Giovani e politica: disaffezione e strategie

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Giovani e politica, un rapporto dai mille spunti di riflessione

Da sempre oggetto di studio in campo sociologico, il rapporto tra i giovani e politica nasconde spunti di riflessione sulla condizione giovanile attuale in Italia e sulle strategie politico-culturali-partecipative che potrebbero incentivare gli stessi a restare nell’arena politica. 

Inauguriamo il nuovo Archivio di Sociologia con un primo articolo su un tema molto delicato e che è stato l’epicentro dell’elaborato finale del percorso universitario dell’autore dell’articolo.

“I Giovani e la Politica tra ieri e oggi”

-N.1

Questo è il primo numero della Rubrica di Area dal titolo “I Giovani e la Politica tra ieri e oggi”, appartenente alla Macroarea di Scienze Umane e Sociologia

Iniziamo questo percorso mediante l’ausilio di testi, riviste sociologiche ed alcuni elementi tratti dalla mia tesi di laurea.

Partiamo da una consapevolezza di base, che costituisce il punto di partenza della riflessione che intendo avanzare: i giovani sperimentano l’ingresso nella vita politica in maniera più complicata rispetto al passato. Questo è causato, secondo studi sociologici che hanno affrontato il tema, dalla maggiore fragilità delle reti di socializzazione alla vita pubblica e dal sentimento generalizzato di estraneità tra governo e cittadini, che si fa sempre più evidente.

Giovani e politica: a cosa è dovuto tutto questo?

L’origine della disaffezione politica, secondo il libro di Dario Tuorto, dal titolo “L’Attimo fuggente. Giovani e voto in Italia, tra continuità e cambiamento”, non risulta essere un qualcosa che si riscontra nella contemporaneità, ma si identifica all’interno di un’alternanza di momenti di delegittimazione e di sfiducia nei confronti non solo delle istituzioni politiche ma anche della società, che ha portato a delle inevitabili trasformazioni nel corso del tempo.  L’avanzamento dell’astensionismo ed il graduale ed inarrestabile declino della militanza politica tradizionale non ne costituiscono le cause, bensì le conseguenze.

All’interno della sfera della sfiducia politica è possibile individuare due componenti causali distinte ma connesse tra loro.

L’insoddisfazione di tipo istituzionale verso il sistema politico insieme alla crisi delle tradizionali forme di aggregazione sociali rappresentano la prima componente causale che spinge i giovani a considerare l’antipolitica come ancora di salvezza, data la capacità della stessa di individuare quelle problematiche a loro vicine e di semplificarne la lettura senza darne una spiegazione ideologica.

Seconda componente causale

La seconda componente causale consiste nell’insoddisfazione verso i governi e verso le classi politiche, che vengono messi continuamente in discussione a causa della debole capacità di produrre risultati concreti e tangibili e, soprattutto,a causa della debole capacità di agire nell’interesse esclusivo della propria nazione.

A cosa va attribuita la frattura tra i giovani e la politica?

Una delle tesi più accreditate è quella che vede nel declino della partecipazione politica il segnale di una profonda trasformazione che colpisce da un lato la struttura dei partiti e dall’altro le agenzie tradizionali di socializzazione, come la famiglia e la scuola.

A perdere di legittimità sono innanzitutto i partiti politici, i quali non riescono più a tenere saldi i vincoli di fedeltà che garantivano un alto e stabile coinvolgimento degli elettori, infatti, laddove i partiti risultano meno presenti con una proposta concreta, viene meno anche la risposta in termini di partecipazione da parte dei cittadini, i qualipercepiscono inevitabilmente la politica come più distante e più difficile.

Da strumento per l’integrazione dei cittadini nella vita politica, i partiti si sono radicalmente professionalizzati e da modello di comunicazione diretta si sono trasformati in un modello indiretto, poiché demandano la comunicazione ed il legame comunicativo con i cittadini direttamente ai mass media. Tutto questo ha accentuato la crisi della militanza.

Come rispondono i partiti?

A tale crisi i partiti hanno risposto prediligendo modalità di interazione mediate dalle comunicazioni di massa che hanno portato gli elettori a trasformarsi in spettatori sotto il continuo fuoco mediatico di messaggi negativi tra testate giornalistiche di varia estrazione politica, il cui unico scopo è quello di generare disaffezione, superficialità o, comunque, sentimenti negativi nei confronti della politica.

Oggi i partiti non rappresentano più i canali di formazione della coscienza politica e la loro capacità di avvicinare i giovani a sé si scontra con il fatto che la stessa classe politica è poco attenta alle loro esigenze.

Accanto alla crisi dei partiti, a perdere di legittimità ed efficacia sono anche la famiglia e la scuola.

La trasmissione politica all’interno della famiglia riguarda non solo le identità ma anche gli orientamenti partecipativi; più le famiglie saranno distaccate dai partiti tanto di più lo saranno i giovani.

Altra agenzia che si è indebolita come ambiente di socializzazione alla vita pubblica è la scuola. Vissuta positivamente aiuta a costruire una connessione solida con la sfera pubblica, viceversa se vissuta negativamente, porta gli stessi ragazzi a maturare forme di distacco verso le istituzioni.

Conclusioni

In conclusione, le nuove generazioni devono far fronte da soli alla fine della comunità tradizionale che, mediante aggregazioni sociali territorialmente circoscritte, è riuscita a garantire la costruzione di relazioni durature incentrate su attività volontarie e civiche che trasformano la partecipazione civile e politica in un vero e proprio obbligo sociale e morale.

Alessandro De Bari per Questione Civile

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