La controriforma: la reazione della Chiesa cattolica

La reazione alla Riforma Protestante: la Controriforma cattolica

Oggi, l’Archivio di Storia Moderna presenta l’articolo conclusivo della raccolta sulla Riforma Protestante; di seguito esamineremo gli aspetti fondamentali della “Controriforma”, dal Concilio di Trento all’opera dei Gesuiti e dell’Arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo.

I principi della controriforma: il concilio di trento (1545-1563)

La Chiesa Cattolica, dinanzi alla rapida diffusione della Riforma Protestante e, di conseguenza, alla nascita di nuovi ordini religiosi, non rimase ferma ma pensò di attuare una “reazione” a ciò. Papa Paolo III Farnese decise di convocare un Concilio e si scelse la città di Trento per ospitarlo (all’epoca faceva parte del Sacro Romano Impero Germanico).

Fu convocato nel 1542, ma, con la bolla papale Laetare Jerusalem, venne ufficializzato nel 1545. Il Concilio di Trento attraversò quattro Papati: Paolo III interruppe i lavori per contrasti con l’Imperatore Carlo V; nel 1550 Giulio III riprese i lavori; vi fu poi un’ulteriore sospensione sotto il Papato di Paolo IV e riprese direttamente nel 1562 sotto Pio IV. Si concluse ufficialmente nel 1563.

Le decisioni del Concilio di Trento

Quali furono le decisioni prese? Con la bolla Benedictus Deus del 26 gennaio 1564, la Chiesa Cattolica ribadì con convinzione i suoi principi dottrinali, tra cui: riaffermazione della “Transustanziazione” ovvero della reale trasformazione del pane e del vino nel corpo di Cristo (contro la “Consustanziazione” luterana); riaffermazione dei sette sacramenti (per i Luterani vi erano solo Battesimo ed Eucarestia); interpretazione delle Sacre Scritture affidata solo al Clero (contro la “Sola Scriptura” di Lutero che ne affermava il libero esame); va considerata la “Traditio Ecclesiae”, ovvero la trasmissione di fatti riguardanti la fede; riconoscimento della Vulgata come unica versione della Bibbia; riaffermazione della Gerarchia Ecclesiastica e del Celibato Ecclesiastico

Vennero approvati anche “Decreti disciplinari” riguardanti il comportamento dei sacerdoti: dovevano essere culturalmente preparati, dovevano risiedere nelle diocesi e il clero doveva controllare la “moralità dei fedeli” annotando su dei registri le date dei battesimi, dei matrimoni e delle morti.

La Chiesa della Controriforma

Dopo il Concilio di Trento, la Chiesa Cattolica cercò di mettere subito in pratica le decisioni prese, tanto che l’anno successivo alla fine Pio IV creò una “Congregazione del Concilio”, ovvero un organo preposto appositamente per sorvegliare l’attuazione dei decreti. Nel 1565, venne pubblicata la “Professio Fidei Tridentina”, conosciuto come il “Credo”:

Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero…

Il suo successore, Pio V, attuò altre riforme come l’impulso alle Missioni e alla diffusione del Rosario tra il popolo. Gregorio XIII, invece, costituì delle “ambascerie diplomatiche” chiamate “Nunziature Apostoliche”. Solo però con Sisto V tali decreti vennero ufficialmente attuati. Non solo: quest’ultimo attuò le “relazioni ad limina apostolorum” (incontri di ogni cinque anni tra il Pontefice e i Cardinali di tutto il mondo per discutere dei vari problemi legati al mondo religioso e tutt’ora ancora vigenti).

Purtroppo, ci fu anche qualcosa di negativo in quanto la famigerata “Santa Inquisizione” (quell’istituzione medioevale che processava persone che sostenevano teorie contrarie ai principi cattolici, considerate delle “eresie”) venne ulteriormente potenziata.

I nuovi ordini religiosi: i Gesuiti

La diffusione dell’Ortodossia Cattolica venne predicata non solo dai Pontefici, ma anche da nuovi ordini religiosi come i barnabiti, i cappuccini, i teatini. L’ordine più importante, tuttavia, fu la Compagnia di Gesù. Quest’ordine venne fondato nel 1534 da Ignazio di Loyola, un militare spagnolo che, dopo essere rimasto gravemente ferito in battaglia, si convertì.

Il gruppo venne ufficialmente riconosciuto da Papa Paolo III il 3 settembre 1539, dopo aver approvato la Formula instituti, che conteneva i principi fondamentali del gruppo. Il testo doveva essere esaminato da un gruppo di Cardinali. Dopo aver ricevuto il parere favorevole, il Pontefice concesse il riconoscimento pontificio con la bolla Regimini militantis Ecclesiae il 27 settembre 1540. Successivamente, venne riconosciuto dalla legge canonica prima nel 1541 e poi, ufficialmente nel 1550, da Papa Giulio III con la bolla Exposcit Debitum.

Il loro contributo fu fondamentale: praticavano opere di carità (per esempio, riconciliando tramite liturgie fazioni rivali), il servizio per i malati e per i carcerati, istituirono dei collegi per i futuri membri e si impegnarono nelle Missioni in tutto il mondo.

Un altro protagonista della controriforma: Carlo Borromeo

Un altro protagonista della Controriforma fu il Cardinale Carlo Borromeo. Nipote di Papa Pio IV e Arcivescovo di Milano dal 1564 al 1584, Borromeo usò la sua influenza da Segretario di Stato pontificio per far riaprire i lavori del Concilio di Trento nel biennio 1562-1563. Con il suo vescovato, Borromeo portò un’ondata riformatrice in quanto curò la liturgia secondo la tradizione cattolica-tridentina, cacciò i prelati che compivano abusi, ma si impegnò anche in attività assistenziali durante l’epidemia di peste del biennio 1576-1577. Morì nel 1584 e venne canonizzato nel 1610 da Papa Paolo V.

Come già detto nell’introduzione, tale articolo è l’ultimo della raccolta sulla Riforma Protestante; il prossimo articolo, invece, sarà incentrato sulla battaglia di Lepanto, altro significativo evento del ‘500.

Margherita Rugieri per Questione Civile

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