La violenza sulle donne: epifenomeno strutturale

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La violenza sulle donne palesa una mancanza di educazione al vivere civile e al rispetto dell’altro

Nelle ultime settimane i casi di violenza e di stupri nei confronti delle donne sono aumentati in maniera esponenziale. Elencare le singole vicende sarebbe tragico e lapalissiano dal momento che sono state raccontate su tutti i mezzi di comunicazione esistenti. Potrebbe essere importante provare ad indagare cosa ci sia dietro quest’ondata di violenza: una mancanza di educazione.

La violenza sulle donne: un problema complesso

Non si vuole in questo modo inferire che chi ha commesso lo stupro fosse solamente un maleducato, ma si vuole andare a inserire il problema in una struttura più complessa. Il sistema patriarcale è il sistema su cui si è basata la storia dell’uomo dalle origini fino agli anni ’60 del secolo scorso: quello che rimane oggi è il reliquato sociale e culturale di tale eredità. Non è stato sconfitto definitivamente, ma le lotte sociali per i diritti civili portate avanti sia da uomini che da donne hanno fatto coincidere gli ultimi 70 anni di storia con un processo di emancipazione femminile senza precedenti. Ovviamente il processo è ancora in corso e, purtroppo, ci vorrà troppo tempo per giungere ad un’agognata uguaglianza sostanziale tra uomo e donna.

Un problema strutturale

La struttura del sistema patriarcale si articola nel campo dell’educazione in una miscela di insegnamenti che hanno un presupposto ideologico: l’uomo è superiore alla donna. Da ciò ne deriva che l’uomo deve provvedere al sostentamento della famiglia, mentre la donna deve rivestire il ruolo ottocentesco di angelo del focolare con tutto quello che ne consegue. Il tentativo di superare il patriarcato ha portato man mano ad una presa di coscienza delle donne di sé stesse come esseri autonomi e autodeterminanti che possono tracciare il loro cammino senza il permesso del pater familias di turno. Con i dovuti distinguo tra settore pubblico e privato, i passi compiuti da donne autonome stanno andando nella direzione giusta per la totale emancipazione.

La struttura patriarcale si sta incrinando così come la figura del capo famiglia: i ruoli che apparivano definitivi e stabili non lo sono più, la società è in continua evoluzione e, come accade per ogni cosa nuova, esiste una componente della società refrattaria al cambiamento a causa del timore per l’incertezza e della paura di un ribaltamento dei ruoli. Le generalizzazioni sono sempre sbagliate: la difesa di un sistema di valori consolidato non viene portata avanti dall’intero genere maschile, ma solo da una parte di questo. Però come un dente cariato su trentadue fa stare male l’intero organismo umano, allo stesso modo una percentuale piccola di uomini che non tollerano l’indipendenza della donna e trattano questa come un oggetto fa ammalare l’intera società.

La violenza e le accuse

L’incapacità di accettare che la donna non sia un bene personale, ma un’entità altra da sé, la mancata accettazione della libertà femminile porta l’uomo, come accade sempre a chi non ha altre argomentazioni e non ammette il proprio errore, ad agire sul piano della violenza psicologica e fisica. Il problema, quindi, risiede nel principio educativo che è alla base del vivere civile, come si aiuta l’uomo in mare che sta affogando, così si aiuta una ragazza che ha bevuto troppo: non violentandola, ma aiutarla a trovare le sue amiche e assicurarsi che arrivi a casa senza problemi. L’accusa che viene fatta alle ragazze che si ubriacano in discoteca è quella di essersela cercata muovendo dalla considerazione che il tipo di vestito, il luogo in cui si va possono portare in maniera conseguenziale allo stupro.

Ci si dimentica troppo spesso del finale dei Promessi Sposi, finale in cui Renzo dice che ha imparato a vivere perché sa che non dovrà parlare troppo nelle osterie, non dovrà andare dove vede sommosse, insomma, che per non avere problemi non bisogna andarli a cercare. La risposta di Lucia ci aiuta a comprendere come stanno le cose veramente: Lucia controbatte dicendo che non ha fatto niente di male e che non è andata lei a cercare i problemi, ma che questi giungono anche a chi non fa niente.

La violenza bandita

Colpevolizzare la donna, in questi casi, non ha granché senso perché in questo modo si sceglie deliberatamente di evitare il problema distogliendo lo sguardo, così come è sbagliato incolpare l’intero genere maschile per i comportanti di una parte. Se si facesse così, si aprirebbe un processo sul modello di Kafka in cui non si conoscono i capi di accusa, non si conosce chi accusa, ma si sa solo che alla fine è uno a rimetterci. Il problema è di natura educativa, occorre che a partire dall’educazione familiare e quella scolastica poi si educhi, nel senso etimologico di portare da una condizione ad un’altra, i ragazzi e le ragazze alla cultura del rispetto: l’altro non è un oggetto, uomo o donna che sia, l’altro è un modo diverso di vedere noi stessi

La violenza in tutte le sue forme è bandita dalla società civile e l’omertà e il volgere lo sguardo dall’altra parte sono mali ben più gravi della violenza stessa. Si ricordi che quando suona la campana, non devi chiederti per chi stia suonando: essa suona anche per te.

Alessandro Villari per Questione Civile

Sitografia

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