Strutture sanitarie per minori psichiatrici fragili

Strutture sanitarie per minori

Le mancanze e le carenze delle strutture sanitarie dedicate ai minori

In Calabria, le strutture sanitarie per minori sono inesistenti. Questo è un grido di dolore che coinvolge tutti e di cui bisogna essere portatori. È una sofferenza che a livelli diversi ci costringe a sopperire con azioni sbagliate e a non proteggere i minori.

Cosa sono le strutture sanitarie per minori e quali gli operatori all’interno

Le strutture sanitarie per minori sono delle comunità residenziale per minori/bambini/adolescenti che hanno finalità terapeutiche – riabilitative intensive ed estensive. Accolgono minori in dimissione da strutture ospedaliere o comunque in condizioni psicopatologiche che richiedono interventi importanti. Questi interventi riguardano la protezione e la cura, con diagnosi specifiche che richiedono l’inserimento in strutture adeguate con personale specializzato e formato per interventi mirati.

Il personale specializzato è caratterizzato da operatori che hanno una formazione soprattutto sanitaria, che si occupano dei minori secondo dei turni h24. All’interno di codeste strutture vi sono: operatori socio-sanitari, infermieri, neuropsichiatri, psicologi, terapisti, pedagogisti, psicomotricisti e tanto altro. Ogni minore, secondo un progetto individualizzato ha bisogno di cure specifiche e di interventi mirati, con la sola mission di rendere quanto più normale possibile il loro futuro.

Ciascuna struttura adotta una propria Carta dei Servizi. Quest’ultima definisce le caratteristiche, gli interventi, le figure professionali con le specifiche competenze, le procedure.

L’allarme di carenza di strutture

La Calabria, una di quelle regioni del sud dove si evidenzia una totale mancanza di questa tipologia di strutture sanitarie. Ad oggi tutti i professionisti d’aiuto, le famiglie ove presenti, esortano le istituzioni politiche alle responsabilità che si hanno nei confronti di questi minori.

Il futuro di questi minori è nelle mani di una struttura politica che non sta adeguatamente rispondendo a quelli che sono i livelli essenziali di assistenza. Così facendo si mette a rischio la loro salute.  Sopraggiunge l’aumento di devianza giovanile e si incrementa di altrettanto dolore i caregivers che quotidianamente lottano per i diritti dei propri cari.

È stato questo l’ennesimo grido di allarme che da tempo sconvolge la Regione Calabria, ma come questa molte altre del Sud. Troppi i minori che hanno quotidianamente urgenza di servizi specializzati, minori che spesso possono essere pericolosi per loro stessi e gli altri. Minori che hanno dei caregiver che devono essere rinforzati.

Minori che non hanno nessuno che li accudisce, o ancora che purtroppo hanno dei genitori con responsabilità genitoriali non conformi alle loro esigenze. Molteplici i solleciti fatti dalle Autorità Giudiziarie al fine di poter trovare un riscontro, sperando che la Regione assista questi minori che aumentano sempre di più. Vi sono state richieste mosse dai Presidenti dei Tribunali e dai Procuratori della Repubblica.

Autorità che operano tutti i giorni per il pieno sviluppo e per la protezione dei diritti dei minorenni. Ad oggi, nessuna struttura sanitaria è stata avviata, e le richieste urgenti di trasferimento comportano attese infinite. Durante questo lasso di tempo, i peggioramenti sono evidenti e scaturiscono ulteriore sofferenza. In ogni operatore che lavora a stretto contatto con bambini e adolescenti vi è una richiesta, velata ed espressa di sostegno. È necessario uno sviluppo del settore socio-sanitario, in questa terra che appare abbandonata dalle Istituzioni.

I minori hanno il diritto alla cura e al proprio progetto di vita

L’ Articolo 32 è un articolo della Costituzione italiana che tutela la salute come diritto dell’individuo e della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Si tratta di rispettare ciò che scritto nella Costituzione, di diritto alla protezione dei minori, di bisogni che necessitano di essere ascoltati. Una piaga che coinvolge tutti, è l’assenza di un reparto ospedaliero di neuropsichiatria infantile e di strutture specializzate, residenziali e semiresidenziali.

Si rileva pertanto che non si può continuare a sopperire collocando minori o in strutture educative inadeguate o in centri di altre regioni. Questa una scelta che comporta oneri economici improponibili e lo sradicamento dalla famiglia, dal territorio di residenza.
Per le motivazioni espresse, è necessaria un’unità operativa ospedaliera di NPI, così da poter eseguire ricoveri in fase acuta e per la diagnostica. Ma anche e soprattutto le strutture sanitarie territoriali residenziali e semiresidenziali per i disturbi neuropsichici.

Comunità educative

I minori hanno il diritto di essere curati e ancora, hanno il pieno diritto a vivere una vita quanto più normale possibile e solo con un corretto progetto di vita potranno ottenere risultati. Quando si parla di diritto alla cura e di progetto individuale, bisogna sottolineare che per sopperire vengono fatte scelte errate. Le mancanze strutturali, politiche ed economiche non si possono giustificare inserimenti che necessitano di cure specialistiche. Le comunità educative non sono un ripiego idoneo, perché l’intervento è nettamente diverso e potrebbe solamente procurare ulteriori danni.

Le comunità educative funzionano con 5 educatori (uno a 7/10) h24 senza professionalità sanitarie specifiche, con rette insufficienti e che si fanno carico di minori con disturbi anche gravi. I caregiver continuano i loro viaggi della speranza per avere una diagnosi, con le liste d’attesa interminabili. Igenitori sonostanchi di aspettare l’intervento delle istituzioni politiche.

Perciò queste famiglie hanno deciso di costituirsi in un comitato che ha messo insieme le più importanti associazioni che si occupano di persone con disabilità nel territorio reggino. La motivazione è: sollecitare a più voci questo loro profondo ed incompreso dolore. L’unione fa la forza dicono, pertanto uniti si cerca di porre a chi di competenza interrogativi che possano portare risoluzione ai problemi.

Insieme alle famiglie, gli operatori hanno il dovere di esporsi e porre ancora sui tavoli istituzionali le storie di bambini senza voce.

Daniela Zema per Questione Civile

Sitografia:

  • www.senato.it
  • www.laleggepertutti.it
  • www.gazzettadelsud.it
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