Capodanno, una festività più antica di quanto si pensi

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Le origini del Capodanno

Una delle festività più celebrate in tutto il mondo è il Capodanno. In principio, tuttavia, il Capodanno non era posto il 1° gennaio ma in primavera, poiché per le civiltà che vivevano dei prodotti della terra esso coincideva con l’inizio dell’anno agricolo.

Il Capodanno presso i Sumeri

Per una delle popolazioni più antiche di cui gli studiosi hanno traccia, il Capodanno coincideva con quello che oggi indichiamo come 1° marzo. Presso i Sumeri la festività era indicata con il nome di Zagmuk (letteralmente, «forza che fa rivivere il mondo») e simboleggiava la vittoria del dio Marduk sulla dea del caos Tiamat. Nel periodo arcaico il re sarebbe dovuto essere sacrificato, affinché avesse potuto ascendere al cielo e lottare al fianco del dio Marduk.

Con il tempo questa pratica subì delle variazioni: poiché per mantenere l’equilibrio era impensabile sacrificare ogni anno un sovrano, si preferì sostituire il re nei 12 giorni di celebrazione con un prigioniero eletto che sarebbe stato sacrificato al suo posto.

Questa ricorrenza presso gli Egizi

Per gli antichi Egizi l’alba del nuovo anno era segnata dalla levata eliaca della stella Sirio, fenomeno che si registrava ogni 365 giorni circa. Gli Egizi scelsero tale fenomeno poiché coincideva con l’esondazione del fiume Nilo, il quale depositava sui terreni circostanti l’humus, un fertilizzante che permetteva di coltivare le terre altrimenti aride dell’Egitto. Non è semplice interpretare le fonti egizie, ma da quanto dedotto il loro Capodanno doveva coincidere con l’attuale 21 luglio.

Il Capodanno presso i Greci

Nell’antica Grecia era due le festività che potremmo assimilare al Capodanno: le Antesterie in onore del dio Dioniso e le Panatenee in onore di Atena.

Le Antesterie si celebravano tra febbraio e marzo in onore del vino nuovo ed evocavano gli spiriti degli antenati. Durante il dodicesimo giorno di festa ogni santuario chiudeva le porte – per l’occasione segnate con della pece nera – affinché gli spiriti potessero dirigersi verso le abitazioni dei propri cari. Il giorno dopo, invece, i Greci offrivano agli spiriti un po’ di cereali cotti con il miele per invitarli a tornare nel mondo delle ombre.

Le Panatenee celebrate tra luglio e agosto, invece, erano caratterizzate da agoni letterari e musicali, competizioni ginniche e corse di cavalli. Durante l’ottavo e ultimo giorno di festeggiamenti venivano sacrificati oltre cento buoi e pecore. La carne veniva distribuita alla popolazione mentre questa accorreva per assistere all’ultimo grande spettacolo, ovvero una competizione navale.

Il Capodanno presso i Celti

Il Capodanno dei Celti corrispondeva alla festività di Samhain celebrata tra il 31 ottobre e il 1° novembre in onore dell’inizio della stagione del freddo e della morte. Per i Celti si trattava del momento più importante dell’anno e tutta la popolazione doveva partecipare ai festeggiamenti: coloro i quali si fossero assentati, non sarebbero stati ammessi ai sacrifici (era la pena più severa prevista dalla loro religione, pari ad una vera e propria alienazione dalla società). Potrebbe apparire inusuale la scelta della festività di Samhain, ma i Celti nella morte vedevano l’inizio di una nuova vita.

Questa ricorrenza presso i Romani

Il culto romano trova le sue origini nel precedente culto italico del Sol Indiges, il cui simbolo era una Fenice che bruciava e rinasceva dalle sue stesse ceneri. Tuttavia, la religione romana ha subito numerose variazioni nel corso del tempo e alcune consuetudini vennero trasformate.

Originariamente, infatti, il dio patrono del nuovo anno era Marte e le celebrazioni erano svolte il 1° marzo. Il dio della guerra, infatti, nella sua arcaica versione simboleggiava il risveglio della vegetazione dopo il lungo sonno dell’inverno. Inoltre, il mito vuole che Marte, dopo aver giaciuto con la vestale Rea Silvia, fosse il padre di Romolo e Remo.

Il motivo per il quale i festeggiamenti del nuovo anno furono spostati a gennaio resta ancora oscuro. L’unica notizia che potrebbe avere un fondo di verità risale al 153 a.C. e vede come protagonista il console Quinto Fulvio Nobiliore. All’epoca, infatti, i consoli venivano eletti a dicembre, ma prendevano l’incarico ufficiale solo nel mese di marzo per motivi religiosi.

Tuttavia in quell’anno il console era occupato nel domare la rivolta di una popolazione in Spagna e chiese al Senato di poter immediatamente prendere poteri per difendere al meglio la sua patria: l’eccezione divenne la regola e l’inizio dell’anno coincise con l’inizio del mandato consolare il 1° gennaio. In questa occasione veniva celebrato il dio Giano Bifronte, colui che vede passato e futuro.

Il Capodanno oggi

Il nostro Capodanno è un diretto discendente di quello romano, dunque non deve sorprendere che anche per noi esso sia celebrato nella notte di San Silvestro, a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Silvestro fu 33° Vescovo di Roma e pontefice dal 314 d.C. fino alla sua morte durante il regno di Costantino.

A lui si deve l’edificazione delle prime grandi basiliche cristiane romane, in particolare della Basilica di San Pietro sul Colle Vaticano. La sua morte venne registrata il 31 dicembre del 335 d.C. e la vigilia di Capodanno venne a lui dedicata affinché si ponesse sempre l’inizio del nuovo anno sotto la protezione del Papa.

Quale migliore modo per cristianizzare un nuovo anno se non dedicando la vigilia all’uomo che fu testimone della definitiva vittoria di Dio sugli dei pagani per mano del grande Costantino?

Maria Rita Gigliottino per Questione Civile

Bibliografia:

  • U. Bianchi, Problemi di storia delle religioni, Roma, 1993.
  • M. Eliade, Il sacro e il profano, Torino, 1967.

Sitografia:

www.archeotibur.org

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