Primo maggio: sicurezza sul lavoro e salari reali

Che cosa dicono i dati sulla sicurezza dei lavoratori e sui salari citati in occasione del primo maggio

Il primo maggio, festa internazionale dei lavoratori, quest’anno è stato dedicato alla sicurezza sul lavoro. Il Governo ha annunciato lo stanziamento di 650 milioni di euro per intervenire in questo ambito, ma non ha ancora specificato le misure che vuole attuare. Tuttavia, altri temi sono stati al centro del dibattito pubblico di questi giorni, in particolare il problema dei salari reali affrontato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un discorso per l’occasione. I dati dell’Istat e dell’Organizzazione mondiale del lavoro aiutano a spiegare perché i salari rimangono troppo bassi nonostante si parli di crescita economica.

650 milioni per la sicurezza dei lavoratori

Il 30 aprile, la premier Giorgia Meloni ha annunciato lo stanziamento di 650 milioni di euro per misure finalizzate alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Tuttavia, come sottolinea il Post, il Governo si sarebbe limitato a decidere la somma da stanziare, senza comunicare le misure specifiche da adottare. Queste verranno discusse assieme ai sindacati, convocati per l’8 maggio. La decisione è stata presa al termine di un consiglio dei ministri convocato in concomitanza del primo maggio. Quest’anno, infatti, Cgil, Cisl e Uil hanno proposto come tema unitario proprio la sicurezza del lavoratori.

I fondi verranno probabilmente presi dal bilancio dell’INAIL, l’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Secondo i dati rilasciati dall’istituto, i morti sul lavoro nei primi due mesi del 2025 sono già 138, un numero alto e doloroso se comparato ai 119 del 2024 per lo stesso periodo. Guardando ai dati annuali, nel 2024 si sono registrati meno incidenti sul lavoro rispetto al 2023, ma le vittime sono state di più. Per queste ragioni i soldi verranno probabilmente destinati all’ispettorato nazionale del lavoro, per aumentare i controlli, e alla formazione del personale, per investire sulla prevenzione. Tuttavia, non sono ancora chiari gli interventi su altre questioni, come l’estensione della patente a crediti, un sistema che assegna punteggi alle imprese in base alla sicurezza. Dal primo ottobre 2024 il sistema è entrato in vigore nel campo dell’edilizia, ma ad oggi non si sa se coinvolgerà altri settori.

Il tema della sicurezza, tuttavia, non è stato l’unico protagonista del dibattito attorno al primo maggio. Si è discusso ad esempio del problema dei salari reali, cioè le retribuzioni comparate al costo della vita e all’inflazione. Il governo rimarca infatti la  crescita delle retribuzioni, ma i dati devono essere contestualizzati per comprendere a pieno la situazione italiana.

Il discorso di Mattarella per il primo maggio

Negli ultimi giorni sono state riprese motlo le parole che Sergio Mattarella ha pronunciato il 29 aprile a Latina, presso la sede della BSP Pharmaceuticals. Nel suo discorso, il Presidente della Repubblica ha ribadito che la piaga delle morti sul lavoro continua ad affliggere il Paese. Sono stati citati anche i temi dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale, ricordando che sono questioni che potrebbero rivoluzionare il mondo del lavoro, ma anche sfide aperte per l’Unione Europea.

Citando, poi, i dati positivi di crescita economica, Mattarella ha sollevato il problema dei salari in Italia: «Si registrano segnali incoraggianti sui livelli di occupazione, ma permangono d’altro lato aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale del lavoro». Nel discorso è stato sottolineato che, nonostante l’aumento della produttività, si assiste a una «dinamica salariale negativa sul lungo periodo». Inoltre, i salari sono inferiori a quelli del 2008, sebbene si assista a una ripresa dal 2024. «I salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia», ha affermato il capo dello Stato, collegando questa situazione alla difficoltà dei giovani che non riescono a costruirsi un futuro in Italia e spesso scelgono di emigrare.

I dati dell’Istat e dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro

Mattarella nel suo discorso ha citato alcune statistiche interessanti. Le più recenti provengono dall’Istat, che il 29 aprile ha pubblicato i dati trimestrali sui contratti collettivi e le retribuzioni contrattuali. In Italia, infatti, non esiste un salario minimo per legge, ma i compensi vengono fissati attraverso la contrattazione collettiva. Per ogni settore le retribuzioni vengono quindi decise tramite accordi tra organizzazioni datoriali e sindacati.

L’Istat afferma che nel primo trimestre del 2025 le retribuzioni continuano a crescere soprattutto nel settore privato e in modo più contenuto nel pubblico. Aumenta anche «il recupero rispetto alla perdita del potere d’acquisto» relativa gli anni 2022-23, «che tuttavia rimane ancora ampia. Le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono ancora inferiori di circa l’8% rispetto a quelle di gennaio 2021». Questo significa che siamo di fronte a un andamento positivo, ma che il recupero non è sufficiente a colmare le perdite degli ultimi anni.

Per comprendere meglio la situazione dei salari è necessario, però, guardare la situazione del Paese da una prospettiva più ampia. Come citato da Mattarella, secondo il report 2024-25 dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa sul lungo periodo. In particolare, i compensi sono oggi inferiori a quelli del 2008 e, nonostante a livello globale abbiano ricominciato a crescere dal 2022, nel Paese l’aumento si è visto solo dal 2024. Inoltre, l’Italia ha subito la perdita di potere d’acquisto maggiore tra i paesi del G20 dal 2008 a oggi. Il calo è dell’8,7%, in confronto ad esempio al 4,5% della Spagna e al 2,5% del Regno Unito. Si deve aggiungere al quadro anche la recente crisi del costo della vita, che ha avuto un impatto severo sull’economia italiana nel biennio 2022-23.

I salari reali in Italia

L’aumento dei salari relativo al 2024 è dunque un’inversione di tendenza positiva. La crescita media è stata del 2,3% rispetto alle perdite del 3,2 e 3,3% relative ai due anni precedenti. Tuttavia, l’OML sottolinea che in molti Paesi «le misure di adattamento salariale degli ultimi due anni non sono state sufficienti a compensare l’aumento del costo della vita». Questo è particolarmente evidente per i lavoratori a basso reddito, che spendono in proporzione maggiore per beni e servizi di prima necessità, come spese alimentari e alloggi.

In molti Paesi si è cercato di porre rimedio con l’adeguamento dei salari minimi, in Italia con l’aumento della retribuzione dei CCNL. La crescita delle retribuzioni contrattuali orarie medie è stata del 15% in 10 anni. Se si guarda però ai termini reali, tenendo dunque conto del quadro descritto, in particolare dell’aumento del costo della vita, queste hanno subito una perdita di 5 punti percentuale. Questo calo ha generato una perdita di potere d’acquisto dei lavoratori. I salari reali sono dunque diminuiti a causa del costo della vita sempre più alto. Inoltre, anche se oggi hanno ripreso a crescere, rimangono comunque inferiori ai livelli del 2015.

Arianna Gurreri per Questione Civile

Sitografia

www.ilpost.it

www.istat.it

www.ilo.org

www.oecd.org

www.youtube.com

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