Atlete: le donne nella storia delle olimpiadi

Atlete

Racconti di atlete che hanno fatto la storia dello sport olimpico

Questo articolo ripercorrerà la storia delle olimpiadi moderne e renderà omaggio a quelle donne atlete che con sangue e sudore hanno contribuito all’emancipazione femminile nella storia dello sport olimpico.

“Storia delle Olimpiadi moderne”

N. 2

Questo è il secondo numero della Rubrica di Area dal titolo “Storia delle Olimpiadi moderne”, appartenente alla Macroarea di Salute e Gastronomia

Le donne alle olimpiadi: le atlete

I primi giochi olimpici della storia si svolsero in Grecia nel 776 a.C. Nella città di Olimpia. Buona parte degli atleti che ebbero l’onore di sfidarsi nelle competizioni apparteneva all’aristocrazia. Senza la necessità di lavorare per sopravvivere, i membri delle classi sociali più elevate potevano infatti dedicare molto tempo alla preparazione delle gare.

Gli schiavi, gli stranieri, le persone disonorate e le donne non potevano in alcun modo prendere parte ai giochi.

Alle donne non solo fu negata la partecipazione ai giochi olimpici in qualità di atlete, ma era proibito anche di assistere alle competizioni. Lo sport di un tempo infatti esaltava valori quali forza fisica, tecnica, violenza e aggressività, tutte qualità considerate prerogative esclusivamente maschili.

La partecipazione femminile ai giochi olimpici fu tassativamente esclusa anche dal barone Pierre de Coubertin(1863-1937) quando, nel 1896, propose il rilancio delle olimpiadi moderne ad Atene. Il barone, fedele alla tradizione greca antica, sosteneva che l’unica mansione da affidare alle donne fosse la premiazione dei vincitori.

Bisognerà attendere le olimpiadi del 1900 a Parigi per osservare un’effettiva presenza femminile alle competizioni olimpiche.

Nel corso delle diverse edizioni delle olimpiadi moderne si è assistito a una sempre crescente affermazione della partecipazione femminile alle gare; oggi è stata raggiunta la quasi totale parità di genere.

Atlete – Stamáta Revíthi

La realtà storica dietro la figura di Stamáta Revíthi è piuttosto incerta. Le fonti che ne documentano la vita sono contradditorie e raccontano storie che spesso si intrecciano, si sovrappongono e si confutano.

Quello che si sa di Stamáta revíthi, conosciuta anche con lo pseudonimo di “Melpomene” (la dea greca della tragedia), è che nacque a Siro nel 1866.

Madre vedova di due figli, Stamáta aveva 30 anni quando, nel 1896, si tennero ad Atene i primi giochi olimpici dell’era moderna.

Non avendo un lavoro con cui mantenere la propria famiglia, Stamáta decise di tentare la fortuna recandosi ad Atene, dove sperava di poter far valere le proprie doti atletiche per prendere parte alla storica Maratona, la competizione più importante delle olimpiadi.

Stamáta era, infatti, convinta che il prestigio derivante da quest’impresa le avrebbe reso più facile la ricerca di un impiego con cui guadagnarsi da vivere.

Tuttavia, com’era risaputo, solo agli uomini era consentito partecipare, motivo per cui a nulla valse la determinazione di Stamáta.

Il rifiuto dei giudici non spense il desiderio di competizione della donna, la quale il giorno seguente alla maratona degli uomini corse una propria maratona raggiungendo Atene in 5 ore.

Stamáta non comparirà mai nei medaglieri ufficiali, tuttavia la cronaca sportiva ricorderà per sempre questa donna come la prima maratoneta della storia.

Charlotte Cooper

Charlotte Reinagle Cooper nacque nel 1870 a Ealing, nei sobborghi di Londra.

Appassionata sportiva sin dalla tenera età, Charlotte Cooper è ricordata per essere stata una delle prime tenniste della storia.

La carriera agonistica della Cooper è costellata di numerosi successi; vinse il suo primo torneo a Wimbledon nel 1895, all’età di 25 anni, e replicò la vittoria l’anno seguente.

Il 1900 fu un anno storico per la donna. In concomitanza con “l’exposition universelle” si tenne a Parigi la seconda edizione dei giochi olimpici dell’epoca moderna e la tennista londinese fu invitata a partecipare alle gare femminili di tennis. Dopo aver sbaragliato tutte le sue avversarie, Charlotte si affermò come la prima campionessa olimpica della storia.

La vittoria alle olimpiadi non placò però la sete di agonismo di Charlotte, che si riconfermò campionessa a Wimbledon nel 1901 e nuovamente nel 1908. All’età di 37 anni, infatti, si aggiudica il primato di atleta più longeva ad aver partecipato al torneo.

