Tebe: la città di Amon, creatore di tutte le cose

Tebe

Tebe: la storia della capitale del regno

Situata nel IV nomo lungo le sponde del fiume Nilo, la città di Tebe fu per lungo tempo un centro di culto veneratissimo. Poco si sa di questa città ai tempi delle prime dinastie, poiché la sua vera fioritura inizia con il tramonto della X dinastia e il sorgere della XI.

La X dinastia di Eracleopoli, conosciuta anche come «La Casata di Kheti», regnò per circa un secolo e mezzo, ma non era approvata o riconosciuta da tutti, neppure sul suo stesso territorio. A sferrare il colpo mortale fu la stessa incapacità della dinastia di assolvere al dovere fondamentale di qualunque governo: nutrire il popolo. Una serie di piene ridotte del Nilo aveva indebolito l’economia del paese e, adesso, si iniziavano ad avvertire gli effetti a lungo termine delle esondazioni insufficienti.

Almeno in apparenza, anche i governatori della provincia di Tebe erano fedeli ai loro sovrani di Eracleopoli: uno di questi, Intef, si proclamò pubblicamente «favorito del re». Questa, in realtà, era una delle tante mosse strategiche che Intef stava mettendo in atto per raggiungere un obiettivo più grande: il trono di Horus. Nel volgere di pochissimi anni si giunse alla guerra civile, un evento che aprirà le porte al Medio Regno, epoca straordinaria che vede Tebe vittoriosa finalmente capitale d’Egitto.

In seguito, quando gli Hyksos, un popolo di origine presumibilmente cananea, conquistarono e governarono l’Egitto per circa un secolo, la ribellione e la riconquista del territorio e del potere partirono sempre da Tebe. Guidati da Sequenraa Taa e condotti alla vittoria finale da Kamose, i principi tebani si imposero ancora una volta come sovrani. Con Ahmose ebbe inizio la XVIII dinastia.

“Gli Dei Egizi tra culti e misteri”

-N.4

Questo è il quarto numero della Rubrica di Area dal titolo “Gli Dei Egizi tra culti e misteri,appartenente alla Macroarea di Storia Antica e Medievale

Amon, patrono di Tebe e re degli Dei

Il nome del dio Amon compare nel mito della creazione formulato dalla città di Ermopoli di cui si è discusso nell’articolo precedente; tuttavia, non è ancora chiaro se il dio Amon di Ermopoli sia lo stesso di quello tebano. Il nome «Amon» significa «il nascosto, il misterioso».

Non vi è molto da dire sulla sua origine; la cosmogonia ermopolitana è stata semplicemente assimilata da Tebe, secondo il cui clero gli Dei dell’Ogdoade avrebbero originato l’uovo da cui nacque Amon.

Amon insieme a sua moglie, la dea Mut, e a suo figlio, il dio Khonsu, formava la triade tebana. Mut era rappresentata come una donna con un copricapo a forma di avvoltoio, mentre il figlio Khonsu, dio della luna tebano, portava sul capo la luna piena e la falce lunare.

La sua grande fortuna ebbe inizio con la XVIII dinastia. Scacciati gli Hyksos, gli Egizi ancora con le armi in pugno elessero Amon dio di Tebe e re degli Dei, ponendolo all’apice del Pantheon egizio. In origine, però, sembra che Amon fosse semplicemente un antico dio dell’aria e del vento: per questo motivo era legato al cielo azzurro, dove l’aria e il vento hanno dimora, e veniva raffigurato come un uomo dalla pelle azzurra come la sua casa. Per rafforzare la sua figura, il clero tebano scelse di unire Amon a Ra, creando così il più potente Amon-Ra. Il dio nascosto era stato solarizzato: la sua gloria e la sua ascesa potevano avere inizio.

Amon di Tebe: un dio bellicoso

Amon si guadagnò il titolo di «signore della vittoria» o «signore della forza» in seguito a due eventi storici di grande rilevanza: la cacciata degli Hyksos prima e la battaglia di Qadesh combattuta contro gli Ittiti poi. Il sovrano Ramesse II racconta nel poema epico della battaglia di Qadesh che, ad un certo punto, si ritrovò solo sul campo di battaglia, abbandonato dai suoi soldati impauriti. Il faraone allora implorò l’aiuto del dio Amon, il quale rispose restituendogli vigore e forza.

In realtà sappiamo bene che la battaglia di Qadesh fu un bagno di sangue per gli Ittiti quanto per gli egiziani. Lo stesso Ramesse II rischiò di perdere la vita per aver creduto ad un’informazione errata.

