Le emozioni possono dar forma all’argilla, congiuntamente l’argilla mette al mondo le emozioni
In arti terapie dare alla vita un’opera con l’argilla mette di fronte a delle possibilità materiche, pragmatiche, vivide e quindi anche a dei limiti. Sta al soggetto scegliere cosa farne.
Argilla, un materiale sedimentario proveniente dagli abissi
Prima di inoltrarci nelle arti terapie e l’uso dell’argilla proviamo a comprenderne composizione e proprietà. Sarà, così, più fluido coglierne processi e benefici arteterapeutici.
L’argilla è una sostanza minerale e sedimentaria che si trova nelle crepe del terreno o estratta dalle cave. Si forma nel corso di milioni di anni attraverso un naturale processo geologico: l’alterazione e frantumazione di una varietà di rocce. Queste vanno ad agglomerarsi con fango, sostanze organiche e materiale accidentale. Quando le rocce si disgregano, le particelle più fini, come sabbia e argilla, sono trasportate da acque, fiumi e vento, depositandosi in laghi o oceani. Molto lentamente queste particelle si accumulano compattandosi, formano strati di sedimenti sui fondali idrici.
Grazie all’acqua che assorbe l’argilla è un materiale plastico. Molto versatile, si essicca e indurisce all’aria. A differenza delle pietre, impermeabili e refrattarie, l’argilla assume queste proprietà solo in caso di cottura ad alte temperature (la terracotta). Diventa così un ottimo materiale resistente per trattenere l’umidità. Inoltre ha la capacità di reagire con altre sostanze naturali e chimiche, come sabbia o ossidi, ottenendo materiali con diverse caratteristiche.
Argilla, testimone dell’evoluzione umana. Rivoluzionaria e alleata dell’Uomo
I nostri antenati la individuarono già nel Neolitico, tra i primi i sumeri. Ha una valenza primordiale, pari passo alla sua scoperta si sono create civiltà intere. Ha accompagnato l’Uomo nella sua evoluzione, che, cogliendone le proprietà, ha realizzato mattoni, utensili, monumenti artistici e sacri. Anche grazie a essa abbiamo potuto ricostruire il nostro passato.
Nella Preistoria non era ancora in uso la carta. Dall’Età del Bronzo s’iniziò a incidere su tavolette di argilla umida, poi cotte, antenate degli odierni fogli di carta. Fungevano da supporti per la scrittura cuneiforme. Successivamente furono raccolte in luoghi appositi, archivi storici.
Oggi l’argilla è utilizzata anche nel settore tecnico-industriale, come agente antinquinante per la bonifica del suolo. Rimane uno degli elementi chiave dell’edilizia e dell’arte.
Argilla, come funziona e proprietà
Bisogna fare differenza tra argilla che si asciuga all’aria e argilla cotta in fornaci. La prima è soggetta a cambi di forma, cedibile e più precaria. Una volta asciutta, può sgretolarsi, non è a uso alimentare. La seconda, adoperata anche a uso alimentare, si scheggia o si spacca se subisce urti violenti o cadute.
In entrambi i casi, ciò che la contraddistingue da altri materiali è questa possibilità di essere modellata continuamente (prima della cottura), l’innato eclettismo. La malleabilità e piacevolezza al tatto hanno fatto sì che ispirasse l’Uomo, non solo nell’aspetto funzionale, ma anche in quello del “bello” artistico e della decorazione.
Mentre asciuga all’aria o in forno i pezzi piccoli e sottili, attaccati a quelli di grande spessore, rischiano di staccarsi. Il pezzo più piccolo tende ad asciugarsi prima di quello grande e si creano delle crepe. Con l’argilla ad asciugatura aerea una possibile soluzione è quella di applicare della pellicola in plastica intorno all’operato.
In dialogo con l’Argilla
Capace di suscitare ricordi ed emozioni, aiuta a sviluppare creatività. Plasma e si lascia plasmare, destinata a bambini, adolescenti, anziani. Si rende “materiale-protesi” in caso di disabilità. Si compone e si ricompone. Dà la possibilità di reintegrare qualcosa di perduto o a cui non si ha più accesso: memoria, affetti mancati, violazioni, dissociazioni, risorse sconosciute e inesplorate…
Chi modella può entrare in contatto con la realtà nel subitaneo. Fantasia, immaginazione e reale si possono incontrare o almeno richiedono un dialogo delle parti. Non tutto ciò che si immagina si riesce a creare con l’argilla, è tanto modellabile, quanto imprevedibile, delicata, quasi fragile, sensibile al movimento.
Il lavoro con l’argilla radica, pone l’attenzione, direziona. Comunica: “Tu senti, dunque Io esisto. Io esisto, dunque Tu sei.”
Può nascere un dialogo contenitivo grazie alla materia.
Bisogno d’argilla,bisogno di con-tatto
Nei precedenti articoli abbiamo introdotto il percorso “Prenditi Cura di Te”. Al terzo incontro il mediatore di vertice è stata proprio l’argilla all’aria. La scelta è arrivata durante il tragitto, in un momento in cui si è sentito il bisogno di toccare con mano.