A dispetto di ciò che frequentemente si osserva al giorno d’oggi, la carriera di Charlotte Cooper non le precluse la possibilità di dedicarsi alla sua famiglia: suo marito, Alfred Sterry, fu presidente della federazione di tennis del loro paese, e sua figlia Gwen seguì le orme della madre, diventando anch’essa tennista agonista.

Ondina Valla: la prima italiana da medaglia d’oro

Nata nel 1916 a Bologna, Trebisonda Valla, soprannominata Ondina, fu una delle velociste italiane più forti dell’epoca.

Velocissima, aggressiva ed estremamente competitiva, Ondina non voleva mai perdere e a soli 14 anni era già considerata una promessa dell’atletica al punto da essere convocata in nazionale italiana.

Nel 1932 Ondina era pronta a partire per Los Angeles per partecipare alle olimpiadi. L’italiana aveva ottime prospettive di vittoria. Il vaticano, tuttavia, giudicava il suo essere l’unica ragazza ad affrontare la trasferta con una squadra di soli uomini un fatto estremamente indecoroso e boicottò la sua partenza.

Questa negazione non fece altro che aumentare la competitività di Ondina, che designò le successive olimpiadi come l’occasione per coronare il suo sogno: essere la prima italiana a vincere una medaglia d’oro.

Ai giochi olimpici del 1936 (le olimpiadi del nazismo) parteciparono 328 donne provenienti da tutto il mondo e Ondina valla fu la prescelta per rappresentare il nostro paese agli 80m a ostacoli.

“Auf die Plätze, fertig, los!” (ai vostri posti, pronti, via!). Sei atlete partirono dai blocchi, volarono sugli ostacoli e si lanciarono verso il filo bianco. Siccome il cronometraggio dell’epoca non segnalava i centesimi di secondo, ma solo i decimi, alle prime tre atlete venne registrato lo stesso risultato.

Il photo finish però attribuì il traguardo a Ondina Valla, che divenne così la prima italiana a vincere un oro olimpico.

Vincere la medaglia d’oro sotto il ventennio fascista fece di Ondina un’eroina nazionale e contribuì ad aumentare esponenzialmente il prestigio dello sport al femminile.

Lida Fariman

Alle olimpiadi di Atlanta del 1996 si assiste ad un evento storico per lo sport femminile. Per la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979 una donna fa parte della squadra olimpica iraniana.

L’iran inviò per l’occasione una delegazione di 18 atleti, tra cui Lida Fariman in qualità di tiratrice al bersaglio.

A Teheran, infatti, alle donne è consentito praticare attività sportive solo se queste non implichino un diretto contrasto con l’hijab, il codice d’abbigliamento islamico che impone alle donne di coprire tutto il corpo.

Tra le attività consentite vi sono quindi l’equitazione, lo sci, gli scacchi e per l’appunto il tiro al bersaglio.

Già campionessa nazionale, la Fariman si recherà ad Atlanta con l’onore di essere la prima donna a rappresentare la sua patria, e sfilerà alla cerimonia di apertura rivestendo il ruolo di portabandiera per la sua squadra.

Sadaf Rahimi

“I am sure I will be punched like a bag. Like I am a pillow being pummeled…whether I win a medal or not, I will be a symbol of courage as soon as I step into the ring.”

Sadaf Raihimi pratica la boxe sin da piccola, da quando a soli 7 anni saliva sul ring emulando i suoi idoli Mike Tyson e Laila Alì (ottava figlia del leggendario lottatore Muhammad Ali) ed è un simbolo di coraggio per le donne afghane

Si allena in una palestra di Kabul in un paese in cui la possibilità di praticare lo sport per molte donne è ancora un tabù.

Non le importa nemmeno di non avere il pieno appoggio della sua famiglia; è fermamente decisa a voler competere, andando anche all’estero e misurandosi con atleti provenienti da tutto il mondo. Vuole conquistare una medaglia da portare al suo Afghanistan.

Già detentrice di alcune medaglie regionali, nel 2012 Sadaf segnò un capitolo nella storia dello sport femminile divenendo la prima lottatrice a ricevere un invito ufficiale a partecipare ai giochi olimpici in qualità di boxer nella squadra nazionale afghana.

Sebbene per motivi di sicurezza non salirà sul ring a Londra, Sadaf era pronta a battersi non solamente per una medaglia, ma per rappresentare e dare speranza a tutte le donne del suo paese.

Marco Manzoni per Questione Civile

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