La nascita degli spaghetti in Italia attribuita al viaggio di Marco Polo
La vera nascita degli spaghetti è stata spesso oggetto di discussione. La gastronomia è spesso nel mirino di numerose fake news, le quali vengono diffuse facilmente tramite social media e i numerosi canali di informazione.
Ma oggi in particolare si farà luce su quanto le fake news in ambito gastronomico abbiamo origini ben più lontane, e che quindi è un errore pensare che queste siano figlie di una società consumista.
La più antica fake news in ambito gastronomico è riconducibile alla nascita di uno degli alimenti simbolo del nostro paese: la pasta. Quest’ultima è stata protagonista nei secoli di numerose fake news riguardo la sua nascita e il suo insediamento in Italia; ma quella in questione riguarda proprio la scoperta degli spaghetti. Un formato di pasta non uguale agli altri e che a noi italiani sta particolarmente a cuore proprio perché è icona della cucina nazionale.
Marco Polo
La storia (fake) che ci hanno raccontato sulla nascita degli spaghetti, la loro scoperta e il loro insediamento in Italia rimanda al viaggio che Marco Polo fece in Cina sul finire del Duecento. E si dice che al rientro da questo viaggio Polo avrebbe fatto conoscere nel nostro paese gli spaghetti.
Si tratta però di una storia falsa poiché le prove che rimandano a tale notizia non sono presenti in nessun manoscritto del “Milione”, nel quale si fa invece riferimento alla farina di sago, un amido estratto da particolari palme. La farina di sago era utilizzata dagli abitanti di Sumatra per preparare sfoglie di pasta e altri formati di quest’ultima. Ma non vi sono cenni particolari sulla realizzazione di pasta a fili simili agli spaghetti.
Le reali ragioni per cui questa notizia fake sia stata diffusa e raccontata nei secoli non la conosciamo. Possiamo, però, provare a capire quali fossero i vantaggi nell’attribuire a Marco Polo tale merito, l’evolversi di questa versione nei secoli e la reale verità.
La Fake news sulla nascita degli spaghetti ingigantita nei secoli
Nei secoli successivi questa storia ebbe modo di esser presa per vera ancora di più, quando nel 1500 Giovanni Battista Ramusio, diplomatico e geografo della Repubblica di Venezia, pubblica le memorie di viaggio di Marco Polo. Ramusio fraintende e manipola il testo facendo credere al lettore che l’informazione data sulla pasta di sago, di cui Polo aveva portato un campione a Venezia fosse invece sulla pasta in generale. E che quindi il segreto della pasta era da attribuire al primo fondatore dell’impero cinese.
La fake news sugli spaghetti si ingigantì notevolmente quando nel 1925 un americano pubblica sul giornale “Macaroni Journal”, organo dell’associazione degli industriali della pasta, che gli spaghetti furono scoperti da uno dei marinai di Marco Polo con il medesimo nome (Spaghetti).
Si dice infatti che il marinaio in questione, scendendo dalla nave in cerca di acqua, si imbatte in una contadina che mescola in una ciotola un impasto semiliquido che al clima caldo e arido della Cina si asciuga. Il marinaio perciò, incuriosito dalla cosa, pensa che un cibo secco in grado di durare parecchio nel tempo può essere utile nel loro lungo viaggio via mare. Tutto entusiasta ne acquista una parte e la porta a bordo. Inizia quindi a maneggiare e tirare l’impasto traendone lunghi e sottili cordoncini che prenderanno poi il nome del loro inventore. Dopodiché non rimaneva che cuocerli. Scelsero di utilizzare l’acqua salata del mare per bollirli. E tornati a casa, in Italia, la scoperta fu un trionfo!
Sebbene questa versione dell’importazione degli spaghetti in Italia sia piacevole e curiosa da raccontare, non coincide assolutamente con la realtà e non ha prove dell’accaduto per essere verificata.
La smentita della fake news e la reale nascita degli spaghetti
Una delle ipotesi più accreditate sulla nascita vera e propria degli spaghetti, rispetto a come li conosciamo noi oggi, risale circa al VI secolo a.C. Geograficamente siamo nella zona dell’Asia occidentale che ad oggi corrisponde al territorio occupato in gran parte dal Pakistan, nella valle dell’Indo.
