Educazione, cittadinanza e dialogo: come la pedagogia trasforma la questione civile in strumento di crescita sociale
Il termine questione civile non ha una definizione univoca nel senso tecnico-giuridico. Ma si riferisce in senso ampio a quei nodi problematici che attraversano la convivenza sociale: la tutela dei diritti, il riconoscimento delle differenze, la partecipazione democratica e la responsabilità verso la comunità. Non sono soltanto conflitti da risolvere sul piano giuridico o politico. Si tratta di questioni che interpellano la coscienza collettiva e il modo in cui le persone scelgono di vivere insieme.
Dal punto di vista pedagogico, la questione civile non può essere ridotta a una semplice vertenza sociale. E’ un terreno di apprendimento, di crescita e di formazione dell’individuo come cittadino.
In questo senso una questione civile è un problema pubblico che chiede una soluzione non solo normativa o amministrativa, ma che interpella il modo in cui una comunità definisce sé stessa, i suoi valori e forma i suoi membri.
La radice filosofica della questione civile
Già Aristotele, nella Politica, osservava che l’uomo è zoon politikon, cioè un essere che realizza pienamente sé stesso soltanto all’interno della vita comunitaria. La sua felicità (eudaimonia) non può esistere isolata: si compie nella polis, nel rapporto con gli altri cittadini e nel perseguimento del bene comune.
Seguendo questa interpretazione, la questione civile non è semplicemente un insieme di conflitti o problemi da risolvere sul piano tecnico o giuridico. Essa emerge proprio là dove la convivenza si incrina: ingiustizia, esclusione sociale, disuguaglianza, mancanza di partecipazione attiva e di equità costituiscono fratture che minano la vita comunitaria.
Per Aristotele, l’educazione non è neutra né puramente strumentale. Essa ha il compito di formare cittadini virtuosi, capaci di riconoscere il bene comune e di agire in funzione di esso. La virtù, secondo il filosofo greco, non è solo una qualità morale individuale, ma un requisito per la vita politica. Il cittadino virtuoso sa mediare interessi, rispettare le leggi giuste e contribuire alla costruzione di una comunità equilibrata e giusta.
Il ruolo della pedagogia nella questione civile
Diventa, quindi, anche un terreno pedagogico. E’ un laboratorio in cui i cittadini imparano ad essere cittadini, dove le fratture sociali e i conflitti diventano opportunità di crescita e maturazione collettiva.
In epoca contemporanea, Jürgen Habermas insiste sulla centralità della dimensione comunicativa della vita civile: una questione civile diventa realmente tale solo quando entra nello spazio pubblico e si apre al dibattito razionale, consentendo a tutti i cittadini di partecipare in maniera informata e responsabile.
Secondo Habermas, la legittimità delle decisioni sociali non deriva dall’autorità o dalla coercizione, ma dalla capacità delle persone di discutere e confrontarsi in maniera critica e argomentativa, esprimendo opinioni, ascoltando gli altri e cercando soluzioni condivise.
Habermas e il discorso pubblico
In questo senso, la pedagogia contemporanea assume un ruolo fondamentale: educare alla cittadinanza non significa soltanto trasmettere conoscenze, ma formare competenze civiche e comunicative, allenare al pensiero critico e alla partecipazione attiva e promuovere una cultura del dialogo come strumento di coesione sociale.
La pedagogia, in questo quadro, deve guidare gli individui a riconoscere e valorizzare la pluralità delle voci, imparando non solo a esprimere le proprie ragioni, ma anche a comprendere e negoziare le ragioni altrui. Ciò trasforma la questione civile in un vero e proprio laboratorio educativo, in cui il conflitto diventa occasione di crescita personale, sviluppo morale e costruzione del bene comune.
Affinché una questione civile non resti mera retorica o semplice scontro di interessi, essa deve inserirsi all’interno di processi educativi strutturati che rendano i cittadini consapevoli, dotati di competenze critiche, capaci di agire e assumersi responsabilità.
