Ideologie e ricerca del like: la politica contemporanea

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La politica contemporanea tra le vecchie ideologie e la ricerca del like

Iniziamo questo nuovo percorso grazie alle informazioni raccolte nel saggio “Giovani e Politica. Corsa contro il tempo”, tra le ideologie e la ricerca del like.

I Giovani e la Politica tra ieri e oggi”

-N.6

Questo è il sesto numero della Rubrica di Area dal titolo “I Giovani e la Politica tra ieri e oggi”, appartenente alla Macroarea di Scienze Umane e Sociologia

Ideologie e ricerca del like: il movimento del Sessantotto

Il movimento del Sessantotto è stato un fenomeno socio-culturale sviluppatosi a cavallo del 1968, e che in occidente trova il suo epicentro giovanile nelle università. Nonostante alcune differenze, i movimenti giovanili della fine degli anni ’60 avevano un carattere globale che ne costituiva il tratto di fondo.

Le rivendicazioni

Le rivendicazioni studentesche avevano alla base un’ideologia ben chiara, un insieme di opinioni e di idee attraverso le quali cambiare il mondo. Il rifiuto nelle gerarchie, dell’autoritarismo e della società strutturata in funzione del solo mondo adulto. Una vera e propria rivoluzione stava investendo il mondo.

Quelle rivendicazioni arrivarono anche in Italia, dando il via ad una grande stagione di mobilitazione giovanile collettiva. Acquisendo coscienza di sé, i giovani iniziarono a distaccarsi da quella società attenta ad educare alla ricerca del benessere economico e che trascurava invece i valori fondamentali. È da questa coscienza che nacquero in Italia i primi movimenti studenteschi, il cui obiettivo era quello di stravolgere l’assetto istituzionale e culturale dello Stato, della famiglia e della scuola.

Un fenomeno socio-culturale

Non fu una semplice contestazione studentesca, ma un grande fenomeno nel quale si riconoscevano operai, studenti, e gruppi etnici minoritari.

Proprio gli studenti si allacciarono ai giovani operai, rivendicando aumenti salariali e maggiori spazi di partecipazione collettiva, e non è un caso se nel 1972 il voto giovanile si sposta decisamente a sinistra con percentuali di consensi per il Pci vicine al 37%, con un’impennata fino al 40% tra chi aveva 21 e 24 anni.

Questa era la generazione nata negli anni Cinquanta, formatasi politicamente a partire dal 1968, il cui voto era ideologizzato e rifletteva una visione del mondo e dei rapporti segnata dal paradigma del conflitto.

In quegli anni i giovani erano il traino della politica, la stavano cambiando con la sola forza delle idee e con lei stavano cambiando anche il mondo, producendo trasformazioni profonde nella mentalità e nei costumi.

La fine di quel periodo

Uno dei periodi più belli della storia della partecipazione stava volgendo al termine. Sulla scia di quel movimento, il passaggio agli anni Ottanta fu lento, profondo e caratterizzato da un declino della partecipazione giovanile per la vita politica. Rispetto agli anni precedenti, i giovani venivano descritti come disincantati, privi di memoria diretta dei movimenti del 1968.

Questo declino era riconducibile alle trasformazioni delle pratiche di partecipazione, ormai polverizzate in iniziative pre-politiche, che investì anche i partiti politici, i quali iniziarono ad essere visti con estraneità e diffidenza.

Dal punto di vista del consenso elettorale, la Democrazia Cristiana perdeva diversi punti percentuali tra i giovani passando dal 31% del 1972 al 25% del 1983, mentre il Partito Comunista Italiano riusciva a resistere a questa fase di declino generale, pur in assenza della spinta degli anni precedenti, grazie al radicamento dei processi di socializzazione degli anni Sessanta.

Di fatto il consenso tra i giovani per il PCIiniziarono vistosamente a decrescere nel 1987, quando passarono dal38% al 31%. Dunque, l’inclinazione di voto perse le sue connotazioni chiare, riflettendo la crisi delle appartenenzetradizionali.

La fine della Prima Repubblica

Lo scandalo di Tangentopoli, nel 1992, sancirà la fine della Prima Repubblica e lo scioglimento di questi due partiti storici.

Da quelle ceneri nascerà la Seconda Repubblica che porterà ad un vero e proprio crollo dell’impegno giovanile, come conseguenza del disgusto verso i partiti e dell’ostilità rispetto agli schemi consueti di orientamento politico-ideologico.

Questi 24 anni, dal 1968 al 1992, della storia italiana mi hanno sempre affascinato, e anche stupito. Dagli albori della politica rivoluzionaria giovanile, con i moti del’68, alla sua stessa distruzione, con lo scandalo di Tangentopoli, il passo è stato davvero breve. Da qui la frattura tra il mondo politico e quello dei giovani si è accentuata sempre più proprio come abbiamo visto nella precedente rubrica inerente sempre il rapporto tra i giovani e la politica.

Una domanda però sorge spontanea: come hanno risposto i partiti?

Con l’avvento della rete internet, i partiti, un tempo strumento per l’integrazione nella vita politica, si sono professionalizzati. Si sono dotati di consulenti esperti di pubbliche relazioni e da modello di comunicazione diretta si sono trasformati in un modello dove l’ambito mediatico viene privilegiato.

A perdere di legittimità sono stati proprio loro. Oggi non riescono più a tenere saldi i vincoli di fedeltà che assicuravano consensi e garantivano un alto e stabile coinvolgimento degli elettori: infatti, laddove i partiti risultano meno presenti con una proposta, viene meno anche la risposta in termini di partecipazione da parte dei cittadini, che sentono la politica più distante e più complessa.

Non è un caso se oggi solo il 35% dei giovani aderisce convintamente ad un partito.

Ideologie e ricerca del like: la social politics

In questo momento storico stiamo assistendo ad una politica virtuale, che non ha nulla a che vedere con i principi e gli obiettivi per i quali la politica stessa è nata agli albori della sua storia. I social network hanno sostituito la funzione di aggregazione ed espressione, capisaldi imprescindibili della politica attiva e concreta, che fino a qualche decennio fa era propria dei partiti politici.

Le piazze, quelle reali, si svuotano e i grandi ideali si sono ridotti a esposizioni semplificate fino allo “slogan strappa like”, che ha il solo obiettivo di sollecitare pulsioni emotive e malesseri sociali con l’attacco a soggetti che si vedono contrapposti.

“Dove sono i miei coetanei?”

Una domanda che mi perseguitava da troppo tempo e la cui risposta forse iniziava a intravedersi.

Dai moti del ’68 ad oggi la politica è profondamente cambiata: si è passati dalla lotta per le ideologie alla ricerca del like e forse i miei coetanei sono proprio qui, finiti all’interno di un limbo politico che li ha privati della passione e dell’attenzione per la res publica.

Un limbo dove i partiti politici usano i giovani come tester di sondaggi e like con il solo scopo di modulare linee e programmi a proprio piacimento. Sarebbe necessario liberare i giovani, far riscoprire loro la bellezza della passione per la politica vera.

Il countdown è iniziato e questa politica sta morendo di una morte lenta e dolorosa, a discapito dei cittadini e di un’intera nazione.

È una corsa contro il tempo tra le vecchie ideologie e la ricerca di like.

Alessandro De Bari per Questione Civile

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