Egizi: costruzione e teorie sulle Piramidi

Egizi

Il mistero dietro la costruzione delle Piramidi e la sfida del vento da parte degli Egizi

Da oltre cinquemila anni le colossali piramidi e i formidabili obelischi egizi affascinano il mondo intero, ma per gli storici è davvero frustrante il fatto che gli antichi egizi non abbiano documentato nulla circa la loro costruzione.

La dottoressa californiana Maureen Clemmons non concorda del tutto con le teorie avanzate sino ad ora dagli egittologi di tutto il mondo sulla costruzione delle piramidi, poiché presuppongono uno sforzo di proporzioni troppo grandi per poter essere stato realizzato.

Per questo motivo nel corso degli anni Novanta del XX secolo ha analizzato ogni aspetto della questione all’interno della sua tesi di dottorato. Maureen Clemmons non è né un’egittologa né un’archeologa, ma la sua grande passione per la scienza le ha consentito di ribaltare le impostazioni tradizionalmente accettate.

Le piramidi degli egizi: le teorie accettate

Le teorie tradizionalmente accettate circa la costruzione delle piramidi sono tre:

  1. la teoria dei pozzi di sabbia, secondo la quale dopo aver introdotto gli obelischi all’interno dei pozzi di sabbia era necessario rimuovere quest’ultima, affinché gli obelischi potessero scendere fino ad un piedistallo collocato sul fondo del pozzo. Grazie all’uso delle corde, poi, sarebbero stati messi in piedi;
  2. la teoria della forza bruta, secondo la quale migliaia di uomini sarebbero stati impegnati a spingere massi enormi l’uno sull’altro con la sola forza delle braccia;
  3. la teoria delle rampe, secondo la quale i blocchi di pietra – pesanti mediamente 2,5 t – sarebbero stati trasportati mediante rampe che circondavano la piramide.

Delle tre teorie fino ad ora esposte le ultime due sono state in parte accantonate, poiché è vero che l’uomo può manovrare piccoli blocchi di pietra, ma, ad esempio, la Grande Piramide è stata costruita con pietre enormi che arrivano a pesare anche 80 t.

Questi blocchi enormi dovettero rappresentare un grandissimo problema per i costruttori egizi poiché sfidano qualsiasi spiegazione ingegneristica, ma, purtroppo, non sappiamo come lo risolsero.

Nel caso della teoria relativa ai pozzi di sabbia, invece, molti studiosi osservarono che le pietre rettangolari delle piramidi erano più facili da manovrare rispetto a un obelisco dove la forma geometrica implica uno spostamento del centro di gravità: questa riflessione convinse gli egittologi a rivedere anche quest’ultima teoria.

Egizi e le Piramidi: il Progetto Aquilone

La dottoressa Maureen Clemmons ritiene che gli antichi egizi si servirono effettivamente di rampe e di lavoro manuale, ma è fermamente convinta anche del fatto che sfruttarono l’energia del vento tramite gli aquiloni per farsi aiutare nell’impresa.

D’altronde, era noto che gli egizi sapessero utilizzare la forza del vento per muovere le loro imbarcazioni e che nella fabbricazione degli aquiloni utilizzassero materiali resistenti, leggeri e facili da manovrare. Le congetture espresse solamente per iscritto furono messe in pratica nel 1997 affinché potessero essere provate: nacque così il Progetto Aquilone.

Inizialmente la dottoressa provò a sollevare un tronco di sequoia lungo tre metri servendosi soltanto di due aquiloni e del vento californiano: si trattò di un umile primo passo che diede inizio ad un viaggio che sarebbe durato sette anni. La stravagante idea della Clemmons attirò l’attenzione degli egittologi più famosi.

Dopo un primo momento di scetticismo, gli studiosi iniziarono ad elaborare equazioni e teorie che potessero in qualche modo supportare la tesi della ricercatrice, convenendo tutti che per sollevare un obelisco di 100 t sarebbero stati sufficienti sei minuti e quarantasette secondi utilizzando vento e aquiloni.

