Brendan Fraser: dagli esordi al successo “The Whale” 

Brendan Fraser

Alla scoperta di Brendan Fraser

Focus su Brendan Fraser, carismatico attore americano che tra avventure in luoghi esotici e storie fantastiche e avventurose è riuscito a conquistare la massa seppur con qualche incidente di percorso nella sua proficua e gratificante carriera.

Dopo un excursus sulla proficua e strepitosa carriera di Quentin Tarantino, uno dei registi più iconici del cinema americano (per maggiori approfondimenti clicca qui), l’attenzione è posta su un attore di caratura altrettanto internazionale ricomparso sulle scene per uno dei ruoli più importanti della sua carriera che gli hanno perfino permesso di ottenere un Oscar: Brendan Fraser.

Statunitense di origini canadesi, Brendan Fraser ha iniziato una carriera in continua ascesa partendo proprio da uno dei film più conosciuti e ricordati nel panorama mediatico, “La Mummia” (remake diretto da Stephen Sommers del capolavoro omonimo del 1932). Da quel momento in poi Fraser ha dato vita a personaggi prevalentemente avventurieri, con la collaborazione di attori di un certo calibro.

Brendan Fraser: dagli esordi all’exploit nell’antico Egitto

Nato a Indianapolis nel 1968, Brendan Fraser si mostra fin da subito propenso all’avventura complici i suoi continui viaggi intrapresi durante la sua infanzia tra Stati Uniti, Québec ed Europa. Sviluppa dunque l’amore per la fotografia e altri hobby che ne delineeranno i suoi personaggi più noti. Il primo impatto sul grande schermo avviene nel 1991, anno in cui affiancò la regista Nancy Savoca per il film “Dogfight”. È il 1992 ottiene il suo primo ruolo da protagonista nel comedy-fantasy “Il mio amico scongelato”, pellicola che ottiene un modesto successo al botteghino.

Nel 1997 si distinse per l’ottima interpretazione di George nel film “George re della giungla”, riuscendo a convincere ogni genere di pubblico. Ecco che nel 1998 attira l’attenzione della critica per il ruolo di Clayton Boone in “Demoni e dei”, film diretto da Bill Condon. 

Il successo del film “La Mummia”

Nel 1999 raggiunge l’apice dando vita a Rick O’Connell, intraprendente e impavido avventuriero ed ex ufficiale della Legione francese, protagonista de “La Mummia”, primo di una trilogia che lo vede a fianco di attori di caratura internazionale quali Dwayne Johnson (The Rock), Rachel Weisz, John Hannah e Jet Li. Un Brendan Fraser in piena forma che ha conquistato con il suo carisma. Tuttavia la sua bravura non si limitava solo a tombe e faraoni: andava oltre il concetto dell’avventura anche in “Crash”, film drammatico del 2004 con protagonista, tra i tanti, Sandra Bullock.

Dati i continui ruoli che lo hanno visto impegnato nell’avventura e nell’esplorazione, non sono mancati i problemi di salute rimediati sui set. Per diversi anni, infatti, Brendan Fraser ha subìto interventi sia alla schiena, sia alle corde vocali che, consequenzialmente lo hanno costretto ad assumere antidolorifici. In un’intervista lo stesso Fraser in riferimento alla produzione de “La Mummia 3” aveva dichiarato: 

“Tutte le mattine mi preparavo come un gladiatore, con fasce muscolari e borse del ghiaccio, e mi mettevo addosso questo esoscheletro alla Terminator solo per sopravvivere a tutte quelle botte e portare a casa la scena”.

Ma i problemi per l’attore di Indianapolis non si sono fermati solo all’ambito sanitario, ma si sono ripercossi anche nella sfera sociale ed emotiva nello specifico, complice la rottura del matrimonio con Afton Smith, allora sua prima moglie.

Dall’antico Egitto al fantastico

Chiusa la parentesi egiziana, Fraser dedicò buona parte del 2008 alla lavorazione di “Viaggio al centro della terra” e “Inkheart”, pellicole uscite nel 2009 a distanza di un mese. Il primo rappresenta una vera e propria live action in quanto gli attori sono gli unici fisicamente esistenti all’interno del film. Il secondo, girato prevalentemente in territorio italiano, trasporta in un mondo fantastico tramite la presenza di un uomo che possiede le capacità di rendere reali i personaggi dei libri che legge ad alta voce. Quest’ultimo porta la firma di produzione di New Line Cinema casa di produzione cinematografica statunitense che aveva già contribuito alla realizzazione del capolavoro di matrice tolkeniana “Il Signore degli Anelli”.

“The Whale” e il successo agli Oscar

A distanza di un anno dalla sua ultima apparizione sul grande schermo, Brendan Fraser si ripresenta nei panni di Charlie, protagonista di “The Whale” (2022). Frustrato dai sensi di colpa e afflitto dai problemi di obesità cui è vittima, Fraser nel film diretto da Darren Aronofsky riesce a regalare un’esperienza memorabile affrontando il caso di un suicidio partendo proprio da uno dei problemi che, ancora oggi, affligge la società attuale. Un personaggio capace di autovalutarsi sia internamente che esternamente. Ed è proprio grazie all’interpretazione magistrale e all’abilità nell’aver affrontato un problema apparentemente scontato, ma che scontato non è, l’attore classe ’68 è riuscito a conquistare l’Oscar nella categoria “Miglior attore”. La pellicola in sé è invece stata classificata dalla rivista Best Movie al secondo posto come miglior film del 2022.

Non sono però mancate le critiche negative mosse al nuovo prodotto del regista statunitense. Lo stesso Fraser si è schierato contro tutti i pareri strettamente legato al problema della grassofobia, che appunto nel film è l’argomento cardine, asserendo:

“Mettere un attore in un costume e un apparato per emulare l’aumento di peso del personaggio ha, negli anni, tagliato i ponti con l’autenticità. Di solito si tratta della silhouette di un costume indossato da un attore abbastanza atletico e al servizio di uno scherzo da quattro soldi o per diffamare un personaggio”.

“Per me è evidente che il modo in cui parliamo gli uni degli altri riguardo all’obesità deve cambiare, perché è l’ultimo dominio del bigottismo e dei pregiudizi accettati. È ora di mandarlo in pensione, visto che stiamo facendo così tanto e stiamo facendo così tanti progressi in così tante aree della nostra cultura che credo sia l’ultimo che possiamo spuntare dalla scatola”. Ha concluso l’attore.

Francesco Paolo Tusa per Questione Civile 

Sitografia

www.screenworld.it

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