Una cornice teorica particolarmente utile in questo senso è quella proposta da Paulo Freire. Paulo Freire offre un approccio radicale: nelle Pedagogia degli oppressi la questione civile coincide con la lotta contro l’oppressione.
La coscientizzazione e la questione civile
Freire mette in evidenza che non esiste educazione neutrale. Ogni pratica educativa o rafforza il dominio e la passività, oppure stimola la coscientizzazione, cioè la capacità di comprendere criticamente la propria condizione e di agire per trasformarla.
Il metodo del problem-posing valorizza il dialogo, l’analisi critica della propria esperienza, la riflessione sui contesti sociali e, soprattutto, la trasformazione della realtà.
L’apprendimento diventa così un processo attivo e partecipativo. Gli studenti non sono più spettatori passivi, ma interlocutori che interrogano il mondo, mettono in discussione strutture ingiuste e propongono alternative concrete.
Applicato alle questioni civili, il metodo del problem-posing trasforma le problematiche della società in opportunità educative concrete. Questo approccio stimola la coscienza critica e aiuta a comprendere che i conflitti civili non sono ostacoli da evitare, ma strumenti di crescita individuale e collettiva.
La pedagogia diventa quindi un ponte tra l’educazione formale e l’impegno concreto nella società.Le questioni civili cessano di essere concetti astratti per diventare esperienze formative, in cui la teoria si intreccia con la pratica, il pensiero critico con l’azione e la crescita individuale con il bene comune.
La questione civile come luogo educativo
Nel panorama italiano, la pedagogia civile rappresenta una corrente educativa che intreccia in modo organico educazione, cultura, impegno sociale e valorizzazione del bene comune. Essa nasce con l’intento di superare la visione tradizionale della scuola come semplice luogo di trasmissione di conoscenze per trasformarla in uno spazio in cui l’apprendimento è strettamente legato alla vita sociale e alla responsabilità verso la comunità.
Secondo S. Colazzo, la pedagogia civile si estende anche al tema del patrimonio culturale considerato non solo come un insieme di monumenti, tradizioni e beni artistici, ma come luogo educativo in cui i cittadini possono confrontarsi con la memoria collettiva, riflettere sull’identità culturale e assumersi responsabilità verso il contesto in cui vivono. Il patrimonio diventa così uno strumento per stimolare la coscienza civica, l’attenzione alle radici storiche e la capacità di partecipare attivamente alla vita della comunità.
Ogni questione civile (dal cambiamento climatico alla povertà educativa, dalla parità di genere alla migrazione) diventa così una palestra per l’educazione alla cittadinanza attiva.
Ogni società, antica o contemporanea, è attraversata da questioni civili. La differenza sta in come sceglie di affrontarle: come conflitti di interessi da gestire in modo burocratico, oppure come occasioni per crescere in consapevolezza e giustizia.
La pedagogia, sostenuta dalla filosofia, invita a seguire la seconda strada: fare delle questioni civili non solo ostacoli da superare, ma spazi di apprendimento e di trasformazione. L’educazione civile, allora, diventa il filo che lega passato e futuro, individui e comunità, libertà e responsabilità.
Federica Cascio per Questione Civile
Bibliografia e sitografia
- Aristotele (2014). Politica. R. Radice & T. Gargiulo, trad. Fondazione Lorenzo Valla – Mondadori.
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- Farinelli G. (2020). Per una pedagogia civile e politica. Educazione tra cittadini. Morlacchi Editore.
- Sirignano F. M. & Lucchese S. (2012). Pedagogia civile e questione meridionale. L’impegno di Francesco Saverio Nitti e Gaetano Salvemini. Pensa Multimedia.
- Pedagogia.it. Pedagogika – rivista di pedagogia, educazione e cultura.
- Filosofico.net. Jürgen Habermas: etica del discorso.
- Sociologicamente.it. (2025, 8 aprile). Storia e critica dell’opinione pubblica di Jürgen Habermas.
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- Ricocrea.it. (2020, 23 gennaio). Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

