Le XII Tavole: le fondamenta del diritto romano

Le XII Tavole

Le XII Tavole: la guida ai diritti e ai doveri del cittadino romano

Il nostro attuale sistema civilistico poggia le proprie basi sulla complessa esperienza storica che discende dal diritto romano, materia fondamentale che ancora oggi viene proposta e sviscerata all’interno delle aule universitarie. Il primo corpo di leggi analizzato è quello delle XII Tavole, redatto tra il 451 e il 450 a.C. dai Decemviri della neonata Repubblica romana e contenente regole di diritto privato e pubblico. Contrariamente ad altre raccolte di disposizioni normative antiche come il Codice di Hammurabi, esse non sono una mera elencazione di prescrizioni, ma costituiscono il seme da cui germoglierà un sistema giuridico, sostanziale e processuale organizzato su base razionale. 

Il testo delle Leggi delle XII Tavole non è giunto a noi integralmente, ma in maniera frammentaria: grazie alla collaborazione di storici e studiosi è stato possibile ricostruire il contenuto, seppur in maniera approssimativa a causa della limitatezza dei frammenti pervenutici. L’opera venne pubblicata con il titolo Fontes Iuris Romani Antiqui (III ed., Tubinga, 1909), ma venne poi rimaneggiata e ripubblicata nel 1941 da Riccobono con il titolo Fontes Iuris Romani Anteiustinianei in seguito alla scoperta di nuovi frammenti. 

Gli studiosi moderni considerano queste norme come una semplicistica bozza di legislazione, ma Marco Tullio Cicerone nella sua opera De Oratore le definì come l’unica cosa in grado di superare per autorità e utilità le biblioteche di tutti i filosofi, senza dimenticare il fatto che precedentemente le leggi non erano scritte, ma interpretate esclusivamente dai pontefici, ovvero i sacerdoti delle classi superiori.

Le XII Tavole: gli eventi che portarono alla loro stesura

In seguito all’espulsione di Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma, venne instaurata una nuova forma di governo che avrebbe dovuto garantire maggiori diritti e incrementare il benessere della popolazione: la Repubblica. Questa, tuttavia, era guidata da una ristretta gerarchia di magistrati, carica per la quale potevano candidarsi solo ed esclusivamente i membri del patriziato. Questa limitazione, giustamente, fu fonte di malcontento per i plebei.

Nel 494 a.C. avvenne uno degli eventi più importanti e significativi dell’intera storia di Roma, ovvero la ribellione conosciuta come «Secessione dell’Aventino», considerata l’inizio di quella guerra fra ordini che opporrà i patrizi ai plebei durante l’Età repubblicana. Secondo la tradizione, la plebe si ritirò sul colle Aventino per ottenere la parificazione dei diritti con i patrizi e sottrarrgli in tal modo il monopolio della giurisdizione. Per indurli a tornare i patrizi inviarono Menenio Agrippa, senatore stimato in quanto uomo onesto e moderato, che recitò l’Apologo delle membra e dello stomaco affinché i plebei (le membra) si riconciliassero con i patrizi (lo stomaco), poiché l’uno non può sopravvivere senza l’altro. 

I plebei fecero ritorno in città, ottenendo sia l’istituzione del tribunato della plebe, ovvero una magistratura plebea che consentiva loro di difendere i propri interessi grazie al diritto di veto, sia le Leggi delle XII Tavole. 

La stesura

Sembra essere abbastanza verosimile che i Decemviri incaricati della stesura delle Leggi delle XII Tavole abbiano preso come modelli (per la forma, non per i contenuti) analoghi tipi di legge già scritti nel mondo greco, come quella di Licurgo a Sparta o di Solone ad Atene. Pomponio e Plinio il Vecchio tramandano il nome di un certo Hermodoro di Efeso, che avrebbe aiutato i Decemviri offrendosi come interprete e traduttore. 

Nel 451 a.C. vennero scritte le prime dieci tavole, puntualmente discusse in assemblea affinché tutti fossero d’accordo con quanto stabilito; nel 450 a.C. l’opera venne portata a termine con l’aggiunta delle ultime due tavole, le quali, tuttavia, non videro la consultazione dell’assemblea. 

Il testo venne inciso su lastre di bronzo, affisse poi nel Foro. Queste sono andate distrutte dai Galli di Brenno quando bruciarono Roma nel 387 a.C. ed è per questo motivo che a noi sono giunti solo frammenti: è doveroso ringraziare scrittori e filosofi che all’interno dei propri scritti hanno citato e riportato questo corpus di leggi altrimenti, forse, sconosciuto. È difficile stabilire se i frammenti citati conservino accuratamente la forma originale del testo, poiché il latino impiegato è senza dubbio arcaico, ma il testo in sé e per sé risulta essere estremamente semplicistico. Secondo l’opinione di alcuni esperti il testo originale, forse, aveva davvero una forma semplificata per consentire ai plebei di memorizzare più facilmente le leggi, considerando che l’alfabetizzazione del periodo arcaico romano era estremamente bassa. 

Il contenuto delle leggi delle XII Tavole

Le Leggi trattavano ogni ambito del diritto, dal sacro al pubblico e dal penale al privato, compreso il processo, per il quale fornivano indicazioni precise e che non potevano essere in alcun modo modificate o interpretate, cosa che avveniva spesso in passato in quanto originariamente erano tramandate oralmente. 

Le prime tre tavole hanno come oggetto il processo civile e l’esecuzione forzata; la quarta affronta il diritto di famiglia, argomento delicato ad oggi ancora molto discusso; la quinta tratta la questione delle successione in seguito alla morte del pater familias; la sesta ruota attorno al concetto di proprietà, mentre la settima approfondisce le proprietà immobiliari; l’ottava e la nona affrontano i delitti e i conseguenti processi penali; la decima esplica le norme di diritto costituzionale; l’undicesima e la dodicesima, invece, avrebbero avuto semplicemente il ruolo di appendice ed erano indicate da Cicerone come tabulae iniquae, poiché vietavano il matrimonio fra patrizi e plebei. 

Il contenuto delle Leggi delle XII Tavole ha fortemente influenzato tutto il diritto elaborato successivamente, in particolare il famoso Digesto di Giustiniano I. 

Maria Rita Gigliottino per Questione Civile

Bibliografia

G. Geraci, A. Marcone, Storia romana, Mondadori, 2016. 

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