Entrare in contatto con l’argilla è prima di tutto una sensazione tattile, il visivo è di sostegno al tattile. Tutto è in costante movimento, come una danza delle mani, finché non si sceglie una forma permanente: “l’oggetto-statua”. Definisco statua quello stato in cui un corpo si adagia per prendere forma, apparentemente immobile.
Dedicare momenti a questo corpo trasformabile è come prendersi cura di sé, l’interno prende vita all’esterno. Si crea una dimensione nuova dove rifugiarsi e riemergere. Si entra nella materia mentre la materia entra nel soggetto, si fa pelle, si trasforma. Racconta qualcosa di sé, del passato, del presente, del futuro.
L’argilla è presenza tangibile.
La fase di precontatto con il mediatore argilla
È una fase decisiva e imprescindibile dal momento creativo, ma anche soggettiva.
Qui è stata raccontata una favola, ispirata e reinterpretata dall’incipit del libro “Amare vuol dire vivere o morire”, immaginato e illustrato da Arianna Queirolo. La favola permette di stimolare l’immaginazione fantastica, proiettando su personaggi irreali situazioni o persone reali della vita.
Durante il racconto i partecipanti sono sdraiati supini su un materassino yoga e un cuscinetto. L’arteterapeuta passeggia nella stanza e interpreta i personaggi. Il pavimento in parquet nella sala del setting produce scricchiolii, influiranno sulla percezione di una partecipante. Altri saranno scevri da questa interferenza acustica. Un buon accorgimento può essere chiedere ai partecipanti, prima del racconto, se la voce è udibile a tutti, in relazione con l’ambiente.
Nelle indicazioni: creare un’opera che rappresenti un personaggio o un elemento del racconto, in forma astratta o figurativa. Mediatore principale: Argilla. Secondari: pigmenti, acrilici, oggettini di recupero. Possibilità di appoggio su foglio rigido o cartoncino.
Alcune testimonianze si intersecano tra loro, aprendo mondi diversi. Sceglierò nomi d’invenzione.
Ginevra, quando il bisogno supera la possibilità. Ma è davvero così?
Il momento creativo con l’argilla è stato donarsi tempo, rilassamento, ma anche farsi spazio, volontà di espandersi, darsi voce con la materia.
Non ero riuscita a capire bene la storia. Avrei voluto aver più argilla. Non riuscivo ad attivare la creatività. A livello tattile era molto piacevole.
L’opera creata dalla partecipante è variegata e colorata, decorata con oro, argento e magenta, una composizione astratta di primo acchito, appoggiata su un foglio bianco A3. Si trasforma in una sorta di percorso attraversato da una biglia, creata da lei. Ci giocherà un po’, come a concedersi un filo di leggerezza. Nell’opera amalgama tutti i materiali a disposizione, creando armonia e contrasto di colori.
Il bisogno di più argilla ha anche a che fare con quello di essere vista da sé e dagli altri. È interessante porre l’attenzione sul fatto che a un certo punto è stato proposto un ulteriore pezzo d’argilla. Durante il momento creativo la partecipante era immersa nel suo operato. Non ha, dunque, udito la proposta, come riferito a posteriori.
Ha creato un’opera unica e ricca di elementi, eppure il suo bisogno era più vasto. La sua iniziale insoddisfazione parte dal razionale: non essere riuscita a capire tutta la storia (non dice: sentire, udire). In questa circostanza l’arteterapeuta può facilitare il soggetto a “rivedersi”. Nella relazione d’aiuto a triangolazione si fa da tramite tra opera e soggetto e lo facilita a riconoscersi il valore, attraverso gli elementi presenti nell’elaborato.
Furio, l’argilla come scoperta e risorsa
Usare l’argilla mi ha sorpreso. Di solito non mi piace toccare, impiastricciarmi o sporcarmi le mani lavorando del materiale. Usandolo ho scoperto qualcosa di nuovo. Intanto non mi sono sporcato e mi è piaciuto, perché sono riuscito a dare una forma tridimensionale, c’era pure il senso del tatto. È come se fossi riuscito ad aggiungere qualcosa ad un “semplice disegno”. Mi piacerebbe riusarla per creare.
Questa testimonianza ha in comune due aspetti con la precedente: la piacevolezza, il senso del tatto mette direttamente in connessione con le proprie emozioni, e il desiderio di utilizzarla ancora. Valorizzato l’aspetto della sostanza, non si lavora solo in piano (il disegno), ma anche in altezza, in spessore, a livello tridimensionale (arte plastica). L’aspetto razionale è oltrepassato dalla dimensione del gioco e della sperimentazione. L’argilla come entità, Altro da Me, è un corpo estraneo da modellare e poter ridefinire. Facilita la riscoperta e l’autoconsapevolezza di sé.
Marisa, proiezione di sé e nascita di un personaggio. Un sentimento familiare
Attraverso la guida di Elena, ho curiosato sotto la superficie visibile del mio essere. Ci ha accompagnati in un mondo di fantasia pieno di elementi e personaggi simbolici. Mentre parlava erano tante le emozioni che affioravano, il culmine è arrivato quando un personaggio ha fatto la sua apparizione: “Color”. È una sorta di animaletto sempre a fianco della protagonista. In quell’istante, quel racconto tanto familiare è diventata la mia storia e mi sono sentita la protagonista del racconto. […] Non ho avuto molti dubbi ed ho scelto lui.
