Attivisti di Just Stop Oil prendono a martellate Velázquez alla National
Hanno superato i controlli di vigilanza, avevano due martelli e tanti begli ideali, i due ragazzi di Just Stop Oil che hanno preso a martellate la teca di vetro della Venere Rokeby di Velázquez, conservata alla National Gallery di Londra. Ora sono stati incarcerati, come conferma Scotland Yard.
Siamo ormai abituati a scempi del genere tanto che non riescono più a sortire l’effetto che vorrebbero provocare. Quindi ci chiediamo fino a che punto andrà avanti questa storia che mescola la provocazione, le giuste intenzioni di scottante attualità, e il vandalismo. Just Stop Oil prende di mira il quadro del grande pittore barocco spagnolo, già preso di mira, a suo tempo, dalle suffragette – ricordate proprio da uno dei due attivisti in un discorso breve prima dell’arresto – per i diritti di voto alle donne inglesi.
![just stop oil](https://www.questionecivile.it/wp-content/uploads/2023/11/Diego_Velazquez_064.jpg)
Just Stop, please
Vivendo già in un’epoca di odio, anzi di odi, gesti così plateali sembrano più strizzare l’occhio allo spettacolino effimero strappalike del social, che a vere e proprie epocali proteste. Il modo, poi, di attirare l’attenzione sul vitalissimo tema dell’ambientalismo, Just Stop Oil non credo l’abbia colto a pieno: va a finire che l’opinione pubblica si indigna per le cose sbagliate. Sui gesti, più che sui problemi.
Anche questa protesta, cioè, è di un’esteriorità vana, che si dimostra irrispettosa del passato, di quella storia che ormai è manipolata a piacimento da tutti, in nome di un futuro minacciato.
Come lo sono quelle della più grande associazione di ambientalisti a livello globale, di cui Just Stop Oil è costola, Extinction Rebellion, che versa vernice lavabile su opere d’arte famose. Ciò che fa ridere è che si prendono di mira musei e opere d’arte, come se fossero oggetto di indignazione plateale per tutti.
Potrà sembrare troppo azzardato, ma il gesto di rompere la teca di un dipinto del Seicento, ci spinge a una riflessione che ci porta lontano, ma che potrebbe toccare altrettanti temi attuali: la cancel culture, la mancanza di prospettiva storica, l’incapacità di certe generazioni ad avere rispetto dei beni culturali, fino alla malata idea di un progresso che è selvaggio quanto quello capitalistico che Just Stop Oil e i suoi attivisti desiderano giustamente sovvertire.
L’anacronismo del futuro
In nome di un futuro in pericolo, i sostenitori di Just Stop Oil sono altrettanto ciechi davanti alle responsabilità storiche di oggi. E questo proprio nel mentre l’UE fa dietrofront sulle limitazioni alle emissioni di CO2 e al restringimento della circolazione di automobili in tutti i paesi membri: un tradimento degno di Campoformio. Solo che mentre l’UE si mostra cieca davanti allo sfacelo ambientale venturo, Just Stop Oil – vogliamo essere provocatori – lo è a ritroso, quando se la prende con la memoria storica del Continente e con la sua storia (dell’arte).
Insomma, avere le proprie buone ragioni non si può controbilanciare con cattivi exploits. È tradire quel nesso pensiero-azione di quel gran vecchio pensatore che per primo si accorgeva dell’insostenibilità del sistema economico-sociale vigente. Insostenibile, com’è ovvio, anche a livello ambientale.
Riccardo Stigliano per Questione Civile
Sitografia
www.rollingstone.it
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