Atlantide, il mito del continente perduto

Atlantide

La storia di Atlantide, dal Timeo secondo Platone

Atlantide, un nome che tutti conoscono e che per secoli ha stuzzicato la curiosità e l’immaginazione di studiosi e ricercatori con interessi più o meno scientifici. Duemilaquattrocento anni fa il filosofo greco Platone fu il primo a narrare la storia dell’isola e dei suoi incredibili abitanti nel Timeo, opera dialogica reputata dalla stessa Accademia platonica la più rappresentativa del pensiero del maestro.

Crizia, un amico di Socrate, racconta a Platone una storia che gli aveva raccontato suo nonno, al quale l’aveva riferita il grande saggio e legislatore Solone, che a sua volta l’aveva sentita da un anziano sacerdote egizio. Secondo quest’ultimo, davanti le Colonne di Eracle – attualmente stretto di Gibilterra – sorgeva un’isola più grande della Libia e dell’Asia insieme governata da una confederazione di re. Il potente impero di Atlantide entrò in conflitto con il popolo greco, ma…

«In tempi successivi, dopo un violento terremoto o diluvio eccezionale,

in un giorno e una notte terribili, tutta la vostra classe guerriera sprofondò sottoterra

e l’isola di Atlantide scomparve nello stesso modo, inabissandosi.»

Le ricchezze

Nel Crizia, un altro famoso dialogo platonico, il filosofo si prolunga nel descrivere le meraviglie di Atlantide: palazzi, ricchezze, piante, minerali e animali, come i numerosi elefanti che sembravano affollarne le strade. Ad un tratto, però, gli abitanti dell’isola…

«[…] divennero pieni di ingiusta superbia e di potere e Zeus, il padre degli dei,

decise di infliggere loro una punizione perché fossero più ragionevoli e moderati.

Riunì tutti gli dei nella sua più importante dimora, quella che, situata al centro dell’Universo,

vede tutto ciò che fa parte della creazione e, dopo averli riuniti, disse…»

Qui il Crizia si interrompe bruscamente. Il resto è andato perduto, o forse Platone non scrisse mai il finale, ma in ogni caso non conosciamo i dettagli della punizione divina che fece sprofondare in mare gli abitanti di Atlantide.

Atlantide tra mito e realtà

Attualmente sono presenti cinque spedizioni scientifiche in diverse zone del globo impegnate nella ricerca di resti che provino l’esistenza di Atlantide. La maggior parte degli scienziati è arrivata da tempo alla conclusione che l’isola non sia altro che il frutto della fervida fantasia di Platone, nient’altro che una favola morale per invitare gli ateniesi alla riflessione sul loro comportamento da cattivi cittadini.

Un altro gruppo di studiosi, tuttavia, afferma che tra i discepoli più vicini a Platone la storia di Atlantide era considerata autentica e presa molto sul serio. Anche qualora si trattasse di una semplice favola morale, nulla esclude che possa essere stata ambientata in un luogo esistito realmente: basti pensare al sito della città di Troia cantata da Omero, considerata luogo mitico fino a quando Heinrich Schliemann ne scoprì le rovine alla fine del XIX secolo.

La stessa fonte da cui il filosofo sembra aver appreso dell’isola perduta non è molto attendibile: chi è il sacerdote egizio? Perché Platone colloca la sua esistenza in un tempo remoto e sente la necessità di citare un personaggio storico importante come Solone? Forse il filosofo voleva prendere le distanze dal contenuto dell’opera, o forse si tratta di un espediente letterario.

Alla ricerca della leggendaria Atlantide

I ricercatori che prendono sul serio la storia di Platone affermano che bisognerebbe cercare Atlantide in Grecia e nell’area mediterranea, dove il filosofo visse tra il 428 e il 347 a.C. Un gruppo significativo di scienziati ha però focalizzato la propria attenzione sull’area caraibica, in particolare sul canale dello Yucatan, seguendo l’indizio di Platone secondo cui il continente perduto si trovava nell’Oceano Atlantico.

Verso la metà del XX secolo il visionario Edgar Cayce – considerato da molti una sorta di Nostradamus dell’età moderna – annunciò di aver visto tra i suoi sogni Atlantide e di sapere esattamente dove si trovava. Cayce profetizzò che alla fine degli anni Sessanta sarebbero venute alla luce alcune parti di Atlantide e proprio nel 1968 comparve il Muro di Bimini, una struttura nei pressi delle Bahamas costruita pietra su pietra con blocchi quadrati e rettangolari scoperta dai dottori Greg e Lora Little.

I ricercatori credono che il Muro di Bimini possa essere stato un frangiflutti creato per proteggere il porto della capitale Poseidonia in cui gli abitanti di Atlantide attraccavano le loro navi quando non erano in giro per il mondo. Oltre alle rocce di Bimini, gli esploratori hanno ritrovato molti altri reperti nelle isole Bahamas: colonne di marmo, blocchi di pietra simile a quelli di Stonehenge, resti di mura e alcune formazioni sottomarine a forma di lettere o figure geometriche. Tuttavia, i Little hanno dovuto interrompere le ricerche e gli studi sui reperti a causa della mancanza di finanziamenti.

La memoria

Per i ricercatori che credono nell’esistenza di Atlantide la prova più schiacciante è costituita dalle leggende popolari tramandate di generazione in generazione, come memorie collettive di fatti realmente accaduti. Secondo il ricercatore Greg Little, Atlantide era un impero marittimo insulare che comprendeva diverse regioni. Probabilmente aveva una sola capitale non ancora ritrovata, ma un impero insulare dispone di porti e città sparsi ovunque, per cui tutti i ritrovamenti che si sono susseguiti sino al 2004 sulle coste dell’India, in alcune zone del Sudamerica, nelle Bahamas e anche in alcuni punti del Mediterraneo probabilmente facevano parte di Atlantide.

George Erikson, autore di Atlantis in America, aggiunge che:

«Se la leggenda di Atlantide è vera, e se lo sono le leggende dei Maya

secondo le quali ciclicamente l’arroganza dell’uomo dà luogo a una catastrofe,

dovremmo riflettere su come ci comportiamo oggi e capire che stiamo contaminando il pianeta, correndo il rischio di dare origine a un disastro ecologico proprio come fecero

gli abitanti di Atlantide; e dobbiamo ricordarci che Platone disse che

fu l’arroganza la causa della loro distruzione

Maria Rita Gigliottino per Questione Civile

Bibliografia:

History Channel, I grandi enigmi della storia, Milano, Mondadori, 2012.

Platone, Timeo, a cura di F. Fronterotta, Bologna, Rizzoli, 2003.

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