L’Umanesimo: un nuovo modo di percepire l’uomo

L'Umanesimo

L’Umanesimo e i suoi maestri, tra Guarino e Vittorino, l’educazione umanistica

Con il termine “Umanesimo” si è soliti designare un movimento artistico sviluppatosi nel XV secolo. L’Umanesimo penetrò capillarmente tutti i settori artistici, dalle arti figurative a quelle letterarie e pose al centro di tutte le proprie speculazioni l’uomo, umano, terreno.

L’uomo capace di essere artefice del proprio destino, padrone di una dimensione immanente del tempo: la vita terrena, infatti, non è più vista come una preparazione per quella eterna, ma momento da cogliere e sfruttare per realizzare e autorealizzarsi.

Sebbene con diversità e con le proprie peculiarità, il movimento si sviluppò nei vari Stati della penisola italiana, e ogni Stato fu casa di dinastie di umanisti. Questi si spesero in vari ambiti culturali, legati nelle loro particolarità, però, da comuni denominatori, che furono propri del neomovimento.

L’Umanesimo e il rinnovato interesse per i classici

L’interesse per il mondo classico fu generalizzato, in quanto ne furono toccati settori definibili strettamente artistici. Ciononostante, una spiccata attenzione fu quella che gli umanisti riservarono ai classici greci e latini: questi furono relegati nei secoli scorsi al ruolo di palinsesti o dimenticati in scaffali bui e polverosi.

Il classico rivestiva per gli umanisti un mezzo di contatto con quelle civiltà perfette e lontane che tanto volevano emulare, i cui valori dovevano essere risvegliati. Il classico rappresentava soprattutto il mezzo per riappropriarsi in modo laico della cultura, che, da secoli, risultava appannaggio della Chiesa. Allo stesso tempo si voleva riscattare l’autonomia della poesia, che non doveva essere vincolata necessariamente a un fine didattico, ma che doveva esistere in quanto tale.

Da qui iniziò una vera e propria caccia ai codici, e attori principali di questa furono spesso intellettuali inviati in “missioni sacre” per conto della Chiesa. Basti pensare alle scoperte straordinarie di Poggio Bracciolini: fu in occasione del Concilio di Costanza (1414-1418) che il Florentinus riscoprì nei monasteri vicini alcune tra le opere classiche maggiormente studiate nei nostri licei.

Tra le scoperte si annoverano alcune tra le orazioni ciceroniane, quali la Pro Roscio Amerino, la Pro Murena e la Pro Caecina; un esemplare completo dell’Institutio Oratoria del Quintiliano, parte degli Argonautica del Flacco, esemplari del Marcellino, di Silio Italico, di Manilio; ma su tutte spiccano sicuramente le scoperte di codici contenenti il De rerum natura di Lucrezio e le Silvae di Stazio.

L’Umanesimo: la nascita dell’Umanistica (o Antiqua)

Il fenomeno della tradizione dei testi classici rivestì una centralità singolare. Durante il periodo dell’Umanesimo, nacque infatti un nuovo tipo di scrittura, creata consapevolmente con fine programmatico, per l’appunto, l’Umanistica.
Alla sua affermazione contribuì Poggio Bracciolini, il quale propose esempi di una scrittura imitante la Carolina evoluta.

Le forme della gotica, verticalizzata, spigolosa e spezzata, vengono messe al bando. I codici cominciano a presentare il ripristino di forme latine perdute, quali i dittonghi. Tale scrittura, inizialmente pensata per la diffusione dei codici classici, venne in seguito adottata anche per la diffusione dei codici dei Padri della Chiesa.

Guarino Guarini e “la nuova educazione”

Se Poggio è definibile il prototipo dell’umanista scopritore, Guarino Guarini, o Guarino Veronese, incarna la figura del maestro. Dopo aver ricevuto un’educazione umanistica, si trasferì a Costantinopoli presso casa di Manuele Crisolora, da cui acquisì la conoscenza del greco. Tale sapere fu imprescindibile per quello che poi avrebbe fondato nella penisola italiana. Tornato in Italia, il suo magistero venne esercitato presso varie città e presso Ferrara fu precettore di Leonello d’Este.

Il metodo guariniano risultò innovativo: gli premeva, infatti, porre a diretto contatto gli studenti coi classici, considerati nella loro dimensione storica. Un’innovazione consistette soprattutto nella sostituzione dello studio delle cerebrali regole grammaticali con un compendio da lui realizzato.

Il greco e il latino si integravano perfettamente l’uno con l’altro nella didattica del Guarini, alternandosi nelle lezioni giornaliere: la lezione di latino veniva svolta al mattino, quella di greco alla sera.

Tra gli autori classici si riservava attenzione anche a coloro che si occupavano di opere scientifiche. Inoltre, una grande rilevanza era riservata anche all’educazione fisica: l’umanista doveva essere un cittadino formato e completo in ogni sua dimensione.

Vittorino da Feltre

Il medesimo concetto per cui l’istruzione umanistica serviva principalmente a forgiare l’uomo come cittadino attivo e completo, era condiviso da Vittorino Rambaldoni, o da Feltre.

Vittorino esercitò a Mantova, presso la corte dei Gonzaga, e proprio qui fondò Ca’ Zoiosa, o Casa Gioiosa. Ca’ Zoiosa si configurava come una sorta di convitto in cui convivevano giovani studiosi, di varie estrazioni sociali –si consideri che le spese di mantenimento dei più umili erano a carico dei più ricchi.

Anche presso il contubernium di Vittorino il sapere umanistico consisteva in un’ampia gamma di discipline. Si affiancavano le une alle altre, con lo scopo di portare ogni studente allo sviluppo completo della propria personalità.

I pedagoghi dell’Umanesimo

Il nuovo concetto di educazione portato avanti a Ferrara e Mantova da Guarino e Vittorino venne fatto proprio da molti degli studenti dei due maestri. Grazie all’apprendimento dei vari uditori si diffuse in tutti gli Stati della penisola.
L’educazione umanistica veniva posta alla base dell’evoluzione di ogni cittadino. L’idea era che vi fosse un binomio inscindibile tra cultura classica e perfezionamento morale: tutte le più alte cariche venivano allora rivestite da personalità ai quali era stata impartita un’educazione umanistica.

Se iniziatori del nuovo concetto di educazione erano stati Guarino e Vittorino, i primi trattati pedagogici si devono a figure come Vergerio e Vegio. È attraverso i loro scritti che si diffonde l’idea che la cultura umanistica sia mezzo di comunione ed elevazione sociale: si ascende maggiormente a cariche prestigiose mediante il consolidamento culturale e non per ascendenze famigliari.

Ancora distante dal concetto moderno di meritocrazia, l’educazione iniziava ad assumere valore trasversale e a diventare fondamentale per lo sviluppo e la corroborazione dei moderni Stati europei.

Rosita Castelluzzo per Questione Civile

Bibliografia e sitografia

G. Baldi, S. Giusso, M. Razzetti, G. Zaccaria, La Letteratura, Volume 2, Torino, Paravia, 2006.
M. Bertè – M. Petoletti, La filologia medievale e umanistica, Bologna, Il Mulino, 2017.
G. Cappelli, L’umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carrocci Editore Aulamagna, 2018.
www.treccani.it

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