Inizialmente lo spaghetto era un semplice scarto alimentare ottenuto dalla lavorazione della pasta, magistralmente preparata ed essiccata nelle cucine reali del Sultano. Essendo quindi cibo di “seconda scelta” era destinato all’alimentazione degli inservienti e perciò non aveva ancora un nome. Iniziò però ad acquisire valore quando il giovanissimo figlio del Sultano fece visita alle cucine del palazzo e, notando quella strana pasta, dritta e indurita, esclamò: “Di cosa si tratta? Sta impettita come i soldati di mio padre!”
E fu così che iniziò a delinearsi il nome “spaghetti”. Proprio in quella regione, per indicare un soldato si utilizzava il termine “sipahee”. Questo nome piacque molto ai cucinieri reali da affibbiarlo subito a quella particolare pasta.
A diffonderne la fama in tutta l’India fu il Buddha, al quale il Sultano offrì un piatto di siphaee, episodio riprodotto in un bassorilievo del monastero buddhista di Kapilavastu.
Questa fu quindi la reale scoperta degli spaghetti come li conosciamo noi oggi, che anche se merito dell’oriente non è preciso affermare che sia stata un’intuizione dei cinesi.
La parte interessante della storia: l’arrivo degli spaghetti in Italia
A questo punto tutti vi starete chiedendo: ma quando e come gli spaghetti sono arrivati in Italia?
E qui arriviamo alla parte più interessante e centrale della storia poiché ci riguarda da vicino.
Nonostante la grande fama che gli spaghetti ebbero in Asia, questi rimasero confinati nel bacino indo-iranico fino al XIII secolo. Da quel momento entrò in scena il nostro amato Marco Polo, che di rientro dalla Cina come tutti conosciamo, riceve in offerta da un mercante turco un piatto locale dal sapore prelibato: gli spaghetti con i gamberi, chiamati in quella zona “spahi”.
L’esploratore italiano ne rimase così colpito da farsi lasciare la ricetta e una volta rientrato in patria, precisamente a Venezia, fece di tutto per divulgarla.
Perciò quello che sappiamo quasi per certo è che gli spaghetti non furono una scoperta made in Italy, ma che la loro storia viene da molto più lontano ed è millenaria.
Da spahi a spaghetti
La parola originaria “spahi” venne poi modificata in lingua italiana con la parola “spaghi”. Da lì a farli diventare dolcemente spaghetti il passo fu breve.
Attenzione però: anche questa versione sul mutamento della parola puzza di fake news e pare non metta tutti d’accordo. Per un motivo molto semplice: si dice che gli spaghetti fossero conosciuti nel nostro paese già dal I secolo, ovvero molto prima della nascita di Marco Polo.
Infatti, la prima attestazione della pasta essiccata in Italia ci porta in provincia di Palermo, a Trabia, dove si produceva un cibo strano a forma di fili sottili che in arabo era chiamato “itiyah”. Perciò sappiamo che questa parola che rimandava a questo formato di pasta somigliante agli spaghetti era già presente nel vocabolario arabo. Nessun documento, però, prova e certifica che gli spaghetti siano stati un’invenzione dei saraceni.
L’agroalimentare made in Italy da sempre nel mirino delle fake news
L’intento oggi è stato quello di far conoscere le fake news che girano da secoli su molti irrisolti gastronomici sia dal punto di vista storico per scoperte e nascite ma anche sul tema alimentare vero e proprio. La gastronomia italiana e il made in Italy sono nel mirino delle bufale molto più di quanto ci possiamo immaginare.
A risentirne di questo fenomeno è sicuramente il made in Italy, preso d’assalto per le false notizie che si diffondono a macchia d’olio sul web. Perché, ricordiamolo, è da attribuire gran parte della responsabilità al web e ai social media che ne facilitano la diffusione.
Ma sicuramente ad essere leso è anche il nostro patrimonio storico e culturale che gira intorno alla nostra gastronomia. Perché sappiamo tutti quanto sia facile diffondere al giorno d’oggi fake news tramite il web. E non credo che a molti di noi faccia piacere scoprire e leggere notizie del tipo: “la pizza è stata scoperta dagli egizi”, o ancora che “il cibo italiano faccia venire il covid”.
L’agroalimentare made in Italy è sicuramente qualcosa che attira la calunnia più di ogni altra cosa, poiché noi italiani siamo gli unici detentori di tale patrimonio; e questo patrimonio lo invidiano da ogni parte del mondo. Il diffondersi quindi di notizie di forte impatto su di esso lo rendono meno credibile, perdendo così importanza e valore.
Sara Rocchetti per Questione Civile