Just Stop Oil: quando il dipinto ad olio è al petrolio

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Attivisti di Just Stop Oil prendono a martellate Velázquez alla National

Hanno superato i controlli di vigilanza, avevano due martelli e tanti begli ideali, i due ragazzi di Just Stop Oil che hanno preso a martellate la teca di vetro della Venere Rokeby di Velázquez, conservata alla National Gallery di Londra. Ora sono stati incarcerati, come conferma Scotland Yard.

Siamo ormai abituati a scempi del genere tanto che non riescono più a sortire l’effetto che vorrebbero provocare. Quindi ci chiediamo fino a che punto andrà avanti questa storia che mescola la provocazione, le giuste intenzioni di scottante attualità, e il vandalismo. Just Stop Oil prende di mira il quadro del grande pittore barocco spagnolo, già preso di mira, a suo tempo, dalle suffragette – ricordate proprio da uno dei due attivisti in un discorso breve prima dell’arresto – per i diritti di voto alle donne inglesi.

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La “Venere” di Diego Velázquez, il quadro danneggiato

Just Stop, please

Vivendo già in un’epoca di odio, anzi di odi, gesti così plateali sembrano più strizzare l’occhio allo spettacolino effimero strappalike del social, che a vere e proprie epocali proteste. Il modo, poi, di attirare l’attenzione sul vitalissimo tema dell’ambientalismo, Just Stop Oil non credo l’abbia colto a pieno: va a finire che l’opinione pubblica si indigna per le cose sbagliate. Sui gesti, più che sui problemi.

Anche questa protesta, cioè, è di un’esteriorità vana, che si dimostra irrispettosa del passato, di quella storia che ormai è manipolata a piacimento da tutti, in nome di un futuro minacciato.

Come lo sono quelle della più grande associazione di ambientalisti a livello globale, di cui Just Stop Oil è costola, Extinction Rebellion, che versa vernice lavabile su opere d’arte famose. Ciò che fa ridere è che si prendono di mira musei e opere d’arte, come se fossero oggetto di indignazione plateale per tutti.

Potrà sembrare troppo azzardato, ma il gesto di rompere la teca di un dipinto del Seicento, ci spinge a una riflessione che ci porta lontano, ma che potrebbe toccare altrettanti temi attuali: la cancel culture, la mancanza di prospettiva storica, l’incapacità di certe generazioni ad avere rispetto dei beni culturali, fino alla malata idea di un progresso che è selvaggio quanto quello capitalistico che Just Stop Oil e i suoi attivisti desiderano giustamente sovvertire.

L’anacronismo del futuro

In nome di un futuro in pericolo, i sostenitori di Just Stop Oil sono altrettanto ciechi davanti alle responsabilità storiche di oggi. E questo proprio nel mentre l’UE fa dietrofront sulle limitazioni alle emissioni di CO2 e al restringimento della circolazione di automobili in tutti i paesi membri: un tradimento degno di Campoformio. Solo che mentre l’UE si mostra cieca davanti allo sfacelo ambientale venturo, Just Stop Oil – vogliamo essere provocatori –  lo è a ritroso, quando se la prende con la memoria storica del Continente e con la sua storia (dell’arte).

Insomma, avere le proprie buone ragioni non si può controbilanciare con cattivi exploits. È tradire quel nesso pensiero-azione di quel gran vecchio pensatore che per primo si accorgeva dell’insostenibilità del sistema economico-sociale vigente. Insostenibile, com’è ovvio, anche a livello ambientale.

Riccardo Stigliano per Questione Civile

Sitografia

www.rollingstone.it

www.ansa.it

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