Tra devozione popolare, arte barocca e trasformazioni liturgiche: la vicenda della Cappella della Madonna delle Grazie di Donatello nel Duomo di Siena
Donatello è una figura che aleggia con forza, seppure indirettamente, intorno alla storia della Cappella della Madonna delle Grazie, un luogo chiave della devozione senese. Situata inizialmente nel terzo altare della navata destra del Duomo di Siena, questa cappella ha conosciuto secoli di trasformazioni, traslazioni e riletture iconografiche, fino a diventare uno dei fulcri artistici e spirituali della città. Il legame tra la Madonna del Voto e le molteplici opere collocate o spostate al suo interno coinvolge alcuni dei più grandi artisti della storia, da Urbano da Cortona a Gian Lorenzo Bernini, fino allo stesso Donatello, protagonista inatteso ma fondamentale per comprendere la storia materiale e simbolica del luogo.
Dalle origini romaniche alla devozione popolare
Il primo nucleo della venerazione mariana nel Duomo di Siena ruota attorno alla cosiddetta “Madonna dagli Occhi Grossi”, dipinto attribuito al Maestro di Tressa, databile attorno al 1215. Collocata inizialmente sull’altare maggiore, fu l’immagine cui i senesi affidarono le chiavi della città prima della battaglia di Montaperti. Si trattava probabilmente dell’elemento centrale di un antependium romanico, poi adattato in forma gotica per assecondare il gusto del secondo Trecento.
Col passare dei secoli, l’immagine subì restauri significativi — come quello operato da Andrea e Francesco Vanni nel 1379-80 — che ne modificarono i tratti per renderli più affini al gusto del tempo. Tuttavia, la sua fortuna iconografica si spense progressivamente nei primi decenni del Quattrocento, venendo sostituita nel culto popolare da un’altra immagine: la Madonna attribuita a Dietisalvi di Speme, poi identificata come Madonna delle Grazie e infine Madonna del Voto.
La cappella di San Bonifacio e la nascita della Madonna delle Grazie
L’attuale cappella della Madonna del Voto ha origine nella cappella di San Bonifacio, dove venne trasferita l’immagine mariana che nel tempo avrebbe assunto crescente rilevanza cultuale. A partire dal 1447 si avvia un processo di monumentalizzazione dello spazio, con la costruzione di un nuovo altare, destinato a valorizzare la sacra effigie.
La volta venne affrescata da Sano di Pietro con decorazioni a stelle, mentre nel 1451 si affida agli scultori Urbano e Bartolomeo da Cortona la realizzazione di un elaborato prospetto marmoreo. Il progetto prevedeva lesene scolpite con storie mariane, simboli degli evangelisti e un coronamento con angeli. I lavori si protrassero fino al 1459, a causa di eventi politici e della sostituzione dell’operaio dell’Opera del Duomo. In questo contesto, il tondo di Urbano venne rimosso e sostituito da un rilievo di Donatello, noto come Madonna del Perdono, oggi conservato nella controfacciata del Duomo.
Dalla Cappella delle Grazie alla Cappella del Voto: il barocco di Alessandro VII
La trasformazione definitiva della cappella avviene nel XVII secolo, quando Alessandro VII Chigi, papa senese e promotore di numerosi interventi artistici nella città natale, decide di creare una nuova cappella monumentale per custodire l’immagine della Madonna del Voto. Tra il 1659 e il 1662 nasce così uno spazio interamente barocco, pensato come vera e propria “cornice” sacra per l’icona duecentesca.
Al centro dell’altare si colloca la tavola mariana, incorniciata da un’imponente struttura barocca. Ai lati si trovano le statue dei santi patroni di Siena, Santa Caterina ed San Bernardino, opera rispettivamente di Ercole Ferrata e Antonio Raggi, entrambi allievi di Gian Lorenzo Bernini. Lo stesso Bernini scolpisce anche i santi Girolamo e Maria Maddalena, caratterizzati dal consueto pathos teatrale. L’intervento si inserisce nel gusto scenografico e devoto della Controriforma, trasformando l’antica cappella in un autentico teatro della fede.
Tra iconografia e devozione: le immagini del Beato Pier Pettinaio
Nel Seicento la devozione alla Madonna del Voto continua a ispirare nuove immagini, anche fuori dai confini della cappella. Due dipinti seicenteschi raffigurano visioni del beato senese Pier Pettinaio, ambientate proprio all’interno della cappella della Madonna delle Grazie, ormai trasformata.
In queste opere si riconoscono elementi architettonici della cappella, come il tempietto interno e il nuovo altare, segno che il luogo è diventato un punto fermo nella memoria e nella liturgia cittadina. L’altare stesso viene modificato nel corso del tempo: dai balaustrini in linea con i dettami post-tridentini fino agli adattamenti liturgici del primo Seicento. Anche la memoria della peste del 1630-31 riaffiora in questi anni, facendo nascere nuovi voti alla Vergine e nuovi ornamenti, come la cornice in pietre dure e i dipinti sulle pareti laterali della cappella.
La ricostruzione della cappella: memoria visiva e fonti storiche
La cappella della Madonna delle Grazie, pur non più esistente nella sua forma originaria, può essere oggi parzialmente ricostruita grazie a una ricchissima documentazione iconografica e scritta. Decisiva, in tal senso, è la tavoletta di Gabella del 1483, conservata all’Archivio di Stato di Siena, che raffigura il prospetto architettonico della cappella, con decorazioni marmoree, rilievi e l’altare originario.
Un’altra fonte preziosa è la descrizione di Alfonso Landi, erudito senese del Seicento, che documenta con estrema precisione le dimensioni, le decorazioni e la disposizione delle storie mariane scolpite da Urbano da Cortona. Grazie alle sue parole, oggi si può ipotizzare con maggiore attendibilità la disposizione originale dei rilievi e delle figure profetiche.
A completare il lavoro, i rilievi superstiti conservati al Museo dell’Opera del Duomo e nelle murature del Duomo stesso, tra controfacciata, plinti e facciata, testimoniano l’importanza e la raffinatezza scultorea della cappella. Un esempio di come, anche nel frammento, l’arte riesca a evocare la sacralità perduta di un intero spazio.
La cappella della Madonna delle Grazie è uno straordinario esempio di come l’arte, la liturgia e la storia urbana si siano intrecciate nei secoli. Dalle origini duecentesche al trionfo barocco voluto da Alessandro VII, passando per la mano di Donatello, la vicenda di questo spazio sacro racconta l’identità di Siena e la sua profonda devozione mariana. E anche se oggi quella cappella non esiste più nella sua interezza, la sua memoria resiste, tra opere salvate, testimonianze scritte e ricostruzioni intelligenti.
Elisa Diana Baldi per Questione Civile
Sitografia
www.museodelloperaduomo.siena.it
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