Obesità: la prevenzione inizia con l’attività fisica

Obesità

Il ruolo dello sport nella prevenzione e nella cura del sovrappeso e dell’obesità

Obesità e sovrappeso rappresentano un rilevante problema di salute pubblica: in Europa più di sei adulti su dieci sono in sovrappeso. L’emergenza coinvolge anche un bambino su quattro.

L’obesità, definita anche come “patologia del benessere”, nasce da un bilancio energetico positivo in eccesso: ciò significa che le calorie assimilate con l’alimentazione sono superiori alle calorie consumate nell’arco della giornata. Questo surplus calorico, nel lungo periodo, comporta l’incremento dell’adipe corporeo, il cui eccesso è correlato con un rischio di malattia notevolmente aumentato. 

Adottare abitudini di vita sempre più votate alla sedentarietà (lavorare alla scrivania, prendere l’ascensore anziché le scale, utilizzare l’automobile piuttosto che camminare, passare molte ore davanti alla tv) incide pesantemente sull’insorgenza dell’obesità. 

Complicanze correlate al sovrappeso e all’obesità

L’obesità contribuisce a ridurre l’aspettativa di vita, ne compromette la qualità, e comporta un incrementato rischio di sviluppare disabilità, soprattutto in quegli individui che nel tempo contraggono patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, osteoartrite e alcuni tipi di cancro.

Ciononostante, esiste una consistente variabilità in quello che è il rischio di sviluppare malattie associate al sovrappeso nei soggetti obesi che non trova spiegazione nel mero eccesso di tessuto adiposo.

Il fatto che una porzione di individui obesi manifesti un rischio relativamente ridotto di incorrere in patologie cardio-metaboliche ha contribuito allo sviluppo del concetto di “metabolically healthy obesity”.

La letteratura scientifica sembra quindi suggerire che le persone obese possono essere apparentemente sane. Se è però vero che i soggetti obesi “metabolicamente sani” mostrano un rischio ridotto di ammalarsi di diabete di tipo due o di patologie cardiovascolari rispetto alla controparte “metabolicamente non sana”, è anche vero che il rischio di manifestare nel tempo tali complicazioni è significativamente più alto rispetto ai soggetti sani in normo peso.

Ciò significa che se la situazione di obesità perdura nel tempo, indipendentemente dal fatto di essere metabolicamente sani o meno, incrementeranno esponenzialmente i fattori di rischio.

È probabile, infatti, che la persona oggi obesa invecchiando soffrirà di insulino resistenza, dovrà fare i conti con una maggiore probabilità di diventare diabetica, potrebbe sviluppare problematiche cardiovascolari e incorrere in alcuni tumori.

Necessità di un approccio personalizzato nella lotta all’obesità

In che modo si può contrastare l’obesità? Un sano stile di vita alimentare e frequente attività fisica sono sicuramente il binomio vincente quando si tratta di approcciare le patologie correlate al sovrappeso.

Poiché il problema principale è il surplus calorico, affidarsi alla dieta sottoponendosi a regimi alimentari estremi da un lato può determinare un calo ponderale importante, dall’altro può essere rischioso: diete eccessivamente stingenti sono psicologicamente difficili da sopportare, soprattutto per quei soggetti che hanno abitudini radicate nel tempo. Per questo e altri motivi, tutti i cambiamenti nello stile di vita dovrebbero essere introdotti in maniera graduale, al fine di facilitare l’aderenza al percorso terapeutico.

In certi casi non è da trascurare la possibilità di dare sostegno al percorso tramite supporto comportamentale e psicologico.

Per quanto riguarda l’attività fisica è importante considerare che i soggetti obesi potrebbero soffrire di limitazioni funzionali legate a un eccessivo peso corporeo. Il primo step è inquadrare correttamente il paziente al fine di delinearne il livello funzionale: Potrebbe essere utile approcciare l’attività sportiva tramite l’esecuzione preliminare di test fisici per valutare la forza, la mobilità articolare, l’equilibrio, la coordinazione e soprattutto la resistenza aerobica. 

Una corretta diagnosi funzionale consente di arrivare a una prescrizione corretta e facilita l’individuazione di obbiettivi a breve, medio e lungo termine. 

La logica, come detto, deve essere di progressione: si parte dal facile e si approda per gradi al difficile: la non curanza di quelle che sono le reali capacità di carico dei tessuti corporei aumenta inevitabilmente il rischio di incorrere in infortuni e in problematiche di altro tipo (cardiocircolatorie, incremento della pressione arteriosa) che possono ostacolare il percorso.

È quindi consigliabile rivolgersi a un professionista che si occuperà di progettare un programma di attività fisica personalizzato, e istruirà il soggetto spiegando l’importanza di rispettare gli step.