L’invisibile si fa visibile grazie alla consistenza dell’argilla. L’immaginazione sollecitata può portare a galla personaggi della propria vita, con “nuovi abiti” o rappresentare parti di Sé oscurate. I racconti fantastici o le visualizzazioni permettono di immedesimarsi nella storia. Si empatizza e talvolta si impersonificano i personaggi, come a vivere realmente quella situazione.
I materiali plastici rappresentano per me il più potente mezzo d’espressione ed è stato facile fare questa rappresentazione in modo molto istintivo…
Assistiamo alla testimonianza di una counselor e artista accademica. Una donna che cerca nuove forme e dinamiche di espressione, connesse al sentire più che all’estetica, come nuova ricerca identitaria. Trova la massima espressione nel mediatore plastico, eclettico, senza tempo, sempre attuale. Al laboratorio ricorderà che ci giocava già da bambina. Le prime passioni dei bambini sono quelle per cui solitamente si scoprono delle missioni da adulti.
Mi è quindi venuto spontaneo fare un disco, un po’ assottigliato ai lati, come se questo esserino si potesse espandere e volare o nuotare. Ho poi aggiunto, colori acrilici, tempera, pigmenti in polvere, filo da cucito, corda colorata da me, graffette della pinzatrice […]. Vuole rappresentare l’idea di colore in tutte le sue infinite possibilità.
L’Esserino è come una rinascita che mette alla luce una miriade di possibilità. Può sia volare che nuotare, infatti gli dona tutti i colori e i materiali a rappresentanza del suo immenso valore.
Definisce il personaggio una razza, un raiforme, con i suoi movimenti lenti e leggiadri, su e giù con le pinne, pare volare nell’acqua. È un animale acquatico o terrestre che sa difender(si) molto bene con il suo pungiglione.
Per me “Color”, con il suo passaggio, dà colore e luce alle cose. Le carica di senso e meraviglia. Accompagnandomi lungo le strade delle mie scelte, dona loro vitalità.
I pigmenti colorati, uniti all’argilla, fungono per i partecipanti da polveri magiche, delle potenzialità. Color pare essere quella figura motivatrice e allo stesso tempo contenitiva che sentiamo vicina, una parte familiare.
È emerso un vasto mondo interiore intorno un’unica figura rappresentata. Questa è l’arteterapia, un nesso che unisce il dentro con il fuori attraverso le immagini.
Effetti, benefici e controversie
L’argilla allena la coordinazione tra vista e tatto, suscita curiosità e gioca al rilancio, anche se il proposito è rimanere con quello che c’è.
Ha quel potere di stimolare la sfera del tatto, dell’epidermide, il confine più netto con il mondo esterno. Ha valenza intima, sfiora la sfera della sensualità e della sessualità. I materiali plastici pongono di fronte alla materia, un corpo prima estraneo e gradualmente più rassicurante. È un corpo sensibile: vivo, autentico, intenso che ha reazioni e assorbe non solo acqua, ma emozioni, rimettendole al mondo. Ha una memoria. Si svasa, si allarga, si slabbra, se si spinge troppo. È necessaria attenzione al movimento per non creare incrinature.
Se il processo ben modulato, l’impiego dell’argilla permette di sviluppare una determinata consapevolezza operativa e progettuale e accrescere l’autostima.
Crea relazione, amore, cura.
Ringrazio la collega Rita Malizia, arteterapeuta ceramista e danzatrice che mi ha offerto consigli utili ai laboratori.
Elena Piano per Questione Civile
Bibliografia
- Lowen A., Amore e orgasmo; (1965) trad. it. Problemi di sessuologia, G. Feltrinelli Editore, MI 1968
- Palomba P. e Rütten A., Trasformazione e forma. Alla scoperta dell’utilizzo dell’argilla in arteterapia; Cosmopolis, FI, 2012
- E. Piano, Il Corpo (non) è un Alieno. La Libertà creativa in Arteterapia; Nuove Arti Terapie (NAT), Roma 2023
- Piatti L. e Terzi A., Emozioni in gioco, carte per educare alle emozioni; edizioni la meridiana, Molfetta (BA) 2008
- Queirolo A., Schipani A. (a cura di), Amare vuol dire vivere o morire; 2023, Genova
Sitografia
- www.nuoveartiterapie.net/
- https://www.treccani.it/enciclopedia/argilla_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/
- https://online.scuola.zanichelli.it/artemondo-blog/2018/09/10/ceramica-preistorica/
- https://www.cantieriedili.net/blog/mattoni-e-geologia-capire-lorigine-dellargilla/
conosco l’argilla è veramente preziosa mi sono curata l’ho presa per bocca ho fatto bagni maschere insomma è molto versatile l’ unica cosa che mi manca è lavorare l’ argilla mi sarebbe piaciuto poterlo fare ma non è stato possibile