Spello romana: la Villa dei Mosaici di Hispellum

La storia della scoperta dei mosaici di Spello

È il 2005 quando, in occasione di lavori pubblici (per saperne di più sull’Archeologia preventiva clicca qui), subito fuori dalla cinta muraria del borgo di Spello viene scoperta un’importante villa con mosaici. Data l’eccezionale scoperta si decise di proseguire lo scavo e le campagne si protrassero fino al 2016, portando alla luce circa 500 mq di ambienti, la maggior parte dei quali decorati da mosaici.

“Il percorso di visita della Villa dei Mosaici”

L’area indagata corrisponde alla parte centrale di una villa romana di età imperiale, non scavata completamente, in quanto si estende anche sotto la strada e gli edifici moderni.

Andiamo ad analizzare le stanze principali con le loro decorazioni pavimentali.

I mosaici romani: storia di una tecnica

Prima di parlare dei mosaici di Spello è necessario analizzare, almeno in maniera generale, questa particolare tecnica decorativa molto utilizzata nel mondo romano.

A parlarci dell’arte musiva è lo stesso Vitruvio nel suo trattato De Architectura, nel quale dedica un intero capitolo del libro VII proprio alla creazione dei pavimenti e delle loro decorazioni.

Nel costruire un pavimento per prima cosa si creava lo statumen, ovvero uno strato di ciottoli o pietre medio-grandi che assicuravano il drenaggio delle eventuali infiltrazioni. Poi vi si gettava sopra uno strato di calce, sabbia e ghiaia, una sorta di calcestruzzo, che prendeva il nome di rudus. Una volta compattato il rudus si stendeva al di sopra uno strato di malta e frammenti di laterizi, il nucleus, che rappresentava il supporto del pavimento.

Sopra questo, quindi, si poteva prevedere o un pavimento semplice, o uno a decorazione musiva, stendendo uno strato di cemento su cui il mosaicista, chiamato tessellarius o musivarius, disponeva le tessere secondo il disegno preparatorio precedentemente creato dal pictor imaginarius.

Le tessere musive erano fatte spesso di marmo, ma si potevano utilizzare diversi tipi di pietra, conchiglie o madreperla, così come differenti erano anche le dimensioni delle stesse. Queste erano tagliate tramite una martellina di forma arcuata e appositamente predisposta per il taglio e un tagliolo, ovvero un cuneo metallico, infisso in un ceppo di legno.

La villa di Spello

La villa era posizionata lungo un ramo della Via Flaminia, che collegava Roma a Rimini e attraversava l’Umbria. Si sono conservati venti ambienti, dieci dei quali decorati da bei pavimenti con mosaici sia geometrici che figurati, mentre gli ambienti non decorati generalmente erano quelli di servizio.

Lo studio tipologico dei materiali associati a questa villa insieme a quello della tecnica costruttiva ha permesso di individuare due fasi edilizie: la prima datata all’età augustea, l’altra tra il II e gli inizi del III secolo d.C.

Sul peristilio, il cortile porticato interno che circondava il giardino, si affacciano una serie di stanze, che prendono il nome dai motivi decorativi che ornano i pavimenti a mosaico. Lo stesso peristilio aveva un pavimento decorato semplicemente, con una cornice geometrica fatta di tessere rosse e nere, al cui interno sono roselline. Questo mosaico dovette subire già in antico una serie di restauri, evidenti dalla diversa dimensione e orientamento di alcune tessere.

I mosaici geometrici

Una decorazione di tipo geometrico è presente anche sui pavimenti di due ambienti. Il primo, la Stanza del mosaico geometrico, è con molta probabilità un cubiculum, ovvero una camera da letto. Questo pavimento a mosaico è molto semplice ma elegante, e presenta il motivo chiamato “croce di quattro squadre”.

Vi è poi la Stanza degli scudi, che è un ambiente privato decorato da un mosaico con doppia cornice geometrica a pelte, ovvero lo scudo a due lobi, da cui prende il nome la stanza. Questi sono creati con tessere rosse e nere e sono fusi agli angoli, mentre all’interno della cornice sono presenti coppie di archetti contrapposti e sfalsati, bordati da tessere nere, che formano file di rombi o losanghe.