Obesità: le diverse metodiche di allenamento

L’attività fisica è definita come “qualsiasi movimento prodotto dal sistema muscoloscheletrico risultante in un dispendio energetico”.

Da questo punto di vista, l’esercizio non è altro che una sottocategoria dell’attività fisica avente le caratteristiche di pianificazione, strutturazione e ripetitività con lo scopo di mantenere o implementare il livello di fitness. 

Le linee guida della WHO (World Health Organization) e PAGAC (Physical Activity Guidelines Advisory Committee Report) identificano diversi protocolli di allenamento, ciascuno con le proprie peculiarità: allenamento aerobico, allenamento contro resistenza e allenamento HIIT (High Intensity Interval Training).

Queste metodiche, sapientemente combinate e adattate alle esigenze del paziente, si sono dimostrate utili nel trattamento dei disturbi correlati all’eccesso ponderale, favorendo la perdita di peso e migliorando la composizione corporea (intesa come rapporto tra massa magra e massa grassa).

Evidenze scientifiche a supporto dell’attività fisica e il ruolo che svolge contro l’obesità

Secondo una sintesi delle evidenze scientifiche e delle raccomandazioni raccolte dall’Associazione Europea per lo Studio dell’Obesità, l’attività aerobica a moderata intensità sembra essere la più indicata per favorire la riduzione del peso corporeo e del grasso totale (inclusivo di grasso intra-epatico e grasso viscerale, il più pericoloso in assoluto).

È stato inoltre osservato come programmi di esercizio che combinano attività aerobica, esercizi contro resistenza e allenamento HIIT si siano dimostrati efficaci nel miglioramento della sensibilità insulinica in soggetti adulti in sovrappeso e obesi, con o senza diabete di tipo due.

Una forte evidenza sembra suggerire anche che tutte le metodiche di allenamento elencate finora contribuiscano a ridurre la pressione sistolica. L’attività fisica si dimostra così un utile strumento per prevenire e contrastare l’ipertensione.

Riassumendo, i punti chiave per cui è sempre consigliabile prescrive attività fisica a un soggetto in sovrappeso fanno riferimento alla capacità intrinseca di quest’ultima di tenere sotto controllo il grasso sottocutaneo e viscerale, migliorare la sensibilità insulinica e controllare la pressione arteriosa, riducendo così molti dei fattori di rischio correlati al peso corporeo.

Come è già stato detto, la prescrizione di attività fisica finalizzata al trattamento dell’obesità è tutt’altro che semplice.

Il sovrappeso comporta una serie di implicazioni che possono condizionare, anche fortemente, la possibilità di svolgere in sicurezza l’attività sportiva, che è nonostante tutto una colonna portante di quello che è uno stile di vita sano.

Ecco che la classica prescrizione di 4-5 sedute di allenamento settimanali della durata di 30-60 minuti, al 60-70% della frequenza cardiaca massima potrebbe non essere adatta a tutti i pazienti.

Per molti soggetti, infatti, seguire uno schema preconfezionato e non adattato al proprio livello di performance può dimostrarsi addirittura dannoso e pericoloso per l’apparato muscolo-scheletrico.

Un eccesso di peso corporeo sottopone a eccessivo carico le strutture osteo-articolari, legamentose e tendinee. Lo squilibrio determinato da una richiesta funzionale eccessiva, che va oltre le capacità di carico e di recupero dei tessuti corporei, determina nel tempo un accumulo di microtraumatismi che nel lungo periodo possono sfociare in infortuni di maggiore entità.

Questo circolo vizioso obbliga il paziente alla sedentarietà, vanificando gli sforzi fatti.

Per approcciare la problematica in maniera più strutturata, il primo consiglio è quello di affrontare la perdita di peso attraverso un ricondizionamento fisico progressivo: È sufficiente il cammino a frequenza crescente fatto con costanza per non traumatizzare l’apparato osteoarticolare e aumentare il dispendio calorico giornaliero, il che si traduce in perdita di peso e in un minore stress sulle articolazioni. 

Ultimato il ricondizionamento fisico, il pz avrà abituato l’organismo a sopportare un maggior carico di lavoro. 

Allenamento HIIT o allenamento MICT?

Una revisione della letteratura scientifica del 2017 si è posta l’obbiettivo di confrontare due protocolli d’allenamento: HIIT(High Intensity Interval Training) e MICT (Moderate Intensity Conrinuous Training). Il fine della ricerca era capire quale metodica fosse più efficace nel migliorare la composizione corporea di soggetti in sovrappeso e obesi.

I protocolli sopracitati differiscono sostanzialmente per due elementi chiave: l’effort (intensità dello sforzo richiesto) e il fattore tempo.

