore e la materia esteriore.
Alla fine dell’incontro è previsto un momento di condivisone, riconoscendo ciò che si vuole lasciare e ciò che si vuole portare con sé, così le emozioni sono visibili, si plasmano direttamente sull’elaborato:
Controllo, Paura, Vuoto, Disgusto, Tristezza, Stanchezza, Soffocamento, Invidia, Insoddisfazione, Giudizio.
Liberazione, Gioia, Leggerezza, Energia, Coraggio, Volontà, Protezione, Fiducia, Equilibrio.
Con l’ausilio di un semplice mediatore si arrivano a percepire ferite, sfumature caratteriali, limiti e confini, bisogni insoddisfatti che trovano la via di essere soddisfatti. I desideri reconditi salgono in superficie e dalla somma del tutto anche preziose risorse da portare con sé nel quotidiano.
Arrivo a un’unica conclusione: l’essere umano è accomunato da bisogni. Bisan, giornalista palestinese, durante un’evacuazione si confida:
Ho preso con me solo la carta igienica, i caricatori e il telefono.
Elena Piano per Questione Civile
Bibliografia
- Ferrari S., Creatività e personalità in arteterapia – alcune note a partire da Freud in Arti Terapie: Strategie della creatività, a cura di O. Rossi, A. M. Acocella; Nuove Arti Terapie, RM 2018
- Lowen A., Il piacere, un approccio creativo alla vita; (1970) trad. it. Psiche e coscienza, Astrolabio, RM 1984
- Pianigiani O., Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana; Società editrice Dante Alighieri, RM 190
- Piatti L. e Terzi A., Emozioni in gioco, carte per educare alle emozioni; edizioni la meridiana, Molfetta (BA) 2008
- Rogers C., Terapia incentrata sul cliente; (1951) trad. it. La Nuova Italia,1997
- Rossi O. Le caviglie di Socrate: il sintomo monocefalo in La cura: ambiti e forme in psicoterapia e nella relazione d’aiuto, a cura di A. M. Acocella, O. Rossi; FrancoAngeli 2017
Sitografia
- www.nuoveartiterapie.net
- disorderdrama.org
- Bisan, giornalista palestinese, invia le sue testimonianze a “Blank Maps | Sowt Podcasts” – Gaza: voices under bombardment – Ottobre 2023 www.sowt.com, tradotte in italiano da www.orecchiabile.it
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