Come luogo per condurre gli esperimenti fu scelto il deserto del Mojave e si adottò il procedimento a ritroso, che prevedeva l’impiego iniziale di materiali moderni che poi nel tempo sarebbero stati sostituiti con quelli utilizzati dagli antichi egizi.

Aquiloni come gru

Considerando l’ubicazione del Mar Mediterraneo a nord dell’Egitto, i venti, soprattutto quelli che spirano da nord-ovest e nord-est, dovettero divenire uno strumento fondamentale per gli egizi, poiché le imbarcazioni a vela, ad esempio, cambiarono profondamente il loro modo di viaggiare, commerciare e comunicare. La ricercatrice si rese conto che i venti in Egitto non solo fornivano una grande spinta, ma consentivano anche il sollevamento: questo accorgimento spronò gli studiosi a calcolare la dimensione delle pietre impiegate nella costruzione delle piramidi e la forza che si poteva produrre con diverse velocità del vento e con aquiloni di diversa misura.

Gli esperimenti condotti dapprima in laboratorio e successivamente sul campo ebbero esito positivo: un aquilone di nylon di 140 m² fu legato ad un obelisco di 3,5 t collocato su una piattaforma e fu in grado di sollevarlo. Chiaramente gli antichi egizi non disponevano di nylon, per cui fu necessario ripetere l’esperimento utilizzando un aquilone che somigliasse il più possibile a quello che gli egizi avrebbero potuto adoperare.

Le piramidi degli egizi: l’ultimo tentativo con gli aquiloni

Il nuovo aquilone venne realizzato con materiali molto semplici e con una forma diversa, somigliante all’uccello che adorna la cuspide degli antichi templi egizi la cui apertura alare è piuttosto ampia. Il compito del nuovo aquilone sarebbe stato quello di sollevare un obelisco di 11 t.

Nel gennaio 2004 la tensione dell’intera équipe era molto alta, poiché era necessario che il vento arrivasse a 32 km/h per dare inizio alla grande prova; in realtà, l’aquilone iniziò a sollevare l’obelisco quando il vento raggiunse una velocità compresa tra i 38 e 40 km/h. La magia avvenne dopo 57 minuti dall’inizio dell’esperimento: l’obelisco si trovava a più di 10 m sopra il livello del suolo ed era stato messo in piedi senza ricorrere alla tecnologia moderna.

Attualmente la teoria promossa dalla dottoressa Clemmons, per quanto sui generis, risulta essere una delle più attendibili, soprattutto in seguito alle sperimentazioni e agli ottimi risultati raggiunti.

…e gli alieni?

I termini “piramidi” e “alieni” non comparivano da tempo nella stessa frase, fino a quando nel 2020 non ci ha pensato Elon Musk rilanciando su Twitter la teoria delle piramidi costruite dagli alieni, suscitando le reazioni più diverse all’interno della comunità scientifica.

Il primo a rispondere duramente è stato l’archeologo Zahi Hawass, il quale in un breve video in arabo ha definito la teoria di Musk una completa allucinazione.

Chiaramente l’idea che le piramidi siano state costruite dagli alieni non è nata con Musk, ma venne avanzata molti anni fa da alcuni studiosi che non riuscivano a trovare una soluzione tecnica al problema della costruzione delle piramidi.

A spingere questi ultimi verso l’ipotesi aliena sarebbe stata la configurazione astronomica di queste costruzioni, poiché sembra che le piramidi siano allineate con le stelle che formano la cintura di Orione.

In realtà, sin da bambini, ci viene insegnato che gli egizi avevano una grande conoscenza del cosmo, dell’architettura, della matematica e della geometria, per cui in realtà la configurazione astronomica può essere spiegata e facilmente dimostrata senza ricorrere ad ipotesi azzardate.

Maria Rita Gigliottino per Questione Civile

Bibliografia

History Channel, I grandi enigmi della storia, Milano, Mondadori, 2012.

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