Il più tradizionale metodo MICT prevede sessioni d’allenamento di intensità lieve-moderata che si sviluppano in maniera continuativa e senza pause per un periodo relativamente lungo. Attività come corsa o bici outdoor o indoor sono tipici esempi di allenamento MICT.

L’allenamento HIIT prevede invece un’alternanza di fasi di carico e scarico. Nelle fasi di carico l’effort richiesto è massimale o sub-massimale, mentre nelle fasi di scarico l’intensità dello sforzo è lieve o addirittura nulla (riposo). Questo tipo di allenamento si può sviluppare anche in intervalli di tempo relativamente brevi: la letteratura suggerisce infatti che allenamenti di 20 minuti al giorno siano sufficienti a indurre una risposta in termini di miglioramento della composizione corporea.

La possibilità di allenarsi in maniera produttiva in pochi minuti è proprio ciò che ha reso così popolare la metodica HIIT: diverse ricerche segnalano infatti che la mancanza di tempo è una delle principali barriere che ostacolano la partecipazione ai programmi di attività fisica.

Ciò che è emerso dalla revisione del 2017 è che l’allenamento HIIT è in grado di migliorare l’efficienza cardiorespiratoria, la funzione vascolare e i livelli di glucosio ematico in misura maggiore rispetto all’allenamento MICT, il quale rimane comunque una valida alternativa qualora il soggetto, per diversi motivi, non possa sottoporsi ad attività a elevata intensità.

Take home massage

Il processo di dimagrimento è strettamente correlato al deficit calorico e questo fatto è ormai appurato da decenni. il controllo del peso corporeo passa inevitabilmente dall’apprendimento di abitudini sane e alimentazione equilibrata.

È un processo che richiede il suo tempo, ma è importante tenere bene a mente che voler bruciare le tappe potrebbe non solo essere controproducente, ma in certi casi anche molto pericoloso, soprattutto quando si approcciano diete estreme eccessivamente restrittive: porre troppi paletti, soprattutto nelle fasi iniziali del percorso di dimagrimento, può far percepire il processo come insostenibile.

Da questo punto di vista, soprattutto quando si ha a che fare con il patologico, l’intervento educativo continuativo operato da dietisti, dietologi, nutrizionisti ed esperti del settore è irrinunciabile. 

Il corretto inquadramento del paziente e la presa in carico da parte di un’equipe multidisciplinare specializzata sono sicuramente alla base di un intervento mirato, personalizzato e sostenibile nel tempo, le cui possibilità di successo sul lungo periodo sono sicuramente superiori.

Perseguire uno stile di vita sano presuppone anche lo svolgimento regolare di attività fisica: la tanto citata letteratura scientifica ha riportato negli anni innumerevoli evidenze a sostegno dell’efficacia dell’esercizio fisico nel controllo del bilancio calorico e nella prevenzione delle complicanze legate al sovrappeso.

Anche da questa prospettiva, l’intervento educativo perpetuato da professionisti è insindacabile: la somministrazione di attività fisica finalizzata al dimagrimento, specie in soggetti patologici, necessita del costante confronto con il personale sanitario. 

È importante iniziare il percorso con una fase ricondizionamento allo sforzo, per abituare il soggetto a carichi di lavoro sempre maggiori e iniziare a instaurare abitudini di vita salutari.

Nel tempo, in base alle disponibilità, alle capacità e alle aspirazioni del singolo soggetto, si potrà scegliere di svolgere le più disparate attività, sempre in maniera graduale, progressiva e personalizzata.

MARCO MANZONI per QUESTIONE CIVILE 

Bibliografia e Sitografia

M. Wewege, R. van den Berg, R.E. Ward, A. Keeh; “The effects of high-intensity interval training vs. moderate-intensity continuous training on body composition in overweight and obese adults: a systematic review and meta-analysis”; Epub 2017, Apr 11; 18(6):635-646; 

Dennis T Villareal, Lina Aguirre, A Burke Gurney, Debra L. Waters, David R. Sinacore, Elizabeth Colombo, Reina Armamento-Villareal, Clifford Qualls: “Aerobic or Resistance Exercise, or Both, in Dieting Obese Older Adults”; N Engl J Med; 2017 May 18; 376(20) 1943-1955;

Elisa Corrêa Marson, Rodrigo Sudatti Delevatti, Alexandre Konig Garcia Prado, Nathalie Netto, Luiz Fernando Martins Kruel: “ Effects of aerobic, resistance, and combined exercise training on insuline resistance markers in overweight or obese children and adolescents: A systematic review and meta-analysis”; Epub 2016 Oct 20; 93:211-218

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