“La Stanza degli scudi”

I mosaici figurati

Passiamo adesso ai mosaici con decorazioni figurate.

La prima è la Stanza delle anfore, ovvero una sala per il pranzo privata, che ha un mosaico con cornice a decorazione geometrica a semicerchi rossi su fondo bianco. All’interno della cornice vi sono quattro anfore stilizzate e disposte a croce, ripetute più volte, che formano con gli orli quadrati a lati concavi. Le anfore sono ottenute con tessere rosa e contorno nero e tra queste sono disposte figure geometriche a doppia pelta.

 “Dettaglio della decorazione musiva della Stanza delle anfore”

Vi è poi la Stanza del sole radiante, una stanza privata così detta dal mosaico con cornice esterna rossa e bianca circondata da una fascia di cerchi su tre lati e su uno da tralci d’edera, che all’interno presenta una complessa decorazione a effetto tridimensionale, con trecce, nodi di Salomone, quadrati e un fiorone a otto elementi.

Al centro vi è l’immagine principale, costituita da un sole che illumina un paesaggio composto da canne palustri, un’anatra, un’upupa, un tordo e una lucertola, quasi sicuramente una “fotografia” del paesaggio locale.

“Il mosaico della Stanza del sole radiante”

Vi è poi la Stanza degli uccelli, un ambiente privato con un pavimento musivo con semplice cornice che racchiude una decorazione geometrica a quadrati, rombi e triangoli che racchiudono a loro volta sei ottagoni in cui sono rappresentati dei volatili.

I mosaici del triclinio

Tra i vari ambienti spicca l’ampio triclinium, la sala dedicata al banchetto in cui i Romani erano soliti intrattenersi sdraiati su appositi letti, le klinai, da cui questo tipo di ambiente prende il nome.

Questo ha una decorazione pavimentale con una cornice con meandri continui e quadrati con fiori rossi e neri al cui interno sono raffigurate le stagioni in ottagoni dai lati concavi. Tra le personificazioni delle stagioni vi sono figure con vari attributi, mentre ai lati sono cuscini con animali selvatici, spesso tipici della fauna locale, animali esotici e mitologici.

“Il mosaico delle stagioni”

Vi è poi un ottagono con la scena di uno schiavo che tiene un’anfora con la quale versa vino in una coppa retta da un altro schiavo, per poi ricadere in un cratere posto tra le due figure. A fare da pendant a questa scena ce ne doveva essere un’altra sul lato opposto, che però non si è conservata.

Le Stagioni

Analizzando le figure allegoriche che danno il nome alla stanza, per prima abbiamo l’Inverno, rappresentato come un personaggio con un pesante mantello con cappuccio allacciato sul petto a coprire bene le spalle, la paenula. Nella mano sinistra regge una canna palustre, mentre la destra tiene una zappa a quattro punte.

Vi è poi la Primavera, raffigurata come un giovane personaggio nudo con una corona di fiori in testa, indossa un mantello e regge in una mano una ghirlanda di rose e nell’altra un cesto di fiori, tutti simboli del rigoglio della stagione che incarna. Segue l’Estate, con in testa una corona di spighe, un mantello e nelle mani una falce e un mazzo di spighe.

“Dettaglio della personificazione dell’Estate”

Mal conservato è invece l’Autunno, di cui restano le gambe e il mantello lungo e pesante.

I restauri presso la villa di Spello

La villa con i suoi tappeti musivi è sicuramente una delle scoperte archeologiche più importanti di tutta l’Umbria. È stato necessario condurre un lungo e minuzioso restauro, che è stata un’operazione delicata e complessa, che è partita dalla pulizia delle singole tessere fino al loro puntuale consolidamento, che permettono ancora oggi di godere appieno dello splendore di questo importante patrimonio.

Carmine De Mizio per Questione Civile

Bibliografia

G. Sabatini (a cura di), La villa dei mosaici di Spello. Dallo scavo alla valorizzazione, 2019.

Vitruvio, De Architectura.

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