Il complesso templare di Karnak a Tebe

Il complesso templare fu descritto per la prima volta in epoca moderna da un anonimo viaggiatore veneziano nel 1589; tutto il resto dei documenti risalgono all’epoca greca o romana.

Dalla XII alla XXX dinastia ogni sovrano ha lasciato qui la propria traccia costruendo, apportando modifiche o usurpando le preesistenti costruzioni. Le strutture del complesso di maggior interesse e rilevanza sono il Grande Tempio di Amon e il Tempio di Luxor.

Il tempio era visto come la casa del dio. Di dimensioni imponenti, presentava una struttura che viene definita “a cannocchiale”. Si sviluppava su un asse nord-sud ed era costituito da una serie di stanze in successione le cui dimensioni variavano: si passava da ambienti molto ampi ad ambienti sempre più piccoli e bui. All’ultima stanza avevano accesso solo ed esclusivamente i sacerdoti. Lì era conservata la statua raffigurante il dio, realizzata in materiali preziosi quali oro e argento e di piccole dimensioni. Ogni mattina i sacerdoti aprivano la celletta, recitavano inni e preghiere, bruciavano le offerte e ungevano la statua. Queste venivano poi portate in processione lungo il Nilo, ma anche in quelle occasioni restavano occultate al popolo.

La maggior parte di queste statue è andata distrutta; ne resta solo una raffigurante il dio Amon e conservata oggi presso il British Museum di Londra.

Il percorso che conduceva al Grande Tempio di Amon era decorato da sfingi criocefale, ovvero con corpo di leone e testa di ariete. Durante la Grande Festa di Opet, festa in cui si purificavano le statue conservate nei templi, il corteo si snodava lungo tutto il viale fino al Tempio di Luxor. La maggior parte delle costruzioni ancora oggi visibili (perlopiù obelischi, cortili e statue colossali) sono state realizzate dai sovrani della XVIII e della XIX dinastia.

I sovrani e il culto di Amon

Come già detto, il culto di Amon esplose durante la XVIII dinastia. La regina Hatshepsut, ad esempio, per legittimare il suo potere sull’Egitto elaborò una teogonia, che venne narrata dalle decorazioni presenti nel suo tempio funerario di Deir el-Bahari. I pannelli sono purtroppo molto rovinati. Nella narrazione è presentato Amon-Ra che afferma di voler dare all’Egitto un re donna, sua figlia Hatshepsut. Il dio avrebbe fatto visita alla madre della sovrana poco prima della sua nascita e per questo si sarebbe guadagnato l’appellativo di «Toro di sua madre», poiché per gli Egizi il toro era simbolo di fertilità.

Il sovrano Amenhotep III, invece, durante il V anno del suo regnò riaprì le cave di pietra, atto che preannunciava la grande esplosione di produttività che avrebbe caratterizzato i suoi 37 anni sul trono. Anche stavolta la teologia di Amon sembrò avere un ruolo determinante: l’influenza di questa divinità iniziò ad estendersi a tutti gli ambiti, dal cosmo alla fertilità, dal successo militare e politico dei sovrani al benessere di ogni individuo. Amon assunse tutta una serie di prerogative che prima non gli appartenevano. Tale atteggiamento riflette la volontà propria di quest’epoca di interpretare la molteplicità degli Dei tradizionali come l’espressione di una divinità unica.

Non sembra strano, dunque, che il clero tebano concentrò tra le sue mani un potere immenso. Inoltre, era al tempio da loro curato che i sovrani prestavano maggiore attenzione e al quale rivolgevano le loro offerte più cospicue.

Crisi del politeismo

Lo studioso Jan Assmann individua in questo preciso momento storico l’inizio di un processo che definisce «crisi del politeismo». La definizione è stata da molti criticata, ma in effetti rende l’idea e offre una spiegazione, seppur parziale, di quello che successe in Egitto nel volgere di pochi decenni. I sovrani trasformarono Amon-Ra nell’unico vero dio, rendendo le altre divinità tradizionali delle semplici emanazioni, quasi degli aiutanti. Per tale motivo, afferma Assmann, non deve stupire ciò che succederà durante il regno del figlio di Amenhotep III, poiché ai suoi occhi nient’altro è che una diretta e logica conseguenza di un processo sviluppatosi lentamente nel corso di tutta la XVIII dinastia.

Maria Rita Gigliottino per Questione Civile

Bibliografia:

  • T. Wilkinson, L’antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, 2010.
  • F. Tiradritti, Akhenaton. Faraone del Sole, SilvanaEditoriale, 2009.
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